La questione generale della produzione del riso in Thailandia e le sue prospettive sono legate ad un numero di altre questioni, fattori e considerazioni attuali importanti.
In modo più specifico, le principali preoccupazioni che costituiscono questo problema sono oggi essenzialmente strategiche per tutte le parti interessate della produzione del riso: produttori rurali e provinciali e le loro famiglie, i gestori delle risiere, gli esportatori, i politici e i loro elettori (specie nel nord e nordest) ed anche gli ufficiali governativi e coloro che fanno le politiche in una Bangkok ancora pesantemente centralizzata, la capitale thai che continua a mantenere il suo status e primato come il centro dominante sociale, economico e politico.
Questo contesto situazionale agisce in modo significativo per assicurare che tali questioni, fattori e considerazioni siano, riguardo alle implicazioni possibili per la Thailandia, quasi inevitabili, profondamente e conseguentemente politicizzate, in un senso alquanto vasto e generale.
Inoltre, questi problemi sono in se stessi intrinsecamente e profondamente implicati in relazione alla crisi politica e sociale sempre più pericolosa del decennio scorso, che è solo incoraggiata da una divisione sociale sempre più chiara e radicata. Secondo questa divisione, potrebbe fino ad un certo punto essere considerata una divisione che mette da una parte quelli che restano agricoltori rurali, provinciali, di piccola scala, legati alla sussistenza, e quelli che sono sempre più urbanizzati, istruiti e della classe media ed anche con aspirazioni.
Proprietà della terra, corruzione e sussidi
Un fattore importante è legato alla questione storica e complicata dei diritti della terra e diritti di proprietà, poiché questo è stato il problema vecchio e apparentemente intrattabile dentro la Thailandia, la conseguenza, e anche la continuazione prossima, dei tempi storici feudali.
Perciò in termini di produzione agricola, e del riso in particolare, la presa di decisione politica ed istituzionale, ed il rispettivo dibattito pubblico nazionale, sono ulteriormente complicati da questo fattore necessariamente collegato.
Ci sono tante ONG locali in Thailandia, che lavorano verso una distribuzione più equa e giusta della terra, sebbene si sia fatto, almeno per il momento, un relativamente piccolo progresso. Ne segue perciò che l’operazione del sistema legale thai resta una questione di importanza marcata.
Una preoccupazione fondamentale sempre presente, che deve essere considerata in ogni indagine, è il problema radicato e pervasivo della corruzione dentro la Thailandia, poiché questo problema continua ad affliggere seriamente la società Thai.
Secondo uno studio profondo sulla politica del riso, fatta nel 1975 da Ammar Siamwala dal titolo “La storia delle politiche del riso in Thailandia”, si affermava che la corruzione era uno dei principali ostacoli all’effettiva applicazione delle politiche del riso.
Un altro fattore è legato alla questione generale del sostegno al riso.
Continua naturalmente ad essere il caso che per molte nazioni la questione dei sussidi all’agricoltura è una complessa e spesso contenziosa questione ed inoltre è profondamente importante per i coltivatori delle nazioni in via di sviluppo.
Rispetto alla Thailandia, ai suoi piccoli coltivatori di riso e alla loro crescita politica relativa nel decennio scorso, è difficile ignorare una corrispondenza con una divisione sociale e politica problematica ed il sempre più evidente scisma. Indipendentemente da ciò, la loro chiara, relativa e recente ascesa era basata per lo più su un insieme flebile di circostanze, specialmente perché mancavano di un impeto di base provato, organizzato autonomamente che è requisito per un avanzamento e approfondimento della loro causa.
I piccoli coltivatori di riso restano relativamente inefficaci da un punto di vista demografico, e come gruppo di interesse che cerca un progresso sociale ed economico attraverso l’entrata nel sistema politico ed anche influenza maggiore in relazione al processo di costruzione della politica.
Uno spostamento nelle politiche nel maggio 2014
Come conseguenza, quando il golpe del 22 maggio 2014 sospese la politica democratica in Thailandia, sospese un mandato democratico discutibilmente populista che aveva implementato un campo di politiche generalmente favorite dalle popolazioni rurali, provinciali ed agricole storicamente mal considerate; i piccoli coltivatori del riso hanno perso gran parte del terreno che avevano chiaramente acquisito negli anni.
