I due giovani accusati sono stati portati in tribunale in catene.
Hanno ammesso la colpa loro ascritta di avere insultato la monarchia in un lavoro teatrale presentato lo scorso anno alla Thammasat University della elite di Bangkok. Secondo l’articolo 112 del codice penale rischiano 15 anni di carcere.
Quello stesso giorno, la Commissione dei servizi radio televisivi della Thailandia NBTC ha convocato i fornitori di accesso ad internet dicendo loro che qualunque sito web che presenti un contenuto che violi l’articolo 112 debba essere chiuso da subito.
Le violazioni dell’articolo 112 hanno avuto un forte incremento negli ultimi mesi, ha detto il segretario generale della NTBC Takorn Tantasith ai giornalisti.
“Dobbiamo stringere ancor di più i controlli per impedire altre violazioni o per lo meno ridurle” ha detto il segretario ai giornali.
Questa azione fa parte di quello che gli analisti definiscono una repressione senza precedenti sulla critica alla monarchia da parte del regima realista che ha preso il potere quest’anno.
Lo scopo di questa repressione secondo gli analisti è di mettere la museruola ai critici in un momento importante quando si profila la successione reale.
La salute dell’anziano e riverito monarca Bhumibol Adulyadej è fragile. C’è molta ansia, che si esprime in privato per paura di incorrere nella violazione dell’articolo 112, sul futuro del paese in assenza della sua autorità morale unificante.
Il golpe del 22 maggio fu lanciato dal capo dell’esercito del momento generale Prayuth per impedire chiaramente quella che sarebbe potuta diventare una guerra civile quando le proteste di strada, la violenza e l’impasse politica sembrava giungere ad un momento culminante.
I militari hanno abolito la costituzione scrivendone una provvisoria.
Dal momento del golpe, sono 23 le persone accusate secondo l’articolo 112, delle quali 19 si trovano in carcere sia sotto processo o in sua attesa, stando a quanto dichiara un gruppo indipendente che monitora i casi, iLaw.
L’articolo 112 comanda che chiunque diffami, insulti o minacci “il Re, La Regina, L’erede al trono o il Reggente debba essere punito con la prigione che va da 3 a 15 anni di carcere”
Una caratteristica di questa legge è che a fare denuncia possano essere i cittadini ordinari.
L’accusa di mancanza di fiducia nella monarchia è uno strumento potente usato spesso per asfaltare i nemici politici.
In una mail del professore Thongchai Winichakul, che insegna Storia del Sudest Asiatico presso l’università americana Wisconsin Madison si legge:
“Il numero di casi, come l’accusa si applica ad una particolare azione e l’estensione irragionevole delle interpretazione della legge sono tutti senza precedenti”
Un nuovo comitato presieduto dal ministro della giustizia il generale Paiboon Khumchaya proverà a cercare l’estradizione dei thailandesi che vivono all’estero che sono stati accusati di lesa maestà.
Gli analisti comunque ritengono che questa tattica non avrà molto successo poiché è vista come motivata politicamente.
Il generale Prayuth la settimana scorsa aveva minacciato di chiudere i media che erano stati apertamente critici del governo, mentre la legge marziale è ancora attiva per tutto il paese ed è applicata.
Dal 2006, quando li militari abbattettero per la prima volta un governo dell’allora premier Thaksin, la Thailandia è sconvolta da un conflitto che pone l’elite aristocratica conservatrice e la classe media monarchica contro ciò che vedono come una minaccia alla monarchia costituita da politici affamati di potere e corrotti che manipolano la democrazia elettorale.
Il politologo Thitinan Pongsudhirak scrive in un articolo del Bangkokpost: “In questo periodo di transizione un ordine politico ricorrente ma antiquato deve adeguarsi ad un nuovo arrangiamento del potere” aggiungendo che “la chiusura virtuale del paese è probabile che debba essere mantenuta”
“Ci troviamo a dover vedere una maggiore militarizzazione e messa in sicurezza della società e della politica Thailandese”.
Nirmal Gosh, Asiaone