Indagine sulle lotte popolari su temi ambientali locali e di comunità ai tempi della legge marziale imposta dalla giunta NCPO di del generale Prayuth Chanocha
La giunta militare lanciò il golpe del 22 maggio con la missione ambiziosa di porre fine alle differenze politiche nel regno di oltre 60 milioni di abitanti, diviso profondamente per quasi un decennio.
Ha promesso di riportare la riconciliazione e la felicità ai thailandesi. Nel fare così ha proibito alla popolazione di unirsi in assemblea o di tenere seminari politici, ha detenuto militanti, ha minacciato accademici vocali ed ha chiuso i media affiliati ai campi politici. La ragione, dicono, è impedire alle persone di avere più differenze di pensiero politico
Il primo conflitto che ha giunta ha seriamente preso in considerazione è nel nordest della Thailandia, che non ha nulla a che fare con il conflitto politico codificatosi in colori, e coinvolge meno di dieci mila persone in sei villaggi del distretto nella provincia di Loei Wang Saphung che sono stati colpiti dalle operazioni minerarie su circa 5 mila ettari di terra.
L’intervento della giunta nei due mesi scorsi ha fermato l’attività mineraria che ha degradato l’ambiente e il sostentamento per gli abitanti dei villaggi. Comunque la scorciatoia di un presunto tentato accordo nascosto con la compagnia mineraria non è riuscito a risolvere il conflitto ed invece ha distrutto la credibilità della giunta e la fiducia degli abitanti in essa.
Martedì i militari invocarono la legge marziale per costringere gli abitanti dei villaggi a fermare l’attività preventivata per porre i problemi ambientali. I militari confisarono inoltre uno stereo dei cittadini. Non è la prima volta che i militari hanno fatto pressione sui cittadini per non fare nulla che concerne l’attività mineraria e le questioni ambientali, ma insistevano che i militari avrebbero risolto il problema.
“Siamo stati maltrattati da tanto tempo ma i militari hanno persino aggravato questa situazione. Non ho parole” ha detto un capo villaggio ed un membro attivo del gruppo Khon Rak Baan Koed, la gente che ama la propria casa. KRBK che è costituito da abitanti di sei villaggi colpiti dalla minera di oro di Tungkum, l’operatore minerario nella zona, è stato organizzato per difendere le risorse naturali e impedire il loro sfruttamento da parte di investitori.
Nei 12 anni di attività mineraria i villaggi hanno avuto numerosi problemi ambientali. Il più cronico è la contaminazione delle risorse acquifere di rifiuti a base di cianuro sulle montagne di Loei dove so trova la miniera. Secondo il gruppo ad essere colpite nelle risorse di acqua da bere sono mille famiglie di oltre 3700 villaggi. Un ex lavoratore della miniera avvelenato dal cianuro è rimasto paralizzato. Ma le autorità non hanno mai fatto nulla contro la compagnia.
Nel novembre 2012 la miniera fu costretta a chiudere per tre mesi dopo il crollo di una diga di contenimento dell’acqua al cianuro, riprendendo a lavorar dopo come s niente fosse accaduto.
La tensione tra i villaggi e la Tungkun Co Ltd scoppiarono a settembre 2013 quando gli abitanti impedirono l’entrata alla miniera con le barricate, bloccando i mezzi di trasporto, che normalmente trasportano 15 tonnellate di rifiuti a base di cianuro, dal passare nei villaggi. Sebbe tornò il suono degli uccelli e scomparve il suono delle macchine, gli abitanti dovettero vivere nella paura a causa delle pressioni giudiziarie, dei delinquenti, di persone armate e delle minacce di morte.
A maggio persone armate spararono dei colpi in aria per spaventare i cittadini. Il 15 maggio gli abitanti di Ban Na Nong Bong furono picchiati da 300 persone armate ed il capo del KRBK ricevette una minaccia di morte. Il giorno divenne il 15 Maggio Nero.
Inoltre Tungkum ha lanciato varie denunce penali e civili contro 33 abitanti richiedendo una riparazione dei danni di 270 milioni di baht, 600 mila euro. Per potersi assicurare la cauzione per gli arrestati accusati, per lo più contadini poveri, i cittadini hanno donato i titoli di proprietà.
La compagnia promise agi abitanti di ritirare le accuse ed offrire il 20% dei profitti della miniera in cambio dello sgombero del blocco delle barricate. Cionondimeno gli abitanti rifiutarono ed hanno lanciato una causa amministrativa contro l’impresa e le autorità di stato coinvolte, compreso il ministro dell’industria.
Dopo il golpe del 22 maggio quando fu imposta la legge marziale in tutto il paese, la giunta intervenne nel conflitto secondo la politica di riconciliazione. Ha fermato gli abitanti nelle loro attività come anche un concerto di comunità e disse che avrebbe protetto e riportato loro la felicità.
A tal scopo istituì un comitato dove non era presente nessuno del villaggio, ma composto da varie agenzie statali che secondo gli abitanti dei villaggi non si erano mai interessati alla loro questione.
Il comitato organizzò dei negoziati tra gli abitanti guidati dal KRBK e l’operatore minerario alla presenza del comitato.
Non c’è da sorprendersi che le autorità di stato hanno sempre sostenuto la miniera, dal momento che, oltre a pagare i diritti allo stato thailandese, la miniera decise di devolvere il 10 % dei profitti allo stato. Lo stato ha ricevuto 350 milioni di baht,7 milioni di euro, dalla compagnia.
Gli abitanti chiedevano la chiusura della miniera e che l’operatore doveva risarcire gli abitanti e offrire misure compensative agli abitanti. Le domande erano il risultato di un referendum tenuto dagli abitanti a maggio e giugno.
Comunque lunedì i militari e le autorità provinciali pianificarono di far firmare ai capi villaggio un accordo con l’operatore della miniera, cosa di cui il KRBK era all’oscuro e che non approvava. L’accordo garantisce concessioni al Tungkum per due pezzi di terra da 2 mila ettari. Ma il piano su pressione del KRBK è fallito dopo che i capi villaggio furono minacciati di azione legale.
Secondo il capo di KRBK Pornthip l’affermazione dei militari di aiutarli a risolvere la questione sembra aver peggiorato la situazione. Sotto la giunta si sentono molto frustrati poiché sono stati ridotti al silenzio e gli abitanti hanno perso la speranza e la fiducia nella giunta.
“Perché sono venuti i militari? Dicono che sono qui per proteggerci ma invece usano la legge marziale per proibirci di esprimerci e dare voce ai nostri pensieri” dice Pornthip. “Abbiamo avuto l’idea di stendere una lettera chiedendo ai militari di lasciare l’area. Preferiamo lottare con i delinquenti e gli uomini armati con le nostre forze piuttosto che essere sotto i militari. Abbiamo paura dei pistoleri ma è meglio dei militari poiché i militari ci proibiscono di fare qualunque cosa.”
“Abbiamo detto loro che la nostra libertà di espressione è garantita sotto la costituzione ad interim. I militari hanno detto di no. ‘Noi governiamo qui sotto la legge marziale’ ci hanno risposto”