Questo è legato in particolare ai relativamente generosi sostegni del riso che avevano raddoppiato le entrate dei coltivatori di riso di piccola scala.
Nel riconoscere questo contesto generale possiamo allora iniziare ad osservare ed evincere proprio come questi problemi sono tra loro interconnessi.
Esse portano in evidenza un numero di questioni pertinenti che includono: la questione dell’estensione del libero mercato in relazione alla produzione agricola dei paesi invia di sviluppo; l’instabilità politica e la polarizzazione; le disparità socioeconomiche; le ingiustizie sociali storiche; il coinvolgimento dello stato (o interferenza) nella produzione agricola di merce strategica (non solo per la domanda nazionale ma come fonte importante di riserve di moneta estera visto il ruolo di principale esportatore al mondo); il contesto di una nazione in via di sviluppo ed il suo attuale status politico “non democratico”; il test se una tale nazione può stabilire e mantenere un sistema politico funzionante ed efficace, con le sue braccia indipendenti (esecutivo, giudiziario e legislativo), tutti messi in dubbio, quando è sempre di più messa in dubbio la sostenibilità della sua direzione complessiva attuale.
Le zone di produzione del riso della Thailandia
Oggi in Thailandia i piccoli coltivatori di riso rurali e provinciali sono relativamente aperti ad imparare a sviluppare la propria conoscenza, che è di livello locale, dei metodi biologici di produzione.
Comunque i problemi di fornitura e mancanza di acqua e le siccite dell’estate sono storicamente i veri problemi, che implicavano che era possibile solo un raccolto l’anno, con eccezione delle più fertili aree della Regione Settentrionale e regione Meridionale e dentro le aree centrali, vicine a Bangkok, dove l’infrastruttura dell’irrigazione era più sviluppata.
Sebbene tutte queste regioni restino aree significative per la produzione del riso, è il caso della regione del Nordest che è qui esaminata poiché è anche pertinente ad un certo numero di questioni importanti.
La regione del nordest, Isan, è stata storicamente e resta oggi come l’area principale della produzione del riso.
Infatti secondo i più recenti studi statistici del ministero dell’agricoltura, l’Isan dedica il 57% della sua terra agricola alla produzione di riso. Inoltre sebbene si discuta ancora su affermazioni in competizione sulla qualità del riso nel paese, è da notare che del riso ricercato per qualità è principalmente richiesto il riso prodotto dentro le province dell’Isan.
Inoltre questa regione resta generalmente marginale in termini di sviluppo economico e sociale, e le province di questa regione sono, per esperienza e per varie misure, considerate generalmente come alcune delle più povere dentro la Thailandia.
Secondo l’ufficio di statistica nazionale del 2012 le entrate pro capite della popolazione dell’Isan era di 67888 baht, mentre quella complessiva era 183803 baht (fig2). Poiché la qualità della produzione del riso dell’Isan è considerata essere una degli standard più elevati thai, è discutibile che molto di questo riso potrebbe, almeno in principio, compararsi favorevolmente con quasi tutti i risi prodotti a livello internazionale e perciò comandare un premio per i suoi produttori.
Comunque manca generalmente una supervisione per l’assicurazione della qualità, specialmente sull’uso dei prodotti chimici, e perciò si è ottenuto in modo relativamente raro una certificazione riconosciuta internazionalmente per lo status di organico.
In Thailandia è un fatto generale, almeno per i prodotti agricoli che hanno un valore generale o particolare come merce sui mercati internazionali, che i contadini piccoli hanno una certa comprensione delle sfide poste dal mercato internazionale, come pure del bisogno di mantenere o sviluppare qualche autonomia rispetto a queste forze.
Questo è il caso ora rispetto ai produttori di riso; ed in aggiunta, a causa della riconosciuta qualità del riso thai, essi dovrebbero essere in una posizione migliore di quanto lo siano per affermarsi.
In via di principio con il loro eccesso salutare di produzione non dovrebbe essere un problema la loro sovranità alimentare in quanto tale. Comunque il loro stato debitorio crescente relativo è una causa crescente di preoccupazione, poiché sono legati e si adattano al prezzo del riso che essi ricevono per il loro riso, che potrebbe divergere da quello di mercato delle merci fondamentali e da quello che pagano i consumatori.
I mercati esteri
Riguardo ai piccoli coltivatori e come essi si relazionano e si integrano nel mercato del riso globale, come conseguenza della globalizzazione crescente, un numero di gruppi di coltivatori ha lavorato strettamente con gli esportatori.
