Eppure la giunta del NCPO non sopporta le critiche e forse neanche i consigli, tanto da vietare alla stampa, ai social media, agli studiosi di criticarla. Il rischio è la chiusura dei media.
“NCPO ha emesso il suo 97° annuncio affermando che le autorità chiuderanno qualunque media, dalla carta stampata alla televisione, radio o ai social media, se diffonderanno informazioni che siano di minaccia alla monarchia o alla sicurezza nazionale, o che critichino il lavoro della giunta del NCPO. In precedenti annunciala giunta vietava le interviste a studiosi o membri del governo che potevano essere controverse, vietando altresì la diffusione di notizie che potevano incitare alla violenza o creare divisioni nella società. In tal senso ha dato potere di repressione ai governatori provinciali, rappresentanti dell’Interno di fermare qualunque cosa che fosse di opposizione al NCPO.” scrive Prachatai.com di qualche giorno fa.
Questo nuovo divieto di critica è stato recepito con molta paura dai giornalisti thailandesi espressa anche dall’Associazione dei giornalisti Thailandesi TJA.
Secondo la TJA l’ordine poteva portare alla violazione del diritto della gente all’informazione e rischiava di dare molto potere di censura nelle mani di poche persone, quando le organizzazioni dei media già stavano esibendo molto autocontrollo per assicurare che le loro analisi e rapporti non accendevano il conflitto politico.
“Non sono chiari quali sarebbero gli effetti se i militari agissero con la loro minaccia di chiudere un media incapace di seguire l’ordine del NCPO. L’associazione si sarebbe incontrata di nuovo per incontrare una risposta più concreta all’ordine della giunta…
Il presidente della TJA Pradit Ruangdit ha detto che nell’incontro iniziale i membri hanno espresso preoccupazioni sull’ordine del NCPO. I media volevano aderire ad un giornalismo veritiero, accurato e completo e tutto ciò che devi da questo ha le proprie leggi da rispettare. Pradit ha anche chiesto dove si può tracciare la demarcazione quando si deve decidere cosa costituisce una critica del lavoro dei militari ed ha messo in guardia del rischio di concentrazione dei poteri che permette la sospensione al diritto di informazione. Dal momento che non esiste uno strumento di scrutinio del potere del NCPO il rischio è di avere più effetti perversi di quelli buoni”.
Questa nuova ingiunzione del NCPO sta sempre più ad indicare che la presenza dei militari è destinata a restare a lungo nel paese ed assicurarsi la presenza persino nei programmi delle scuole thailandesi che sono stati integrati da alcune indicazioni espresse da Prayuth.
Nel frattempo continuano a comparire indagini su altre persone arrestate nella provincia thailandese lontano dalle luci internazionali di Bangkok. Mentre in tanti sono stati arrestai senza alcun preavviso e senza alcuna telefonata di invito per un caffè, ci sono rapporti di studenti arrestati e non trattati con la stessa gentilezza riservata alla gente famosa della grande città.
Sempre Prachatai scrive:
“Contrariamente a quanto affermato dalla giunta che tutti i detenuti sarebbero stati trattati molto bene durante la loro custodia, se non la deprivazione del loro diritto alla libertà, è emerso il primo resoconto di trattamento degradante di manifestanti contro il golpe.
Non si tratta di studiosi o attivisti molto conosciuti, non sono stati convocati e agli arresti non erano presenti dei media. Sono gente di vent’anni del nordest giunti a Bangkok per gli esami presso un’università. I loro nomi non saranno detti per sicurezza.
Dopo due settimane dal golpe i militari arrestarono un ragazzo verso le dieci di sera. Il ragazzo se ne stava fermo senza alcuna intenzione di scappare ma lo tenevano per il collo, lo colpirono ai legamenti del ginocchio e e poi con una mitraglietta alle spalle finché non cadde per terra. I militari gli trovarono in casa vari manifesti contro il golpe che erano apparsi in varie posizioni della città. Allo stesso modo furono trattati due altri amici che erano accorsi sulla scena… I militari poi perquisirono il dormitorio di un altro detenuto e fecero la foto di una maglietta di sostegno al gruppo di Nitirat, ad un manifestino che sosteneva l’emendamento della legge di lesa maestà ed ad un libro che parlava della rivoluzione russa.
I ragazzi sono stati poi portati ad una stazione di polizia dove li interrogarono separatamente in una stanza scura e senza finestre. Tutto l’interrogatorio era su chi li avesse assoldati, come erano stati pagati e quale fosse la loro ideologia politica. Il linguaggio usato con i detenuti non era affatto gentile, ma alquanto privo di rispetto….
L’interrogatorio durò varie ore e poterono dormire solo alcune ore prima di riprendere l’interrogatorio alle sei della mattina. Non fu loro dato né cibo né acqua se non dopo le 9 di mattina, quando fu dato loro acqua e colazione. Il ragazzo alla fine confessò di aver ricevuto i manifestini da un altro ragazzo che fu arrestato ed interrogato. Quest’ultimo confessò di aver prodotto in proprio un migliaio di manifestini.
