Ieri segna il primo anniversario della misteriosa scomparsa di Porlajee Rakchongcharoen, meglio conosciuto come “Billy”, un attivista dei diritti di etnia Karen a Phetchaburi. Il 17 aprile dello scorso anno, Billy fu arrestato nel parco nazionale di Kaeng Krachan per il possesso presunto di un favo di api selvatico e sei bottiglie di miele selvatico. Il Presidente del parco Chaiwat Limlikitaksorn ha detto che Billy era stato rilasciato dalle autorità dopo aver ricevuto un avviso dalle autorità. Disse dopo di credere che Billy “era ancora vivo e che vive nel Parco”.
Non è una possibilità presidente. Due studenti che inizialmente testimoniarono di averlo visto ritrattarono quanto detto. Gli incvestigatori che esaminarono le fotografie nel parco confermarono che non esistevano foto del rilascio di Billy. La polizia si mise alla ricerca. Gli abitanti dei villaggi si misero alla ricerca, usando anche i riti tradizionali che chiedono aiuto alle potenze mortali e divine credendo di poterlo così localizzare.
Billy, che guidò le proteste contro gli espropri forzati delle popolazioni Karen dalle foreste dove le loro famiglie vivevano da generazioni, è improbabile che sia “ancora vivo e nel parco”
Le stagioni cambiano, i governi cambiano, le costituzioni stanno per cambiare e nessuno sa dove Billy si trovi. Il suo destino è più oscuro della morte, è svanito. Non è forse un tipo di disastro non naturale? Nulla può scomparire. Qualcuno deve far qualcosa per far scomparire. Nello scorso anno, quelli che hanno seguito questa questione si sono domandati chi sia questo qualcuno.
La moglie di Billy, Pinnapa Preuksaphan scrisse lo scorso anno un resoconto profondo di come delle azioni violente che i rappresentanti del parco conducevano contro gli abitanti dei villaggi per cacciarli dal parco, che ora temono di essere “sequestrati come Billy”. Pinnapa chiese al tribunale che indagasse sui rappresentanti del parco che arrestarono Billy, ma la richiesta fu rigettata a causa di una mancanza di prove.
La donna denunciò all’ Ufficio del settore Pubblico della Commissione contro la Corruzione. Dopo il golpe, fece una richiesta al NCPO, alla Polizia Reale Thailandese e alla Commissione dei diritti umani. Nulla si è materializzato, e l’uomo è ancora scomparso.
Fatto correlato: il presidente del Parco Chaiwat fu processato, insieme a quattro ufficiali, per il presunto omicidio di Tabkamol Obom, attivista dei diritti e politico, nel 2011. Lo scorso ottobre la corte prosciolse Chaiwat e i presunti complici per “prove inconsistenti”
Tabkamol che si batté per gli abitanti Karen fu ucciso mentre andava in macchina a Phetchaburi. “Siamo estremamente felici della sentenza” disse Chaiwat.
Il primo anniversario della scomparsa di Billy è stato caratterizzato da una sequenza solita di cicli di notizie e competizione di titoli di giornali: Scomparsa vuol dire solo uno scandalo iniziale, poi come la scomparsa stessa, diviene una memoria che scompare piano piano, un ricordo offuscato.
Si prenda il caso ignobile di Somchai Neelapaijit, che forse è il caso di maggior profilo di scomparse forzate della nostra storia moderna, le cui prove chiare puzzano del coinvolgimento dello stato.
Il 12 marzo scorso è stato l’undicesimo anno da quando è scomparso l’avvocato dei diritti umani, e come atteso non ha quasi per nulla raggiunto le notizie principali. Non è cambiato nulla, nulla si è materializzato.
La moglie di Somchai, Angkhana, ha organizzato una piccola manifestazione nel luogo dove Somchai fu visto l’ultima volta nel 2004.
Questa è la cosa migliore che i familiari delle persone scomparse possono fare: assicurarsi che almeno siano ricordati, che non smettano di essere umani diventando un numero statistico.
La posizione di Angkhana è anche di sottolineare che suo marito “non è stato né il primo né l’ultimo” a scomparire. Il caso di Somchai divenne importante perché era uno che lottava contro le violazioni di diritti umani da parte dello stato specialmente nel Profondo Meridione, ma ci sono altri casi che non sono mai diventati una notizia. Negli scorsi dieci anni Angkhana ha detto che ci sono stati 59 casi di scomparse forzate nel paese e Billy è appunto al sessantesima vittima.
Scomparire significa essere disumanizzato. Il fatto che quasi nessuno sia stato portato davanti ad un tribunale serve solo ad aggravare il trauma dei familiari, oltre alla storia dei diritti umani del paese. Billy se ne è andato da un anno, Somchai undici. Indipendentemente dal tempo trascorso quello che possiamo fare è rifiutare di lasciarli scomparire nel nulla. Quella sarebbe una condanna peggiore della morte.
Kong Rithdee, Bangkok Post.