Questo include una maggiore considerazione per gli standard di di produzione internazionale, e sebbene senza soddisfare ancora gli standard americani, europei, giapponesi di certificazione organica, la produzione thai migliora.
E’ vero che il termine organico resta in Thailandia poco definito e applicato. Cionondimeno la futura conquista di ceri standard non sarebbe solo da desiderare per il paese, ma anche relativamente diretto, se non fosse per un certo numero di ostacoli che gravano.
Questi ostacoli sono in relazione: all’inconsistenza del prezzo del riso che i piccoli coltivatori possono ottenere; all’incertezza che circonda i sussidi al prezzo come conseguenza dei fattori politici; la tendenza continua verso migrazioni economiche stagionali particolarmente dall’Isan verso Bangkok e le regioni centrali (figura 2); il vantaggio di posizione dei gestori delle risiere nel mercato del riso thai e quindi la sfida nella transizione permanente alla produzione organica dentro tale contesto.
E’ chiaro che questi fattori minano lo stabilirsi di condizioni che portano ad ulteriori investimenti e a tali sforzi, che renderebbero lo standard di organico accettato internazionalmente più accessibile ai piccoli contadini thai.
Nel caso thailandese la questione potrebbe essere posta così: “Fino a che punto possiamo sostenere i piccoli coltivatori di riso affinché abbiano maggior potere contrattuale, non solo in relazione alla loro capacità di fare pressione su chi fa le politiche per rispondere alle loro ragionevoli richieste, ma anche riguardo alla loro abilità per ottenere un prezzo più adatto al loro riso?”
Si potrebbe ragionevolmente dire che l’influenza di politiche più rigorose rispetto alla qualità alimentare e agli standard di salute internazionali, come quelli americani, europei e giapponesi, possono servire a migliorare la quantità e qualità della produzione biologica quindi a migliorare gli standard chiesti ed attesi dalla produzione thai.
Secondo alcune osservazioni generali della produzione biologica in Thailandia, coltivatori piccoli e grandi adottano ancora tipicamente una definizione larga di biologico e la utilizzano in modo largo.
Secondo la loro prospettiva la produzione biologica o non è definita oppure non è eguagliata con un prodotto assolutamente libero di sostanze chimiche, ed invece è più comunemente definito come un uso minimo di sostanze chimiche, in relazione alla loro produzione.
Perciò gli standard più stretti che sono richiesti dal mercato internazionale, nel lungo termine, saranno dei catalizzatori significativi per i piccoli coltivatori dentro la Thailandia nell’incoraggiarli a diventare sempre più attenti sia alle promesse che ai benefici di ottenere metodi e standard di produzione biologica.
Attualmente una delle debolezze strategiche, e quindi preoccupazioni, per i piccolo coltivatori di riso che sono altrimenti aperti alla produzione biologica, è legata al fatto che la maggior parte della produzione biologica e del suo mercato è già principalmente sotto il controllo di investitori e affaristi di larga scala.
Inoltre questa circostanza di svantaggio è ora esaltata dalla loro debolezza politica relativa, in un momento in cui i sussidi al riso non sono più accettati, quando il processo decisionale (in un meccanismo statale del dopo golpe) non è responsabile verso i piccoli contadini, e quando questi contadini sono restati proporzionalmente sia politicamente che economicamente alquanto deboli.
Questioni del lavoro
Per i piccoli contadini e la gran parte della popolazione dell’Isan rurale, il livello di migrazione stagionale resta alto durante l’estate specialmente perché la riserva dell’acqua è limitata e per il grado di fertilità e qualità di questi suoli è quasi impossibile un altro raccolto. Perciò è diventato imperativo, negli ultimi decenni, spostarsi a lavorare nelle industrie o nell’edilizia a Bangkok o nelle sue province limitrofe, come lo è ancora per molti.
Cionondimeno è il caso che se si risolvessero il problema dell’affidabilità delle fonti d’acqua e del miglioramento dei suoli, si avrebbe un sostegno aumentato di autosufficienza dentro la Thailandia rurale e provinciale. Il sentimento generale resta un forte indicatore per cui la popolazione locale sarebbe motivata a restare nelle loro province se lo è economicamente sostenibile per loro.
