Circondata da candele votive e dai fiori, la coppia è splendida nei loro vestiti kurta indiani, mentre tengono insieme il buquet di fiori, innamorati fermamente l’un dell’altro.
Era la notte del matrimonio di Terence Krishna Lopez e Edwin Quinsayas, una coppia gay, nel giardino di casa di un amico in un circondario di Manila.
«E’ la notte più felice che abbia mai vissuto» dice il signor Lopez, col un sorriso splendido agli amici che si avvicinano attorno alla coppia per congratularsi.
«Dovevamo fare il passo necessario in avanti» aggiunge dopo, spiegando perché lui e il signor Quinsayas hanno preparato la cerimonia, su cui un amico ufficiò. «Perché solo gli eterosessuali devono fare festa?»
Nelle Filippine, momenti come questi, chiamati benedizioni oppure unioni sante, sono divenute sempre piú comuni con i gay e lesbiche che provano ad asserire i loro diritti in questa nazione a predominanza cattolica, relativamente tollerante ma ancora limitata sul piano legale.
Diversamente dalla vicina Malesia, la sodomia tra adulti consenzienti non è illegale. Manila e le altre città hanno delle vibranti scene gay .
L’orientamento sessuale non permette l’esenzione dal servizio militare.
Ancora, la legge che vieta la discriminazione contro i gay sui posti di lavoro o per gli alloggi resta in una condizione di stallo per l’opposizione della potente gerarchia cattolica e i suoi alleati nel Parlamento Filippino.
Le unioni tra persone dello stesso sesso non hanno base legale. Il Codice di Famiglia definisce il matrimonio come una unione tra un uomo e una donna. Alcuni legislatori filippini, in reazione alla tendenza a legalizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, hanno fatto delle proposte di legge, sia al Senato che al Parlamento, per bandire esplicitamente tali unioni e, in una proposta, di vietare matrimoni eterosessuali in cui uno dei membri della coppia abbia subito un cambio di sesso e non sia quindi un uomo o donna «nato naturale».
«Il matrimonio è sempre stato tra un uomo e una donna. Nessuna legge può cambiarlo» sostiene in una intervista il Reverendo Melvin Castro, direttore esecutivo della Commissione sulla Famiglia e la vita della Conferenza Episcopale Filippina.
Una unione gay «è un esercizio di futilità» aggiunge. «E’ una cerimonia vuota di un effetto religioso e legale»
Ma molti gay filippini hanno provato a raggiungere proprio quello, ricercare una sanzione religiosa alla cerimonia di impegno e applicare la legge in modo creativo per dare una protezione legale alla loro relazione.
«E’ importante per noi. Perché qualcuno dovrebbe volere privarci di questa semplice gioia, a noi che crediamo nello stesso Dio? » si chiede Regen Luna, un pastore della Chiesa della Comunità Metropolitana, una denominazione protestante fondata nel 1968 in California con una missione speciale verso la comunità gay, lesbica e transessuale.
Lo scorso anno, il pastore Luna ha presieduto le unioni di una dozzina di coppie gay in un resort a Cavite, una provincia a sud di Manila dove è cresciuto e dove ha una cappella che serve anche da Internet Cafè quando non è usata per cerimonie religiose.
«Unioni simili si tengono anche in altre città delle Filippine» dice il pastore Luna dopo la cerimonia che prevedeva degli uomini gay che facevano un numero di danza.
Questi momenti non sono sempre così elaborati, o romantici come quello celebrato dai signori Lopez e Quinsayas. Alcuni giorni prima, in un caffè Starbuck a Quezon City nelle Filippine, un clerico statunitense Richard Mickley, incontra una coppia di donne per discutere della loro unione.
Bevendo dei caffè, il prelato ricorda loro delle responsabilità reciproche e perché la loro unione è importante per la comunità gay filippina. Lui e la coppia tenendosi le mani con gli occhi chiusi pregano.
