E’ uno dei commenti ultimi di Sukunya Preuksakasemsuk su Facebook, la moglie di Somyot che fu condannato a 11 anni di carcere per lesa maestà a gennaio dello scorso anno e che è in carcere sin dal 30 aprile del 2011, quando fu arrestato, a cui sono state rifiutate ben 15 volte le richieste di cauzione.
In tempi normali l’articolo di Sukunya sarebbe una frase blanda a denotare una posizione politica nobile. Ma in questo momento incerto e di paura, è un’onesta riflessione di una lotta interna e sottile per rimanere sana e onesta con se stessa.
Sukunya e il suo figlio militante, studente universitario dell’ultimo anno, come pure la sua figlia del secondo anno, erano state detenute senza poter comunicare il 25 maggio in una località sconosciuta per cinque ore prima del rilascio da parte della giunta.
Oggi fa un mese da quando il generale Prayuth Chaonocha ed i suoi colleghi lanciarono il dodicesimo golpe andato a segno e stracciato la costituzione che fu scritta e sostenuta dai precedenti golpisti.
Le prime due settimane dopo il golpe furono turbolente, specialmente nel nord e nordest, roccaforti delle magliette rosse e del partito Puea Thai, dove le unità regionali dei militari erano troppo contente di eseguire gli ordini della giunta porre in custodia preventiva i membri del Puea Thai.
Le comunità dei diritti umani nazionali ed internazionali hanno gridato allo scandalo per i casi di detenzione segreta, di arresti di attivisti e scomparse forzate. Sono state poste preoccupazioni sul potere delle corti militari di processare quelli arrestati per ordine del NCPO, compresi quelli di lesa maestà e ribellione. Tra i destinati ai processi vi è Sombat Boonngamanong, che ha ispirato le proteste pacifiche contro il golpe come la campagna del saluto con tre dita, l’ex ministro dell’istruzione Chaturon Chaisaeng, che apertamente ha sfidato le convocazioni della giunta e fu arrestato davanti ai giornalisti, e il professore di legge della Thammasat Worachet Pakeerut.
Le convocazioni e gli arresti hanno causato un effetto a spirale di paura e sfiducia nella società.
In molte province ha dato una scusa ai comandanti delle unità regionali di sistemare vecchi conflitti e mettere la museruola ai critici del loro proprio lavoro, come i media e gli studiosi vicini ai media malay musulmani nel profondo meridione thailandese a cui la giunta ha richiesto di essere più “cooperativi” ed “attenti ad esprimere i propri pensieri”.
Il golpe del 22 maggio ha liberato aspetti primitivi dei costumi militari che sono stati tutti incorporati: imposizione delle interpretazioni monopolizzate dell’identità thailandese (spinte dal buddismo e obbedienza al potere conservatore) e applicazione forzata.
Il modo di operare dei golpisti ha incluso anche la rimozione immediata dei precedenti governatori provinciali, vecchi comandanti di polizia, segretari permanenti del ministero dell’informazione e tecnologia ella comunicazione, la procura generale come pure vecchi rappresentanti di agenzie come dipartimento di pubbliche relazioni.
Sono state tenute campagne di immagine all’estero come nel paese. “Ridare la felicità alla società” è diventato uno degli slogan più usati degli entusiasti del golpe. I militari hanno organizzato festival, dato premi per tutti come pacchi di riso, magliette e pacchi da mangiare.
Il Film Re Naresuan 4, la quarta puntata in una serie prodotta con i soldi delle tasse, è stato promesso con tanti biglietti gratis in tutta la Thailandia.
Il ministero degli esteri è stato in affanno spostandosi da Washington a New York a Ginevra, o a individuare i singoli ambasciatori per convincerli a vedere gli aspetti positivi del golpe.
I progetti populisti infrastrutturali iniziati dal precedente governo sono stati rivisti dalla giunta e molti saranno sostituiti da nuovi progetti.
Si rivedono i benefici per i responsabili delle imprese pubbliche e i membri delle agenzie si sono dimessi l’uno dopo l’altro.
Nello spingere la nazione a rivedere le pratiche indecenti che hanno condotto alla corruzione e al nepotismo, i militari hanno puntato il dito agli altri ma hanno ignorato le proprie forniture milionarie controverse se non del tutto inutili come i falsi rivelatori di esplosivi, i dirigibili di sorveglianza e mezzi anfibi. Non si è preoccupata di fissare gli standard nella dichiarazione dei redditi nonostante la gestione di progetti multimilionari sotto esame e i nuovi da approvare.
I prossimi tre mesi di spesa che resta del budget del 2014 e la preparazione della prossima previsione di spesa del 2015 prima della fine dell’anno fiscale 2014 a settembre sono importanti non solo per come i militari ottimizzeranno la spesa statale al fine della loro nobile missione di riforma, ma anche per disegnare il corso per ravvivare la difficile situazione economica.
Ma il golpe non ha avuto solo aspetti negativi. Molti sono felici che la pace è tornata nella capitale e i gruppi violenti siano stati divisi.
Tra le mosse più applaudite della giunta ci sono gli sforzi per reprimere le bande criminali e i racket dell’estorsione nel settore dei trasporti.
A Phuket per esempio la presenza militare ha portato a reclamare lo spazio pubblico delle spiagge con un servizio estetico e ambientale e con giustizia sociale per chi va alla spiaggia. E’ stata una cosa salutata bene dai residenti causando però grandi grattacapi ai padroni delle attività commerciali che occupavano l’area da decenni.
Il vice presidente della camera del commercio Pornsilp Patcharintanakul ha raccomandato alla giunta di usare il proprio potere assoluto per dare una direzione alla strategia del piano economico verso la modernizzazione nazionale.
“Il prestito va bene se i progetti genereranno entrate. Modificare le infrastrutture è necessario come la rivitalizzazione dei negoziati delle aree di libero commercio” ha detto Pornslip.
Una maggioranza nel paese guarda ad una direzione più sincera, efficace e decisa da parte della giunta. Ma il sentimento generale è che i militari devono mostrare tolleranza per le idee differenti e il dissenso come parte della costruzione di una politica basata sui diritti umani e governo della legge.
Un mese dal golpe, Achara Ashayagachat