Oggi molti piccoli coltivatori di generazioni non sono più economicamente dipendenti dalle loro aziende. Ora ad assistere le famiglie di coltivatori e le loro comunità ci sono altre forme alternative di entrate come il lavoro stagionale, le rimesse delle generazioni più giovani che lavorano nel settore industriale.
Perciò sarebbe una considerazione criticamente importante una nuova indagine comprensiva della struttura sottostante della economia del riso della Thailandia nel tentativo di riconsiderare in questo contesto il ruolo dello stato thai in modo più efficace.
Negli anni futuri è probabile che il settore agricolo thai vivrà sempre di più una mancanza di lavoratori, perché in primo luogo le generazioni più giovani tendono a percepire che il lavoro dentro questo settore non garantirà loro un futuro finanziario sicuro.
Inevitabilmente perciò sarà necessario riesaminare il ruolo dello stato su questo settore che resta strategicamente e strutturalmente importante per la Thailandia sul piano sociale, economico e politico. Questo è perché le relazioni tra tutti i portatori di interesse sono spesso decisamente ambivalenti.
Considerazioni fondamentali includono: l’influenza dello stato, il problema della corruzione e le richieste e aspettative della popolazione complessiva thai; e questi sono computati in relazione al prezzo di mercato del riso e altri prodotti alimentari, il ruolo dei sussidi del riso e le preoccupazioni delle popolazioni rurali che spesso si sentono traditi dallo stato, sfruttati dai padroni delle risiere e anche si trovano in contrasto con milioni di thai che continuano a criticare il loro recente ruolo nella politica thai.
Essere all’altezza dell’Europa
Nell’Europa si sostiene che i contadini non potrebbero andare avanti senza il sostegno della comunità europea e dei loro governi nazionali. In vari decenni l’UE ha adottato differenti strumenti di politica per che i suoi agricoltori possano alla fine competere e sopravvivere nei mercati locali e internazionali, nessuno dei quali può essere considerato come mercato libero.
Il CAP, politica agricola comune, della UE resta una politica di sussidi forti nonostante gli attuali tentativi di riforma. Secondo un recente rapporto europeo: “Per oltre venti anni, a cominciare dal 1992, il CAP è passato per riforme successive che hanno accresciuto l’orientamento del mercato per l’agricoltura mentre sosteneva il sostegno delle entrate e la rete di salvataggio per i produttori, migliorato l’integrazione delle richieste ambientali e rafforzato il sostegno per lo sviluppo rurale in tutta la UE”.
Indipendentemente dai tanti modi in cui la produzione del riso è politicizzata, contro gli interessi dei piccoli agricoltori, il settore agricolo nel mondo resta un settore fortemente politicizzato a livello nazionale e internazionale.
L’attuale Doha Round del WTO, iniziato nel novembre 2001, deve ancora concludersi con un accordo, ed è il settore agricolo ad essere la questione principale. La UE ha sottolineato:
“L’agricoltura è la pietra miliare del Doha Round se non altro a causa del coinvolgimento delle nazioni in via di sviluppo. I negoziati sull’agricoltura coprono tre aree: i sussidi del sostegno nazionale, l’accesso del mercato con il regime delle importazioni e tariffe, e la competizione delle esportazioni con crediti e finanziamenti all’esportazione, aiuto alimentare e imprese di commercio statali”.
Politica strategica di lungo termine
Sebbene la Thailandia non sia tra i paesi che spendono di più in sussidi agricoli, differentemente dall’Europa, USA e Giappone, come molti altri paesi, è stata costretta a riconoscere che l’intervento dello stato nel settore agricolo sarà sempre più soggetto a maggiori pressioni ed influenze esterne e, non ultime, alle influenze e regolamenti del World Trade Organizzation.
Questa è la ragione per cui deve essere presente un quadro di politica strategica per il settore agricolo thailandese per sostenere gli agricoltori thai, affinché essi possano essere davvero competitivi in relazione ai mercati nazionali.
Questo significa un riconoscimento del meccanismo di mercato piuttosto che un affidarsi all’interferenza dello stato. Perciò per realizzare una strategia di lungo termine più efficace in relazione a questioni importanti come “la politica del riso”, è il momento che i politici thai agiscano in modo da trascendere l’attuale dibattito politico che ha sempre agito per deragliare il progresso più significativo per la Thailandia e per i suoi piccoli coltivatori di riso.