La condanna per questo omicidio è stata espressa anche dagli USA: «Siamo profondamente preoccupati e rattristati dai rapporti secondo cui il giornalista Ko Par Gyi, conosciuto anche come Aung Kyaw Naing, è stato ucciso nello stato Mon durante la detenzione dalle forze militari. La situazione dettagliata della sua detenzione e morte resta oscura ed abbiamo posto le nostre serie preoccupazioni al governo sulla questione. Al governo chiediamo un’indagine credibile e trasparente sulle circostanze che hanno portato alla morte e che siano puniti i colpevoli. Il rispetto per la libertà di stampa è un punto fondamentale per ogni democrazia. Invitiamo il governo birmano a rilasciare i giornalisti ancora detenuti per aver esercitato queste libertà. Il nostro cordoglio va alla famiglia e agli amici di Ko Par Gyi.»
De seguito pubblichiamo il commento di Aung Zaw sull’omicidio apparso sull’Irrawaddy
Aung Kyaw Naing era una persona semplice ed onesta, ricordano i suoi amici in una piccola cerimonia religiosa a Chaing Mai in Thailandia.
Dopo la cerimonia la figlia di Aung Kyaw Naing, Suu Pyi Naing, che studia a Chiang Mai, mi ha detto che suo padre e sua madre, anch’essa militante politica e detenuta, Tha Dar si sarebbero presto riuniti dopo anni di separazione in Thailandia. «Ma lui non può più tornare a vederci.»
La famiglia non sa neanche dove si trovi il corpo e non può ancora fare una vera e propria cerimonia. L’ultima volta che ha visto suo padre è stato a Mae Sot nel 2012.
Conosciuto come Par Gyi dai suoi amici, Aung Kyaw Naing è stato ammazzato mentre era sotto custodia in un non precisato accampamento militare nello stato Mon, secondo una lettera inviata al Myanmar Press Council da un aiutante del comandante in capo Min Aung Hlaing.
Aung Kyaw Naing era un militante politico di lungo corso, il cui attivismo cominciò durante la rivolta della democrazia nel 1988. Fece parte dell’organizzazione giovanile del NLD e per breve tempo fece parte della scorta per Aung San Suu Kyi. Per scappare alla repressione politica fuggì a Mae Sot, una cittadina thailandese lungo la frontiera con la Birmania, dove spesso si sono rifugiati militanti, esuli e profughi.
Gli amici lo ricordano come una persona tranquilla che dedicava la maggior parte del suo tempo al movimento democratico, felice di dare aiuto ai propri amici senza per questo vantare alcun credito.
Mae Sot per Aung Kyaw naing era una seconda casa. Incontrò i vecchi dissidenti che avevano gli gli uffici e venne a conoscere le condizioni degli emigranti, dei rifugiati che scappavano dalla Birmania. Forse come tanti di noi furono queste esperienze a inspirarlo nel perseguire la sua vocazione di giornalista.
Il 7 novembre del 2010, lo stesso giorno in cui il regime tenne senza pudore alcuno le elezioni truffa 10 mila rifugiati scapparono agli scontri tra le forze armate dei Karen e quelle birmane. Aung Kyaw Naing andò ad aiutare i rifugiati. Con una macchina fotografica regalatagli da un amico in Giappone, cominciò a prendere fotografie inizando coì la sua carriera di fotografo e reporter freelance.
Con l’apertura del paese nel 2012 Aung Kyaw Naing ricercava informazioni elle aree di conflitto e inviava foro di nuove storie da pubblicare nei giornali locali. La sua firma era Aung Gyi.
Quando si riaccese il conflitto tra le forze armate Karen del DKBA e le forze armate birmane negli stati Mon e Karen a settembre, Aung Kyaw Naing si rimise al lavoro in viaggio verso le aree di conflitto. La situazione era molto tesa e molti giornalisti erano stati bloccati, perquisiti ed interrogati. Ai giornalisti dell’Irrawaddy fermati fu chiesto di cancellare le foto prese.
Than Dar, sua moglie, ha passato anni in prigione per la sua militanza politica mentre Aung Kyaw Naing viveva a Mae Sot e spesso traversava la frontiera per il suo lavoro. La scorsa settimana fu una delle due militanti birmane che insieme ad un gruppo ricevette uil premio dal N-Peace Network a Bangkok. Prima di ricevere il premio era a Chiang Mai insieme alla figlia per incontrare Aung Ktaw Naing. Ma lui non si presentò e la moglie indisse una conferenza stampa per portare all’attenzione di tutti la scomparsa del marito.
Secondo amici e parenti, Aung Kyaw Naing forse ritornava alla frontiera per vedere la famiglia dopo aver fatto delle foto nella zona di conflitto, dove però fu preso e arrestato da polizia e soldati.
In una dichiarazione inviata al Interim Press Council lo si accusa di essere un «capitano della comunicazione» per l’organizzazione politica del DKBA e incredibilmente di essere stato sparato mentre provava a prendere le armi di un soldato.
