La scomparsa sarebbe avvenuta il 5 settembre da soldati in abiti civili che hanno prelevato Kittisak presso un centro di addestramento dei docenti di Bangkok. La polizia giunta in seguito alla denuncia della polizia hanno trovato che le immagini dell’arresto delle telecamere di sicurezza erano state rimosse.
In precedenza il Dipartimento di Indagini speciali avrebbe accusato Kittisak di un coinvolgimento di attacchi con bombe durante le manifestazioni del UDD del 2010, subendo un mandato di arresto allora mai eseguito.
Come si legge da Human Rights Watch, “la famiglia immediatamente dopo la scomparsa ha ricevuto una telefonata anonima, con cui si dice che i militari hanno preso in custodia Kittisak, in base alla legge marziale, e che sarà liberato dopo sette giorni se la famiglia si sta calma. Comunque le autorità non hanno ammesso l’arresto o la custodia di Kittisak accrescendo i timori gravi della sua sicurezza.”
I militari finora hanno detenuto senza mandato oltre 300 persone tenendole in stato di isolamento in località militari segrete. Si tratta per lo più di oppositore al golpe, di militanti del Puea Thai o delle magliette rosse, come pure di storici, giornalisti e studiosi. La grande maggioranza ha dovuto firmare un impegno a non coinvolgersi più nella politica per poter essere rilasciato. Chi non lo ha firmato ha subito denunce e procedimenti penali nelle corti militari, se non accuse di lesa maestà. In alcuni casi vi sono stati denunce di tortura come nel caso di Kirisuda Kunasen che è stata costretta a scappare all’estero.
Brad Adams inoltre invita Prayuth a fare qualcosa in merito a queste scomparse: “Dal momento che il capo della giunta e primo ministro Prayuth ha promesso di rispettare i diritti umani ma non ha dato seguito alle parole con l’azione, potrebbe iniziare ordinando una fine agli arresti arbitrari e detenzioni segrete rilasciando tutti quelli ingiustamente detenuti”.
Di seguito un editoriale dell’The Economist sulla situazione politica in Thailandia.
TheEconomist, La vera democrazia dei generali
I capi militari che presero il potere a Maggio stanno accelerando la loro campagna per stabilire quella che definiscono “la vera democrazia”. A fine luglio la giunta nominò un parlamento pieno di amici e ufficiali del reggimento della Guardia della Regina.
Ora il generale Prayuth, capo golpista e primo ministro, ha formato un governo costituito da ufficiali della giunta ed ex militari oltre a pochi burocrati esperti. La commissione dell’elezione è stata chiamata per nominare un gruppo di persone per scrivere la nuova costituzione. Gli è stata anche chiesta, tra tutte le istituzioni, di offrire idee per impedire che partiti populisti in un futuro possano prendere il potere.
Le strade di Bangkok sono calme; e molti cittadini si sono sentiti affrancati quando i militari si fecero avanti per porre fine a mesi di confronto debilitante tra governo dell’allora primo ministro Yingluck Shinawatra, e i suoi oppositori per le strade. Ancora, la giunta si rifiuta di togliere la legge marziale. Nel frattempo gli ufficiali militari che nel 2006 cacciarono dal governo il fratello miliardario di Yingluck hanno fatto il loro ritorno.
Un ex comandante dell’esercito, Prawit Wongsuwan è vice primo ministro. Anupong Paochinda, che precedette Prayuth a capo dell’esercito, è ministro dell’interno. Tanasak Patimapragorn, il comandante supremo delle forze della difesa, è ora ministro degli esteri e contatto con i governi occidentali i quali non sanno ancora come affrontare un paese governato dai militari.
