Un interessante articolo sul rapporto su il colpo di stato nel meridione thailandese viene proposto in un articolo che analizza gli effetti della censura e della chiusura delle radio libere, ordinata dal NCPO di Prayuth, sulla libertà di espressione in una zona così martoriata della Thailandia
Il giornalista della Reuters, Andrew RC Marshall, analizza un aspetto del golpe che è stata la chiusura delle radio libere ed in particolare di una radio del Meridione Thailandese, Media Selantan, cioè Media del Meridione.
Le radio libere sono state in questi anni un punto di riferimento per vaste popolazioni di tutto il paese, dal nord al nordest e al sud, dove i cittadini provano a comprendere quello che succede, a far sentire la propria voce e le proprie necessita e attorno a cui comincia anche ad organizzarsi.
“Parlavano della corruzione e della politica, del sistema sanitario e dei diritti delle donne, dell’ansia di crescere dei bambini in un angolo della Thailandia dove la guerra ha ucciso 6000 persone nell’ultimo decennio. Poi è caduto il silenzio”
Cade il silenzio di Media del Meridione che era la più popolare delle tre province che costituiscono il cuore dell’insorgenza malay musulmana, dal 2004 almeno in lotta contro le truppe dello stato thailandese.
Era più che un forum pubblico di una popolazione stanca della guerra, era il simbolo “del fiorire di un’espressione politica tra i musulmani di lingua malay del meridione thailandese che vivono in un paese dominato dalla maggioranza buddista di lingua thailandese da quando si conclusero abortendo i colloqui di pace lo scorso anno”.
A preoccupare di questo golpe è anche il rischio che si potrebbe invertire la tendenza delle libertà conquistate in questi anni e che il golpe sia un’occasione per chiudere occhi ed orecchie della gente.
Ma questo golpe, come abbiamo detto in altri articoli, porta con sé il trasferimento degli ufficiali nominati dal governo di Yingluck Shinawatra e l’arrivo di vecchi personaggi. Scrive ARC Marshall della Reuters:
“I gruppi della società civile hanno espresso le proprie preoccupazioni che la recente purga degli ufficiali e l’arrivo di un comandante della linea dura possa esacerbare quello che è uno dei conflitti irrisolti più sanguinoso del Sudestasiatico.” ricordando anche i vari attentati del 24 maggio che hanno sconvolto Pattani con la morte di 3 persone e il ferimento di decine di altre persone. Il rischio secondo molti è l’inasprimento di una guerra già sanguinosa.
Come ricorda l’articolo, la storia dell’insorgenza di Pattani, o Patani come il movimento preferisce chiamarsi, inizia subito dall’annessione della provincia agli inizi del 900 e a fasi alterne si accende e si spegne, ma rimane sempre sconosciuta alla maggioranza della nazione.
Nel 2004 si accende con una nuova generazione di militanti che con un’organizzazione elusiva riescono a tenere impegnati 60 mila persone tra soldati, polizia e forze paramilitari con incursioni e scontri giornalieri, nonostante la legge marziale sia attiva nella regione da almeno un decennio.
“La maggior parte dei governi, e dei thailandesi, sono stati troppo preoccupati dal disordine politico in tutte le altre parti del paese per prestare molta attenzione al cosiddetto Profondo Meridione….
Prima che esplodesse la crisi il governo di Yingluck aveva iniziato lo scorso anno colloqui di pace con il gruppo dell’insorgenza del BRN nella capitale malese Kuala Lumpur. I colloqui naufragarono presto ma non prima di aver dato vita ad una società civile sempre più presente di attivisti, giornalisti, studenti ed avvocati. Hanno parlato contro le violazioni dei diritti umani e spinto per un maggior riconoscimento della lingua, della cultura e della religione Malay.”
Con il golpe i militari hanno fatto una “purga sistematica” di tutti quelli considerati vicini o fedeli a Yingluck o a Thaksin, a cominciare dal segretario del SBPAC, Thawee Sodsong, che presiedeva alla amministrazione civile della regione e che era popolare tra i malay musulmani per aver dato i risarcimenti alle vittime delle violenze ed aver anche investigato sugli abusi delle forze di sicurezza.
Al posto di Sodsong giunge Panu Uthairat, già segretario del SBPAC, vicino ai realisti e al potere militare. Insieme a lui giunge il Generale Walit Rojanaphakdee che comanda la quarta armata, di fresca nomina.
Scrive Marshall della Reuters:
“Come il capo della giunta Prayuth appartiene alla fazione della Guardia della Regina che è stato strumentale sia nel golpe del maggio scorso che in quello del 2006 che rimosse Thaksin.
Nel 2010 Walin fu ferito ed il suo aiutante ucciso il 10 aprile in uno scontro con le maglierre rosse a Bangkok. Allora comandava la II divisione di fanteria che giocò un ruolo centrale nella repressione militare che portò a 90 morti.”
Il ruolo di Walit dovrebbe essere quello di rafforzare la raccolta delle informazioni e lanciare frequenti incursioni contro i nascondigli dell’insorgenza, ma anche di usare tattiche più aggressive della contro insorgenza che nel 2007 hanno portato all’arresto di centinaia di sospettati senza però un impatto nel lungo periodo sull’insorgenza. Per questo si veda anche l’articolo di Anthony Davis già qui tradotto in cui si dice chiaramente che “non sarà nulla come prima” e che è probabile che i colloqui con l’insorgenza non saranno ripresi dall’attuale giunta.
Il rischio già denunciato di un’espansione del conflitto verso aree finora off-limit e importantissime per il turismo thailandese è fortemente presente. Si ricorderà che Hat Yai nella provincia di Songkla è stata oggetto di potentissimi attentati, che su Pukhet sono stati trovati ordigni potenti ma inesplosi, che probabilmente anche Bangkok ha visto un attentato.
Scrive l’Autore dell’articolo:
“’I colloqui di pace sono ancora sulla nostra agenda’, dice un portavoce dei militari colonnello Weerachon Sukondhapatipak il quale aggiunge che il governo ‘sta pensando ad un piano che porti tutte le parti insieme… Crediamo ancora che per risolvere il problema del Profondo meridione dobbiamo conquistare il cuore e la mete della gente’. Eppure molti tra giornalisti e militati si aspettano il peggio.
Il generale Walit, ad una settimana dal golpe, ha chiamato i giornalisti presso la base militare e li ha avvisati che pubblicare storie ‘negative’ sui militari potrebbe comportare una sentenza di prigione di due anni.”
Sono avvisi che la gente del meridione conosce bene per averli vissuti sulla propria pelle e che ora si stanno conoscendo in tutto il paese perché i militari stanno proponendo quello che chiamano “un aggiustamento di comportamenti” e che nel meridione tempo fa erano programmi di rieducazione.
Probabilmente la campagna di Prayuth per “riportare la felicità alla gente thailandese” che ha previsto festival, film e concerti non avrà lo stesso accoglimento che ha avuto a Bangkok anche perché il profondo meridione ricorda e vive ancora profonde violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza.
E forse, come un giornalista anonimo dice alla Reuters, i militari ora usano il modello Pattani contro tutti i thailandesi… ora si capisce bene cosa significa vivere nel profondo meridione, sotto una legge marziale decennale.