La dichiarazione non firmata era accompagnata da una foto di Aung Kyaw Naing che sedeva presumibilmente con altri membri dell’organizzazione politica karen, pubblicata anche in un giornale dei militari. La foto che vuole screditare Aung Kyaw Naing è stata scattata probabilmente nel 2010 durante uno delle sue missioni giornalistiche.
Era stato arrestato il 30 settembre dal battaglione leggero di fanteria LIB 208 a Kyaikmayau nello stato Mon e di lui non si è saputo più nulla. Questo battaglione è noto nell’area per la scomparsa forzata di molti sospetti ribelli e per gli omicidi extragiudiziali. Gli ufficiali del battaglione implicati nella sua morte forse hanno pensato di farla franca come al solito.
Aung Kyaw Naing era di corporatura forte ed alto ma si crede che sia stato picchiato con forza e torturato durante la sua prigionia. Sua moglie ha provato a contattarlo attraverso i partiti di opposizione e i canali ufficiali ma non le è stato mai permesso di vederlo. Le prime notizie che arrivavano nei circoli di opposizione indicavano il suo arresto da parte dell’esercito e si pensava che sarebbe stato presto liberato. Than Dar scoprì che era stato fortemente torturato. Alcune fonti vicini alla polizia locale affermavano che che le condizioni fisiche erano così brutte che non c’era alcun modo per lui di strappare un arma e scappare, come affermato dalla dichiarazione dell’esercito.
Proprio mentre Aung Kyaw naing attendeva la morte in detenzione, il presidente Thein Sein girava l’Europa invitando i capi politici europei a smetterla di fare rapporti sulla situazione dei diritti umani in Birmania. Al forum dell’ASEM a Milano Thain Sein diceva che la transizione della Birmania verso la democrazia si trovava in una fase delicata e che «il governo era impegnato a superare le sfide e a continuare il processo di riforma senza fare passi indietro».
L’Ufficio del Presidente, citando la creazione di una Commissione Nazionale dei diritti umani e lo stabilirsi di un meccanismo di rapporto per le violazioni d diritti umani, affermava che «erano stati fatti considerevoli progressi nella protezione dei diritti umani, però la comunità internazionale mancava di riconoscere la sufficienza di tale percorso».
Sul piano reale la situazione era fortemente differente alla rosea descrizione del governo. Molti militanti sentono che lo spazio loro permesso qualche anno fa si è ristretto mentre i giornalisti che coprono problemi difficili o conflitti diventano sempre più nervosi. I media si trovano sotto pressioni crescenti, mentre i vecchi burattinai del passato continuano a dirigere ancora lo spettacolo.
Più vicino alla verità era un rapporto dell’ONU della scorsa settimana che segnala i primi segni di un indietreggiamento su cui in molti si dicono d’accordo.
In un rapporto del responsabile dell’ONU sui diritti umani, Yanghee Lee, si definiscono «preoccupanti» gli arresti di giornalisti e di manifestanti e si annotano le violazioni dei diritti nelle aree di conflitto etnico e la discriminazione sistematica contro i Rohingya Musulmani nello stato dell’Arakan Occidentale.
«Si devono lodare la transizione importante e le riforme difficili in Birmania. Eppure possibili segni di indietreggiamento devono essere affronti per non minare il progresso fatto».
La morte di Aung Kyaw Naing, come pure la maggiore indagine sui reporter e giornalisti, vengono ad una settimana dalla visita di Obama per partecipare al Summit dell’ASEAN e dell’East Asia. L’occidente vorrebbe sentire o vedere un qualcosa di più positivo sulla Birmania prima della visita di Obama, ma la realtà non è così promettente.
In un tentativo di tener fuori i media il generale Min Aung Hlaing ha incontrato un gruppo di editori e giornalisti che fanno parte del Interim Myanmar Press Council. Il gruppo era una miscela di figure vicine al regime con legami forti con vecchi capi ed un piccolo gruppo di giornalisti indipendenti.
Nell’incontro durato tre ore si è discusso sull’accesso ai media, sulla salvaguardia nelle aree di confitto. Ed il comandante in capo ha dichiarato la propria collaborazione. Ma quale?
L’omicidio di Aung Kyaw Naing è un duro monito che i giornalisti birmani continuano a trovarsi davanti in Birmania ed un monito delle attitudini ufficiali che vedono nella stampa una potenziale minaccia e quindi di aiuto a tali abusi.
Il 27 ottobre la direttrice dell’UNESCO Irina Bokova ha invitato le autorità messicane a indagare sull’assassinio del giornalista María del Rosario Fuentes Rubio e portare i colpevoli alla giustizia.
La comunità internazionale compreso i capi occidentali e le agenzie dell’ONU devono fare lo stesso per Aung Kyaw Naing.
Aung Zaw, Irrawaddy