Gli osservatori più esperti concordano nel dire che l’ultimissimo esempio di governo militare scomparirà come il precedente, che fu presto seguito da un governo civile e da nuove elezioni che Yingluck vinse a man bassa. I giornali di regime riportano che il periodo del nuovo governo è di un anno. Ma cosa accade se il percorso dei generali verso la democrazia intenda mettere fine in toto alla democrazia elettorale, rifondere la società thailandese e stabilire un governo di lungo termine di “persone morali” che non sono scelte attraverso l’urna elettorale? La loro determinazione alimenta la paura di questa eventualità
Il fondamento morale della giunta è un tipo di paternalismo puritano. E’ in piena azione una pulizia intesa a liberare l’economia informale dei lavoratori illegali, del contrabbando, della prostituzione, del gioco d’azzardo e della droga. C’è anche la sensazione che i generali sentano il bisogno di giocare il gioco populista di Thaksin. Il progetto dell’ultimo governo di sostenere il prezzo del riso era stato finanziariamente disastroso. Eppure la giunta ha insistito nel dover pagare gli agricoltori incrementando le entrate delle campagne povere. E’ stato congelato un incremento della tassa sui consumi e i prezzi del carburante sono stati tagliati con forza. L’entrata ai cinema che proiettano film patriottici (ed anche i campionati mondiali) è stata data liberamente. E in modo sorprendente i generali che garantiscono il potere economico stanno prendendo in considerazione una tassa fondiaria e sulle eredità.
Le difficoltà che attraversa la giunta forse giustificano tutto questo populismo. L’economia ha smesso di crescere poiché le esportazioni stagnano, il consumo è lento e le cifre del turismo sono inferiori. L’aeroporto internazionale di Bangkok è il solo in Asia con un numero di passeggeri che decresce. Il governo insiste che la Thailandia resta uno dei migliori posti per fare affari, con una rete elettrica affidabile, una base industriale e con lavoratori istruiti. Eppure si riesce a vedere che si è perso un po’ della magia del paese.
Ci sarà ora molta enfasi sull’investimento in infrastrutture. I generali amano le ferrovie come tutti i pianificatori. Hanno assegnato 23 miliardi d i dollari per linee di collegamento su rotaia con la Cina che probabilmente non si pagheranno. La Thailandia non hanno molto di merci che hanno bisogno del trasporto su rotaia. Nel frattempo i passeggeri hanno disprezzato per decenni le ferrovie poiché il carburante non costava molto e la rete di strade era buona.
Cosa vi è davanti? Per ora, per quanto riguarda l’economia sembra una precauzione sensata gestire le attese al ribasso. Molto dipende dalla salute dell’anziano Re Bhumibol. La sua scomparsa potrebbe rafforzare la giunta e prolungare la sua illiberalità. La giunta si è già appropriata della nozione reale di “economia della sufficienza” che in essenza è l’invito affinché ognuno dal povero delle campagne verso su a tenere il suo posto nella gerarchia sociale presieduta dalla benevolenza del Re. Gli ultra monarchici dicono alla gente che nell’economia della sufficienza la corretta misura dello standard di vita di ognuno è la felicità, non le entrate.
La superstizione non è mai lontana. Il primo ministro si è lamentato che i gruppi antigolpisti si sono dati all’uso della magia nera contro di lui. Nonostante i generali vogliano distruggere il movimento che Thaksin creò e gestisce dall’esilio, stanno gestendo la cosa con delicatezza. Una corte ha spostato una sentenza sulla possibilità che Yingluck si trovi ad essere accusata per la cattiva politica del riso. Quando si sentiranno più fiduciosi la giunta forse tratterà la famiglia Shinawatra in modo più forte.
I cittadini ordinari forse sentono una grande minaccia. I gruppi dei diritti umani temono che le corti militari, viste l’ultima volta negli anni 70, possano esser istituite nell’inquieto meridione, zona della rombante insorgenza.
E il trattamento con i guanti di velluto della classe politica sin dal golpe si situa in modo poco confortevole con le denunce di scomparse e persino di tortura di attivisti democratici. Una comprensione migliore della nuova direzione giungeranno con i dettagli della nuova costituzione, del cui contenuto non si discute ancora apertamente.