In teoria il lavoro attivo per una dichiarazione ed un codice di condotta per l’area delle rivendicazioni territoriali in conflitto dovrebbe allentare le tensioni, ma forse è vero proprio il contrario.
Il 9 marzo la Cina ha fatto un passo unilaterale di bloccare le navi che provavano a rifornire i soldati filippini sulla Secca di Second Thomas. A questo si potrebbero aggiungere, per rendere più amaro le consultazioni, le tensioni crescenti tra Cina e Malesia sulla ricerca senza frutti dell’aereo scomparso MH370 con 238 persone dei quali 154 cittadini cinesi.
Il primo giro di colloqui avvenuti a Settembre in Cina erano sotto l’ombrello del Gruppo di lavoro Congiunto Per implementare la Dichiarazione sulla condotta delle parti nel Mare Cinese Meridionale, o DOC, ed era la prima vlta che il gruppo teneva una discussione preliminare su un codice di condotta o COC.
I diplomatici dell’ASEAN in privato affermano che vorrebbero che il COC sia finalizzato prima della fine del 2015quando si avrà la comunità della sicurezza politica dell’ASEAN.
Ci sono almeno due problemi di fronte all’ASEAN nella sua ricerca di un COC. Prima cosa, sebbene il DOC imponga alle parti di “esercitare autocontrollo nella condotta delle attività che potrebbero complicare o accelerare le dispute a danno della pace e la stabilità”, la Cina ha di continuo alterato lo status quo a proprio favore con azioni unilaterali.
A Novembre la Cina annunciava la sua prerogativa nello stabilire una zona di identificazione di difesa aerea sul Mare cinese meridionale. Lo scorso mese le autorità della provincia di Hainan annunciavano revisioni sui regolamenti di pesca che coprono il 60% del Mare Cinese Meridionale comprese le zone economiche esclusive di vari stati reclamanti. Secondo queste modifiche le barche di altri stati devono richiedere permesso preventivo prima di pescare nell’area. A gennaio la Cina ha iniziato i pattugliamenti regolari per applicare queste restrizioni con rapporti settimanali sull’arresto di barche estere.
Le imbarcazioni della guardia costiera cinese hanno bloccato unilateralmente il 9 marzo due navi filippine che tentavano di rifornire i propri marine sulla secca di Second Thomas, e Manila si è vista costretta a rifornirli per via aerea. La diplomazia dell’ASEAN non è riuscita a convincere la Cina ad esercitare l’autocontrollo.
Il secondo problema, che si trova di fronte all’ASEAn che prova ad assicurare un accordo su un COC vincolante con la Cina, è mantenere l’unità durante i negoziati. Al di là dell’unità di facciata diplomatica sulle questioni del Mare Cinese Meridionale, i membri individuali restano divisi sul come raggiungere un COC vincolante. Per esempio le tensioni nazionali a Phnom Penh potrebbero portare la Cambogia a giocare un ruolo di fiancheggiatore della ina. Il governo di Hun Sen è assalito da proteste di massa sulla sua manipolazione delle elezioni nazionali. La Cina ha mostrato segni di voler prendere le distanze da Hun Sen. Il capo dell’opposizione Sam Rainsy forse nella speranza di trarne vantaggio ha affermato che i reclami cinesi sul mare cinese meridionale sono validi. Se Sam Rainsy dovesse giunger al governo e sostenere le richieste cinesi, sarebbe l’unico stato membro a comportarsi così.
I quattro stati che reclamano sull’area hanno visioni differenti sul Mare Cinese Meridionale. Le Filippine hanno rotto le file dell’ASEAN inviando una petizione all’ONU di un arbitrato internazionale per una determinazione dei propri titoli legali sotto la legge dell’UNCLOS senza una consultazione precedente con l’ASEAN. La Cina ha fatto pressione sugli altri stati a non seguire le Filippine su questa strada.
