La mossa di Bangkok per verificare il coinvolgimento dei gruppi militanti attraverso colloqui su canali segreti potrebbe creare un processo inclusivo che finora è mancato.
Il governo di Bangkok sta mettendo su un gruppo di negoziatori di pace per rimettere in vita i colloqui di pace con i capi separatisti malay di Patani e Bangkok vuole che questa volta il processo sia inclusivo.
La parte Thailandese, a causa del fatto che sono molti i gruppi che affermano di avere il comando e controllo dei militanti sul terreno, vorrebbe incontrali tutti individualmente per stabilire meglio il loro coinvolgimento nell’insorgenza.
Alcuni dei gruppi separatisti Malay Patani accettano di buon grado i colloqui faccia a faccia con i militari thai, dal momento che darebbe loro l’opportunità di mostrare di cosa sono capaci. Alcuni sono pronti a reclamare la responsabilità degli attacchi violenti come pure a delineare i loro piani per le azioni future.
I militanti affermano che l’idea di “colloqui segreti” nei negoziati sembra interessante poiché apre una via al “commercio dei cavalli” compresa l’inclusione della richiesta di rilascio dei loro membri dalla prigione come parte dello scambio da discutere sul tavolo del negoziato.
Secondo un ufficiale anziano l’idea dei gruppi separatisti che vogliono essere accreditati delle loro attività rispettive è comprensibile ed è parte del progresso naturale di ogni forma di insorgenza verso la pace.
Ovviamente questi colloqui saranno strettamente segreti e i gruppi coinvolti delle due parti deve essere molto piccolo con poco spazio per l’imbroglio.
Idealmente i partecipanti agli incontri segreti devono avere qualche tipo di controllo e comando sui combattenti per poter trasferire quanto è stato oggetto di accordo. Sul tavolo ci potrebbero essere le regole di ingaggio, la creazione di una zona demilitarizzata per certe rotte ed anche cessate il fuoco per certe aree oppure occasioni.
Un membro di un gruppo separatista di lunga data ha detto che i suoi compagni sono stati delusi dal fatto che il BRNC, organizzazione ombrello dei combattenti separatisti, ha il merito di aver portato avanti virtualmente tutta l’insorgenza. Un canale particolare a suo dire permetterebbe al lato thailandese di vedere quello che la sua rete può fare.
Altri invece dicono di esser stanchi della natura dell’approccio da divide et impera. Poiché però non esiste una reale unità tra i gruppi separatisti che competono l’un l’altro per la legittimazione e il riconoscimento, questa preoccupazione non è granché.
I militari sperano che la trattativa segreta potrebbe portare progressi tangibili nel profondo meridione dal momento che l’attuale gruppo golpista ha bisogno di mostrare dei risultati pubblici quantificabili.
Comunque l’idea di colloqui segreti è più difficile di quanto sembri a prima vista, e tutti sono concordi nel fatto che ci sono ostacoli da superare affinché l’iniziativa possa decollare. Prima occorre che tutte le agenzie della sicurezza concordino su uno stesso programma, come non chiudere l’occhio sulle unità ribelli della sicurezza si fanno giustizia da sé.
Dal lato dei separatisti, il problema centrale è la mancanza di unità specialmente tra i gradi gruppi e i loro capi in esilio che vivono la piaga delle rivalità di lungo corso. E anche se i gruppi accettano l’idea di colloqui segreti ci sono tanti che possono intervenire negativamente, come la criminalità organizzata che ha sempre qualche risentimento con le forze della sicurezza.
Per la parte ufficiale il comandante nuovo dell’esercito Generale Udomdej Sitabutr ha detto che la Malesia continuerà ad agire da facilitatore nel processo iniziato nel febbraio 2013 a Kuala Lumpur quando il rappresentante del BRNC era Hasan Taib.
Alla fine dello scorso anno Hasan Taib gettò la spugna dopo aver compreso di non poter completare il compito che Kuala Lumpur e Bangkok gli avevano assegnato, cioè generare abbastanza trazione da portare avanti il processo e fare entrare altri gruppi nel processo di pace.
Fonti el BRNC ed altri combattenti sostengono che il ruolo di Taib era destinato a fallire dall’inizio a causa della mancanza di sostegno a Taib dai capi del gruppo o per lo meno dai combattenti sul campo. Una simile mancanza di coesione mancava agli sforzi del governo di Yingluck Shinawatra che non riuscì a portare dentro i militari prima di lanciare l’iniziativa di pace.
La fonte del BRNC ammette anche che l’inclusività di questa fase nuova aggiunge moltissima pressione al gruppo affinché partecipi comunque ai colloqui. Non che BRNC non voglia partecipare, ma vuole sapere in cosa si sta entrando, dal momento che ha molto più da perdere che gli altri gruppi.
Queste stesse affermazioni trovano un eco nelle fonti militari che ritengono la partecipazione del BRNC fondamentale dal momento che la maggioranza dei separatisti partecipano alla sua rete.
Nel frattempo Bangkok sta mettendo insieme il gruppo di negoziazione che farà rapporto ad un corpo politico di ministeri e agenzie guidato dalle forze armate.
Non è ancora noto chi sarà il capo negoziatore benché i media parlino incessantemente del generale Akanit Muansawat, amico di Prayuth, che ha passato molto tempo a lavorare sull’insorgenza di lingua malay del meridione.
Queste dicerie del possibile incarico ad Akanit hanno generato molte discussioni, specialmente critiche, che hanno trovato spazio in un rapporto dei media dove si spiegava che alcuni esiliati all’estero non gradivano la sua presenza. Altri invece hanno difeso la posizione di Akanit che è ritenuto una persona capace e che conosce il conflitto.
“C’è ancora tanta strada da fare prima che il governo nomini un gruppo negoziatore ed un corpo politico, senza parlare di una politica buona e di una strategia che devono essere ancora costruite” ha detto una fonte dei militari.
In quello che è considerato dai militari come un tentativo di provare, Wae Hamad Wae Yusuf capo della MPRMP, organizzazione separatista di lungo corso, ha di recente dato una dichiarazione su Youtube dove annuncia l’indipendenza di Patani, il cuore della storica patria.
Wae Hamad nel 2008 guidò una delegazione a Bogor in Indonesia per incontrare un rappresentante di Bangkok dell’allora premier Samak Sundaravej attraverso la mediazione del vicepresidente indonesiano Kalla. L’evento si concluse immediatamente appena si seppe pubblicamente.
Finora è comparso solo il nome di Akanit come potenziale capo negoziatore per i thailandesi, ed il dibattito generato sul suo nome riflette l’entusiasmo delle parti e della gente che vuole essere al tavolo del negoziato.
Secondo la prospettiva del BRNC “Loro possono parlare e dibattere quanto vogliono. Se il BRNC non è parte di questi negoziati sarà soltanto un gruppo di vecchi anziani che si afferrano a tutto”.