Bangkok ritorna a ripensare i negoziati dopo il collasso della piattaforma dei gruppi separatisti e gli incessanti attacchi con bombe.
La città di Yala è collassata per tre giorni di seguito. Giovedì notte sono esplose 24 piccole bombe per tutta la città nel giro di due ore. Una rete di sicurezza era stata posta in essere ma non ha impedito altre quattro esplosioni il mattino successivo e anche la mattina successiva ancora.
E’ stata un’orgia di bombe che ha umiliato l’apparato della sicurezza thai che si riprendeva dall’attacco con bombe del 10 aprile scorso sull’isola turistica di Koh Samui, dove le prove indicavano che l’origine era da ricercarsi nelle province più meridionali.
Nel giro di qualche ora dall’attacco a Samui, il portavoce del governo installato dai militari, il ministero della Difesa e l’esercito reale thailandese affermavano pubblicamente che l’autobomba non aveva nulla a che fare con l’insorgenza malay musulmana.
Il capo della IV regione Militare generale Prakarn Cholayut ha difeso le misure di sicurezza poste in essere la sera del giovedì a Yala, dicendo che le successive bombe erano state poste prima dell’inizio degli scoppi. Inoltre le bombe erano state accese in modalità remota con dei telefonini.
Parlando ai giornalisti il ministro della difesa Prawit Wongsuwan ha detto che le bombe erano piccole e che i colpevoli erano più preoccupati con creare disturbo che con il fare dei morti.
Fonti vicine al movimento separatista affermano che l’autobomba di Samui e i tre giorni di bombe a Yala erano stati fatti dal BRN come un messaggio forte di disapprovazione della condotta delle truppe thai, delle regole mal definite di ingaggio e della cultura di impunità tra le forze di sicurezza.
E’ servito anche a ricordare alla Thailandia e alla Malesia che il BRN, il movimento separatista che controlla la grande maggioranza dei combattenti separatisti, non sostiene Majlis Amanah Rakyat Patani, MARA Patani, una piattaforma di vari movimenti Malay Patani che formulano una strategia comune.
Un altro componente alla MARA Patani è un’assemblea regionale di organizzazioni di società civile locali la cui funzione è di rendere legittima l’iniziativa di pace.
Il 21 aprile il facilitatore malese designato Dato Ahmad Zamzamin Hashim tenne un incontro con rappresentanti di sei gruppi separatisti storici. A rappresentare il BRN c’era Awang Jabat e il suo socio Tok Imam Haleng.
Tra gli altri rappresentanti c’erano tre fazioni separatiste, PULO, GMIP e BIPP. Reiterarono la loro determinazione ad usare MARA Patani come veicolo per unir i gruppi e far andare avanti il processo di pace. Ma il problema del MARA è che la vasta maggioranza dei capi del BRN, particolarmente l’ala militare, non sostiene l’iniziativa.
Dicono che l’iniziativa era stata arrangiata da elementi impazziti che si sono associati al facilitatore malese e, fino ad un certo punto, con i rappresentanti thai che lavorano al processo di pace. Inoltre non considerano Awang Jabat un loro rappresentante. Le organizzazioni civiche locali nel profondo meridione thailandese hanno lasciato cadere l’offerta di partecipare all’assemblea di MARA Patani di 22 membri.
Ma il generale Prayuth Chanochoa, ad un recente incontro del comitato guida per il gruppo politico del conflitto meridionale, ha deciso di gettare acqua fredda sull’idea di MARA Patani.
Al pari dei capi del BRN, Prayuth non considera MARA Patani rappresentativo dei desideri della gente di questa regione in conflitto, ed ha anche sottolineato che l’idea era giunta da un piccolo gruppo di persone.
Eppure Prayuth vuole parlare con gli insorti, dicono fonti del governo.
Il primo ministro era preoccupato che MARA Patani avrebbe potuto porre le basi di una internazionalizzazione del conflitto. Alcuni rappresentanti del ministero degli esteri temono, con la Malesia che presiede l’ASEAN, che la questione potrebbe facilmente essere posta sull’agenda regionale.
Comunque non ci sono indicazioni che Kuala Lumpur abbia in mente di internazionalizzare il conflitto. Come la Thailandia la Malesia ha assunto una posizione territoriale sul conflitto rifiutando di permettere a governi o mediatori esteri di partecipare al processo di pace. La Malesia, avendo il conflitto sul proprio confine, si considera un pezzo importante del processo.
Ma il fatto era risaputo da un po’. Awang, che è allineato fermamente con il facilitatore malese sull’iniziativa di MARA Patani, aveva reclutato un religioso musulmano di Sai Buri, Ustaz Waesumae Sudden, per mobilitare il sostegno degli insorgenti e dei musulmani del posto a livello di base. Sudden fu ucciso il 28 settembre scorso, e MARA Patani è rimasta su basi deboli sin da allora. Sembra che Prayuth abbia messo l’ultimo chiodo sulla tomba.
Non è chiaro quello che il futuro ha in serbo per l’iniziativa di pace. Ma gli analisti di Bangkok dicono che la giunta sia interessata a parlare con i separatisti. Presentare un formato che soddisfi i generali thai, sembra, continuerà ad essere il problema.
Don Pathan (www.pataniforum.com), Nationmultimedia.com