Il tribunale dell’Arbitrato è stato istituito. Le Filippine devono sottomettere la sua dichiarazione completa delle rivendicazioni per il 30 marzo. Vietnam e Malesia hanno valutato i pro ed i contro se unirsi alle Filippine, sebbene sembra abbiano adottato una posizione attendista.
Il Vietnam reclama sovranità sulle isole Paracelso e vorrebbe includere queste isole nel panorama geografico del COC. Altri membri vedono questa questione come questione bilaterale tra Hanoi e Pechino. In contrasto con le Filippine il Vietnam ha gestito la questione senza colpire le relazioni bilaterali complessive con Pechino.
Malesia e Brunei, altri due stati con rivendicazioni territoriali, hanno di proposito cercato un profilo basso sulla questione. Le navi cinesi si introducono regolarmente nella Zona Economica Esclusiva malese. Imbarcazioni paramilitari cinesi, ora con nuove insegne della guardia costiera cinese con regolarità si scontrano con le navi operate dalla compagnia statale malese Petronas che fa servizio nei pozzi offshore della ZEE malese.
Nel 2013 e gennaio di quest’anno, una flottiglia della marina cinese ha viaggiato alla secca di James ad 80 chilometri della costa orientale malese e il punto più meridionale della linea delle nove linee cinese. Incredibilmente i portavoce della marina malese negavano di conoscere questi eventi.
I rappresentanti malesi sono a conoscenza delle attività illegali cinesi e di altre asserzioni di sovranità cinese nella ZEE. Nel 2013 i diplomatici malesi informavano, in via privata, gli studiosi dell’ASEAN di quanto successo mostrando anche foto aeree dell’incursione della flottiglia alla Secca di James.
Quest’anno dopo la negazione dei rappresentanti malesi delle attività cinesi alla Secca di James, i lresponsabile delle forze armate malesi confermava che ra stata monitorata la flottiglia cinese mentre “divagava in acque malesi .. finché si tratta di un passaggio innocente va tutto bene a noi”. Stando ai diplomatici malesi la politica “del non vedere del non sapere” è comandata dal premier Najib in persona che controlla la politica sul Mare Cinese Meridionale e sopprime ogni affermazione negativa contro la Cina. Un giorno dopo che il primo ministro Najib discuteva della ricerca del volo MH370 ad una conferenza stampa, un commento dell’agenzia cinese Xinhua notava che gli sforzi erano “o abbandono di dovere o riluttanza a condividere informazioni in modo completo e per tempo”
Le Filippine nel proprio sforzo di creare un consenso tra gli stati più impegnati ospitarono il primo gruppo di lavoro delle rivendicazioni dell’ASEAN il 18 febbraio. Un colpo a questo gruppo lo fece lo stato Brunei che non si presentò. Un mese prima il Brunei rifiutò di partecipare ad un incontro a-latere con gli altri tre stati reclamanti ad un incontro di ministri degli esteri in Birmania. Un aspetto positivo di quell’incontro fu che la Malesia ebbe un ruolo più partecipato che in precedenza.
Alla vigilia delle rinnovate consultazioni Cina ASEAN, gli Usa hanno giocato un ruolo più laborioso nel fare pressioni sulla Cina per portare le proprie rivendicazioni territoriali secondo la legge internazionale. I membri fondamentali dell’ASEAN sembrano più uniti che in precedenza nel fare pressione sulla Cina per cessare le sue azioni unilaterali che minano la sicurezza della regione.
La Cina ha già avvisato di non attendersi risultati veloci. Il ministro degli esteri Wang Yi al congresso nazionale del partito ha detto: “La Cina vorrebbe portare avanti consultazioni e negoziati da eguali e gestire con metodi pacifici sulla base di fatti storici rispettivi e della legge internazionale. Non ci saranno cambiamenti a questa posizione. Non faremo i bulli con le nazioni più piccole eppure non acetteremo richieste irragionevoli da paesi più piccoli”.
Carlyle Thayer, JakartaGlobe