La maggioranza degli avventori del Caffè sembrano ignari di ciò che accade. Ma Padre Mickley, come è conosciuto, dice che la «benedizione preliminare» al Starbucks, che si compirà come unione alcuni mesi dopo, è stato un fatto importantissimo come le unioni che ha presieduto sin dal 1994, l’anno in cui lui solennizzò per la prima volta un matrimonio gay nelle Filippine.
«Quello che celebro è una cerimonia religiosa» dice. In rispetto per la legislazione filippina, «Non usiamo la parola matrimonio. Usiamo, invece, il termine unione santa»
Padre Mickley, originario dell Ohio, ottantaduenne, ha studiato in un seminario cattolico e prestato servizio durante la guerra di Corea. Dopo aver capito di essere gay, divorziò dalla moglie e divenne pastore della Chiesa Comunitaria metropolitana. Dice che arrivò nelle Filippine nel 1991 dopo aver letto le lettere della comunità gay filippina che lamentava che nessun gruppo religioso si occupava mai del loro vivere.
Father Mickley ha guidato la chiesa e celebrato varie unioni dello stesso sesso fino a sedici anni fa quando si ritirò per vecchiaia.
Ha continuato fondando una nuova chiesa L’Ordine di Santo Aelred, secondo il nome di un monaco del dodicesimo secolo inglese che alcuni gay hanno abbracciato come santo patrono. Padre Mickley è anche vescovo nelle Filippine della Diocesi Cattolica del One Spirit, una organizzazione cristiana americana dedita al vivere secondo i modi della chiesa degli inizi.
Padre Mickley dice di aver smesso di contare quante unioni ha celebrato, «centinaia e centinaia», ma non passa giorno che non riceve una telefonata che richiede una benedizione e non passa settimana senza che soddisfi tale richiesta.
Mentre al Starbucks celebra l’unione tra le due donne, ricevette una chiamata da una donna della citta di Davao, Mindanao, che chiedeva se lei e la sua amante possono prendere un volo per Manila e sposarsi subito.
«Questo succedere tante volte al giorno. Ho tenuto cerimonie in piccole cappelle, spiagge, stanze di Hotel, anche balere»
Mentre la popolazione gay è alquanto accettata socialmente nelle Filippine, si trovano spesso a lottare contro delle resistenze una volta che tentano di trasformare questa accettazione in qualcosa di più politico, come i diritti legali, diceva Ging Cristobal, coordinatore del progetto Asia for International Gay and Lesbian Human rights Commission.
Ricorda una affermazione della chiesa cattolica romana del 2000 che descrive come «legge dell’immoralità» una legislazione anti discriminatoria proposta. Tali movimenti tesi ad influenzare la legislazione ha rivoltato lei, Ging Cristobal, ed altri contro le autorità ecclesiastiche, sostiene la Ging, ma molti gay e lesbiche filippini desiderano vincere questa divisione tra la loro identità personale e la loro religiosità. Una cerimonia che conferisca una benedizione sulle loro unioni divine ancora piú significativa.
«Potrebbe essere un sentimento puramente filippino, armonizzare fede e sessualità» dice la signora Cristobal che vive nelle Filippine. La sfida poi, aggiunge, è di portare queste unioni al di là del puro simbolismo. In assenza di una legge sui matrimoni omosessuali, alcune coppie si stanno rivolgendo alle volontà e alle procure per dare alle loro unioni una maggiore forza legale.
Ging Cristobal diceva che lei e la sua amante si erano date la procura permettendo di comprare proprietà insieme. Su vari documenti avevano indicato l’un l’altro come eredi. La Cristobal ha pianificato di adottare la figlia della compagna.
«Il punto è, ognuno si afferra a qualcosa che è reale e unificante» diceva. Tre anni prima, lei e la sua compagna decisero di formalizzare la loro unione con una cerimonia di impegno. Pochi avvenimenti le resero più felici, diceva la signora Cristobal.
«Il diritto al matrimonio è un diritto fondamentale. Afferma la nostra posizione nella società»
Carlos H Condé, In the Philippines, A struggle to reconcile faith and Love