Subito dopo l’ingannevole calma che ha seguito il golpe del 22 maggio, le prospettive per l’anno 2015 si caratterizzano per l’ansia e il timore di quello che verrà.
Si manterranno probabilmente le restrizioni virtuali del dopo golpe in questo periodo di transizione dove un ordine politico risorgente ma superato deve fare i conti con i nuovi arrangiamenti di potere. Questo bilancio finora elusivo tra i vecchi poteri e la nuova politica, tra la Thailandia degli anni 60 ed 80 e il paese figlio del XXI secolo, continuerà a sorreggere e determinare i risultati politici il prossimo anno e successivi.
Nel processo vedremo una maggiore militarizzazione e messa in sicurezza della società thailandese e della politica, dove sicurezza ed ordine soppianteranno prosperità e libertà.
La relativa restrizione del paese è stata tanto stupefacente quanto prevedibile. Con un regime militare sotto lNCPO, che si è sistemato al potere dopo il golpe e che governa il paese direttamente come opposto ai tecnocrati e ai professionisti della politica, era una questione di tempo il radicarsi del modo di pensare dei generali, della loro cultura organizzata e dei valori e preferenze.
Di conseguenza si costringono i thailandesi ad aderire ai valori e simboli tradizionali più di prima, ed il paese diventa sempre più militarizzato.
Certamente gran parte delle cose al di fuori dell’ordine politico rimangono le stesse di sempre. Chi non è interessato alla politica troverà il paese ospitale, permissivo e tollerante. Ma il ruolo dei militari nella politica e nella società diventerà sempre più fondamentale e controverso.
I militari potrebbero pensare ad un’immagine solita ma la realtà è sempre più segnata da scetticismo soppresso, tensione ed opposizione.
Il mantenimento della legge marziale sin dal golpe ha involontariamente legato la Thailandia al’era marziale. Il militarismo si suppone ora sia figo, e gli uomini in verde stanno presumibilmente ripristinando la felicità per la gente thailandese. Un uomo forte militare agisce da primo ministro.
Senza dubbio l’autoritarismo militaresco ha alzato la testa contro l’ondata di liberalizzazione politica e democratizzazione della regione e nel mondo, che è degno di nota in considerazione della cuspide del consolidamento democratico di meno di due decenni fa.
Sono probabili dominare il 2015 altre manifestazioni della rinascita militare durante la grande transizione del paese con un accumulo di conseguenze che si protrarranno nel 2016. Sembrano chiare varie tendenze e dinamiche.
Prima cosa, il conto alla rovescia per un ritorno al governo democratico per gli inizi del 2016 metterà pressione sul regime militare. E’ chiaro ora che il processo in corso di scrittura della costituzione si emanerà dalla copia costituzionale del 2007 che fu scritta dopo il golpe del settembre 2006.
Come l’attuale bozza in discussine, la versione del 2007 fu fatta in un modello derivante dall’alto e finì con lo stesso problema di permettere alla macchina elettorale di Thaksin di vincere le votazioni.
Se le autorità e i grandi attori durante il periodo del golpe non accetteranno che la politica del paese dovrà essere più sull’elettorato che sulla elite, continueremo a girare attorno allo stesso problema.
L’attuale campagna contro la corruzione è una mossa nella giusta direzione ma alla fine deve affidarsi sull’informazione degli elettori sui loro diritti e responsabilità e sulle conseguenze del loro voto. Un’altra carta costituzionale calata dall’alto, senza partecipazione ed inclusività pubblica, chiamerà solo altre difficoltà lungo la via.
Inoltre il ritorno alla democrazia elettorale dopo una nuova costituzione dipenderà da quello che accade nell’area elettorale. NCPO non terrà probabilmente lezioni aperte se non avrà la parola in un risultato postelettorale.
La probabilità di un partito allineato ai militari illuminerà i prossimi mesi forse in combinazione con un divieto su qualche politico precedentemente eletto per livellare il campo di gioco agli occhi dei generali.
Seconda cosa, l’economia sarà conseguente per la legittimazione dei militari e per il sostegno da parte della coalizione progolpe. Se l’economia finisce in una recessione qualunque, possiamo attendersi un’erosione altrettanto veloce del sostegno al golpe.
La sfida del governo militare è ora di portare avanti un’economia nel momento in cui i generali non sono addestati a questo lavoro. Le contraddizioni della politica abbondano, come provare a stimolare la domanda mentre si contemplano una serie di tasse allo stesso tempo.
La lusinga dei sentimenti degli investitori è stata impedita dalle allusioni nazionalistiche come la proposta revisione della legge degli investimenti esteri. La lista può continuare.
Fondamentalmente la cultura del comando controllo dei militari non va bene insieme alla gestione economica e quindi ci saranno probabilmente altre contraddizioni.
Eppure se la crescita economica nel 2015 sarà del 3%, è improbabile che il sostegno a favore del golpe si allenterà tanto da attaccare il governo militare.
Terza cosa, la corruzione sarà il tallone di Achille dei militari. La corruzione coinvolge il nepotismo, la collusione e il cronismo, arrotolato con la diretta ipocrisia. Per esempio, vedremo se il fratello del primo ministro Prayuth, il generale Preecha, sarà promosso a capo delle forze armate dalla sua posizione di assistente del capo dell’esercito.
E’ ingenuo attendersi la completa integrità ed onestà di ogni governo thai. Ma se la corruzione diventa ingestibile senza una parvenza di responsabilità, allora si accumuleranno la tensione e la resistenza contro il governo militare fino a diventare lampanti.
Quarta cosa, se ci sarà opposizione aperta al governo militare, è probabile che verrà dalla coalizione a favore del golpe, particolarmente l’ex PDRC e il PAD.
Il partito di Thaksin, Puea Thai e i capi dell’UDD, si è mantenuto tranquillo poiché ha tanto da perdere e poco da guadagnare dal sollevarsi in questo momento.
Ma se il PDRC e il PAD saranno sufficientemente disillusi dal golpe dopo tutto quello che hanno fatto nel passato, allora il governo militare può attendersi guai. Altri gruppi della società civile avranno anche una voce maggiore, ma che certamente non sarà sufficiente a destabilizzare i militari rispetto alle colonne del PADP-DRC.
Infine la chiusura di questo periodo di transizione richiederà compromessi e accomodamenti.
I centri stabiliti del potere e le nuove forze della democrazia elettorale avranno bisogno di venire a patti con le nuove regole del gioco che pongono l’elettorato in posizione centrale dei risultati politici. I vecchi centri di potere dovranno cedere qualcosa per mantenere tante prerogative e privilegi di cui godono, e le nuove fonti di potere nei rappresentanti della gente devono mostrare integrità e migliore risultato politico.
Come negli anni recenti, questo compromesso è imperativo perché il paese vada avanti. Non c’è miglior regalo per la gente thailandese per il prossimo anno che vedere scorci di questo compromesso.
Thitinan Pongsudhirak BANGKOKPOST institute of Security and International Studies, Faculty of Political Science, Chulalongkorn University.