Alla fine la polizia lasciò i ragazzi ai militari che ripetettero l’interrogatorio. Chi li comandava, ci li pagava per distribuire i manifestini, qual’era la loro ideologia.
Dopodiché i militari li misero in un’auto senza targhe e li bendarono. Durante il viaggio qualcuno fece allusione alla possibilità che li uccidessero.
‘Ci dissero di addormentarci, di pensare ai nostri genitori. Ci mettevano paura mentre eravamo bendati. Poi per telefono dissero ad un altro soldato di preparare quattro piatti di riso, fiori di loto e trecce sante e di scavare quattro tombe.’ ha detto uno dei ragazzi arrestati….. Giunti nel campo furono interrogati di nuovo: ‘Mi chiesero se sapessi quale sistema di governo esisteva prima del 1932. Risposi la monarchia assoluta. Il soldato disse:’ Certo la monarchi assoluta. Quando la Thailandia è democratica, c’è caos e lotta. Questa è la ragione del nostro intervento’. Chiesero loro se dietro ci fosse Sombat Boongamanong. Dopo fu loro permesso di dormire. Uno di loro disse loro che se non riuscivano a dormire potevano usare la corda ed una sedia. Se la stringevano bene avrebbero potuto fare una bella dormita. Il mattino dopo si presentò un ufficiale più in alto con i gradi che parlò loro in modo decente, prima di portarli dalla polizia e firmare l’accordo del rilascio in cui dicvano che dovevano bloccare tutte le attività politiche.”
Dopo questi racconti che danno l’idea della Thailandia di questi giorni, presentiamo l’editoriale del Washingtonpost.
RIUSCIRA’ LA THAILANDIA A SALVARE LA PROPRIA DEMOCRAZIA?
Da maggio sono stati arrestati e temporaneamente detenuti centinaia di studiosi, politici, attivisti democratici mentre la giunta tenta di mettere al silenzio l’opposizione. Sono stati cacciati funzionari di stato dai loro uffici. Sono stati bandite proteste comprese le letture del libro 1984 di Orwell o i picnik all’esterno in solidarietà con gli arrestati. I media sono stati fortemente censurati e uno studioso thailandese, Pavin Chachavalpongpun, si è visto revocare il proprio passaporto per aver scritto un articolo per questo giornale lo scorso mese. La giunta pensa di introdurre un gateway di stato per Internet, facile da monitorare e da censurare.
La paura, diversamente da quanto visto nel decennio scorso, è discesa su quello che un tempo era la democrazia modello della regione.
Lo scopo principale del golpe era di eradicare dalla Thailandia l’influenza di Thaksin Shinawatra, un primo ministro popolare ma supposto corrotto deposto dai militare col golpe del 2006. Il suo partito con il fort sostegno dei poveri delle campagne ha vinto tutte le elezioni dopo la sua cacciata, e sua sorella è diventata primo ministro nel 2011. La monarchia, i militari e l’elite degli affari della grande città si sono sentiti minacciati dal movimento popolare di Thaksin ed hanno appoggiato il golpe a maggio. Se non per pochi coraggoisi studenti, pochi hanno osato manifestare per strada. La sola forte organizzazione contro il golpe resta fuori del paese.
Con la criminalizzazione del dissenso, il dibattito politico è stato dominato dai reazionari dell’elite urbana che rigettano la democrazia. I loro suggerimenti per la nuova costituzione che i militari intendono stendere prima delle elezioni includono un maggior potere di una commissione elettorale già schierata e riservare una porzione della legislatura ai militari.
Nonostante il disperato tentativo dei militari di convincere la gente, attraverso campagne di felicità, tagli di capelli gratis e le partite del mondiale in chiaro, queste riforma autocratiche saranno rigettate dalla gran parte della gente. I poveri delle campagne, avendo attraversato due golpe e due forti repressioni politiche, considerano i diritti politici di maggior valore delle elargizioni dei militari, le cui violazioni continue dei diritti li aliena ulteriormente.
Queste violazioni hanno allontanato il sostegno di quei democratici che, in precedenza, non avevano alcuna simpatia per Thaksin.
La giunta può ancora discendere verso il suo percorso repressivo che probabilmente porterà allo scontro sociale. O attenta alla pubblica opinione può restaurare le libertà civili e riportare il paese sotto il governo democratico prima del 2015 come promesso. Quest’ultima opzione deve venire insieme con una costituzione approvata con un referendum, una legislatura eletta ed un meccanismo che assicuri la neutralità nel sistema giudiziario.
L’amministrazione Obama ha giustamente condannato il golpe per non avere giustificazioni, ha sospeso metà dell’aiuto alla Thailandia e cancellato alcune esercitazioni militari. Ma ha anche dato segnali di ritirare molta pressione quando ha deciso di non ritirare dalla Thailandia l’esercitazione regionale Cobra Gold. Il grande test è se sarà conseguente nel caso la giunta imponga una falsa democrazia.
Il terreno politico del paese cambia. Mentre il re è chiaramente in condizioni fragili di salute, l’amministrazione deve capire che la mossa più saggia non è stare dalla parte dell’elite m con la democrazia che rispetti ia la maggioranza silenziosa che la minoranza attiva.
Editoriale del WASHINGTONPOST