Vari anni prima una bomba da 25 chili era esplosa approssimativamente ad un chilometro da casa mia. Sentii quel giorno la pressione dello scoppio nelle orecchie. Questa volta non ci fu nulla del genere.
Eppure quando le luci della casa cominciarono a tremolare e poi l’elettricità improvvisamente scomparve, capii che qualcosa di terribile doveva essere accaduto. Mi lanciai verso la mia auto e mi diressi verso la Moschea Centrale di Pattani dove i miei amici mi attendevano. Alcune persone erano ancora in piedi lungo le strade oscure sulla strada verso la moschea. Ancora più assurdo, gruppi di amici erano seduti ai tavolini lungo i ristorantini di strada e si godevano la loro cena all’oscuro. E’ il momento di cedere al panico? Oppure restare calmi e fare finta che tutto è normale anche se si sono avute 13 esplosioni attorno Pattani?
“La vita ritorna velocemente alla normalità” diceva il mio amico Muhammad, un residente quarantenne di Pattani, quando lo incontrai il giorno successivo. La vita in molte parti delle province di Pattani, Yala e Narathiwat (conosciute insieme come Profondo meridione) appare inspiegabilmente “normale” per una regione che è divorata da un decennio di violenze, che includono esecuzioni e bombe. I cittadini del profondo meridione risolvono le loro vicende giornaliere come se non si preoccupassero affatto della minaccia della violenza.
Sullo sfondo di questo conflitto nelle loro immediate vicinanze, tanti che ho incontrato nel profondo meridione sentono che lo strappo politico che emerse nella capitale dopo la cacciata di Thaksin col golpe del 2006 sembri fortemente rimosso dalle loro vite. Scelgono di non esserne preoccupati. In un momento contemplativo Muhammad dice: “Indipendentemente da chi è al potere il risultato è lo stesso per noi. Sono dieci anni che non riesco a sentire che odore ha la pace”.
Quando gli si chiede un’opinione sul conflitto tra le Magliette Rosse le Magliette Gialle, Muhammad riporta la conversazione più vicino a casa: “Non mi fido dei politici. Non possiamo affidarci a loro. Siamo solo delle pedine del loro gioco. Tante persone qui sentono le notizie sulle magliette rosse e magliette gialle, ma non prendono parte direttamente al conflitto.”
Amran, un altro cittadino di Pattani dice: “Sebbene il potere abbia cambiato di mano parecchie volte, è sempre lo stesso gruppo di persone che controlla. Guarda al centro di Amministrazione delle Province di Confine Meridionale, SBPAC. Quando erano al potere i democratici era il capo del SBPAC Panu Uthairat. Quando il Puea Thai vinse le elezioni, fu sostituito da Thawee Sodsong. I militari si suppongono neutrali eppure hanno nominato di nuovo Panu”.
La frequente alternanza nel comando nazionale, regionale e provinciale produce molti cambiamenti di politica che talvolta vanno a detrimento del processo di pace nel profondo meridione. In parte a causa di questo, tanti della regione credono che non si raggiungerà nulla di sostanziale in termini di costruzione della pace. C’è una sensazione che i fattori politici che danno una forma alla vita quotidiana si sviluppano in modi che non sono fortemente dipendenti dalla tendenza politica nazionale. La normalità nel profondo meridione, quindi, è il risultato di una strategia che i suoi residenti usano per adattarsi alla violenza. Essi accettano che il conflitto tra le parti coinvolte nella violenza, per lo più i separatisti e lo stato, sia al di là del loro controllo e invece prestano attenzione alle altre questioni della loro vita giornaliera.
I cittadini del profondo meridione usano la stessa strategia per gestire la vita durante il conflitto nazionale. “La vita qui è differente. Il recente golpe ha causato panico in altre parti del paese. Per noi il comando dei militari è la normalità.” dice Amran. Per sottolineare il punto aggiunge: “Quando il governo militare introdusse il coprifuoco, un gruppo di soldati venne al villaggio per applicarlo. Poi le guardie della sicurezza presso Il centro di ricerca del dipartimento della pesca dissero loro che l’area era pacifica e che non dovevano preoccuparsi. Non ritornarono dopo ciò. Proprio così facile”.
Osservando che le azioni dei politici non danno loro benefici, molti cittadini di Pattani dicono di preferire essere attenti ai problemi del proprio sostentamento.
Che impatto ha avuto un decennio di violenze sul profondo meridione? Nonostante la persistente instabilità ed una mancanza di progresso sostanziale nel processo di pace, è visibile un progresso urbano e commerciale. Crescono come funghi attorno Pattani le proprietà commerciali. Nuove costruzioni nel distretto di Yaring lungo il mare che ospitano turisti del posto indicano che c’è persino una buona industria turistica.
“Non si può dire con certezza se lo sviluppo che vediamo sia il risultato del denaro investito qui per ottenere la pace attraverso il progresso economico. In modo simile, non siamo sicuri che ci sarà più sviluppo se finisce la violenza qui. La maggior parte di noi non è diventata più ricca o più povera a causa della violenza.” continua Muhammad.
Cionondimeno lo sviluppo si nota ed è interessante e forse eccitante che tanto di questo sviluppo è portato da membri delle comunità locali piuttosto che dalle grandi corporazioni. Paradossalmente questa è la ragione per cui la persistente violenza ella regione è talvolta percepita come una benedizione da alcuni cittadini di Pattani.
La violenza ha tenuto lontano dal profondo meridione molte corporazioni, mentre ha permesso la gente del posto di mantenere la loro quota di economia locale e beneficiare della sua crescita.
I problemi politici attuali della Thailandia sono stati descritti come una crisi di cittadinanza in cui certi gruppi nella società thai contemporanea cercano di raggiungere una maggiore eguaglianza abbattendo pratiche di sfruttamento e discriminatorie. Queste sono caratterizzate da da un nesso di distinzioni di classe, regionali ed etniche. Per molti cittadini del profondo meridione questa retorica del bisogno d stabilire una società più inclusiva è ancora inadeguata.
Essi credono che l’etnicità resti un fattore chiave su cui gira la ruota della politica in Thailandia. Come Malay e come musulmani, continuano a sentirsi alienati da un movimento che è di gran lunga orchestrato da membri della popolazione del nordest e del nord della Thailandia. Il mio amico Saleh concede la sua opinione che riflette il pensiero di tanti della popolazione a maggioranza malay del profondo meridione.
“Essere un thailandese significa essere fedele al Re, essere buddista e praticare la cultura thai. Questo significa parlare Thai. Nel passato quando un bambino parlava malay a scuola, i maestri lo ridicolizzavano. Forse la situazione, negli anni, è migliorata, ma non è scomparsa del tutto. Alla fine siamo ancora stranieri”
La normalità del profondo meridione thailandese
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