Sin dal 2014, stando a quanto dichiarato dal Dipartimento della Difesa USA, la Cina lavora ad un massiccio sforzo di recupero di suolo nelle isole Spratly con oltre 800 ettari di suolo ricavato.
Le costruzioni, i luoghi e i potenziali di queste isole (tra i quali Johnson South, Cuateron, Gaven, Fiery Cross, Subi, Hughes e Mischief Reefs) hanno dato alla Cina vari vantaggi strategici ponendo molte posizioni vietnamite in una posizione vulnerabile.
Conseguenza di questo approccio, la Cina riesce non solo a controllare potenzialmente i corridoi di mare di comunicazione ed applicare una zona di identificazione di difesa aerea, ADIZ, ma sfidare il controllo dello status quo di assembramenti nelle isole Spratly attraverso operazioni di divieto di accesso all’area, A2/AD.
Mentre la presenza cinese e la mancanza di trasparenza ha riavvicinato Hanoi e Washington, ci sono limiti alla crescita delle relazioni mentre le loro preoccupazioni e priorità strategiche differiscono, nonostante la visita del ministro della difesa americano in Vietnam quando si è firmato la Dichiarazione di Visione Congiunta per le Operazioni.
Mentre gli USA sono attenti alla navigazione e al sorvolo, Hanoi è soprattutto preoccupata della possibilità che il lavoro di reclamo di suolo della Cina possa mettere in pericolo le loro posizioni nelle Spratly. Hanoi ha ragione di essere preoccupata.
La pubblicazione La strategia Militare della Cina del 26 maggio 2015 chiarisce che la sua pazienza per la “militarizzazione” ed “occupazione illegale” di ciò che ritiene il proprio territorio potrebbe non essere più tollerato, mentre continua a fare investimenti strategici nelle sue capacità marittime nella difesa della sovranità del proprio dominio marittimo.
Gli sforzi cinesi di recupero di suolo e le loro ambigue affermazioni territoriali minacciano gli interessi USA nella libertà di navigazione. Per la Cina la “libertà di navigazione non vuol dire affatto che navi o aerei militari stranieri possano entrare le acque o lo spazio aereo territoriale.” Il 25 maggio la portavoce del ministro degli esteri l’ha posta così:
“La libertà di navigazione e sorvolo, comunque, non è equivalente alla violazione della legge internazionale da parte di navi o aerei militari contro i legittimi interessi e diritti come pure la salvaguardia di sorvolo e navigazione degli altri paesi.” La Cina ha messo in guardia gli USA che voli di sfida americani e passaggi di nave, che hanno osservato una distanza di 12 miglia nautiche dalle isole reclamate dalla Cina, sono “irresponsabili e pericolose” e pongono il rischio di provocare la guerra.
Gli USA hanno segnalato che accrescerà i propri sorvoli e rafforzerà la libertà di navigazione. Il 27 maggio il ministro ella difesa americano Ashton Carter ha avvisato Pechino:
“Non bisogna sbagliarsi: gli USA voleranno, navigheranno e opereranno dovunque la legge internazionale permette come facciamo in tutto il mondo” La creazione di acque territoriali da parte di isole artificiali e potenziale dichiarazione di una ADIZ sono una assoluta linea rossa per gli USA.
Ma per il Vietnam la preoccupazione non è tanto per la libertà di navigazione con il traffico da 5 migliaia di miliardi dollari che attraversa il Mare Cinese Meridionale, quanto una cosa più immediata su quello che gli sforzi cinesi significano per la sicurezza delle loro isole occupate.
Senza citare il Vietnam, la Cina avvisa che “alcuni dei suoi vicini di mare assumono azioni di provocazione e rafforzano la loro presenza militare su isole e barriere della Cina che hanno occupato illegalmente.” Ed in risposta all’attenzione dei media internazionale sui lavori di reclamo cinesi i media controllati dallo stato hanno messo in luce gli sforzi vietnamiti. Il libro bianco del 2015 chiarifica molto bene che gli interessi strategici prevalenti sono in natura marittimi e che lo sviluppo della sua forza si concentreranno sui “domini di sicurezza critici” con i marittimi in primo luogo.
La Cina nel suo libro ha preso ad esempio i paesi esterni che “mantengono un contatto di sorveglianza e riconoscimento stretto in aria e mare contro la Cina”, cioè gli USA, ed ha messo in guardia che “alcuni dei suoi vicini di mare assumono azioni provocanti rafforzando la propria posizione militare su isole e barriere che hanno occupato illegalmente”. L’attenzione su quella “occupazione illegale” sarà portata avanti dalle nuove capacità messe su dalla Cina attraverso i suoi sforzi di recupero.
Mentre la Cina reitera la vecchia posizione cinese secondo cui l’uso della forza è solo in chiave difensiva, il Vietnam comprende benissimo le tattiche di prelazione cinesi. Il libro bianco afferma un obiettivo di “arricchire il concetto strategico di una difesa attive” che si traducono in tattiche prelatorie, nascoste, attive usate per “difendere” la sovranità cinese”.
La loro strategia di “difesa attiva” parlano anche di “flessibilità” e mobilità”, operazioni congiunte migliorate, “concentrazione di forze superiori” e de “l’uso integrato di tutti i metodi e mezzi operativi” Il mare cinese meridionale è il terreno di prova di queste nuove dottrine.”
I legislatori vietnamiti pongono la preoccupazione che, una volta completati gli attuali lavori di recupero, avranno capacità militari per rinnovare le operazioni di offensiva e afferrare altre peculiarità, come hanno fatto nel marzo 88 su Johnson Reef.
Eppure questa cosa è improbabile per due ragioni. La ricaduta diplomatica sarebbe troppo grande. La maggioranza del troppo cauto ASEAN sarebbe pronto ad agire. Non c’è nulla che minacci la strategia cinese più i una risposta multilaterale e possibilmente persino che l’ASEAN avanzi con un codice di condotta senza la partecipazione cinese.
Finora, come dice Patrick Cronin, la Cina si è affidata con successo “a questo tutoraggio e si è affidata alle tattiche di divisione ogni volta che i dieci paesi dell’ASEAN si sembravano unirsi su qualcosa, persino su una affermazione vaga che poteva essere pensata come antitetica agli interessi cinesi”
Seconda cosa, la modernizzazione militare del Vietnam è stata notata dalla Cina. Hanoi ha avuto la più decisa crescita nelle spese militare nella regione del valore di 314% dal 2005 al 2014. In quel periodo a sviluppato le capacità di proiezione di potenza più letali nel sudestasiatico con una delle più grandi marine, con tre sottomarini di classe Kiko già consegnati e altri due in servizio per il 2016, due corvette di classe Sigma, due fregate Gepard con altre due ASW da essere consegnate quest’anno che sono ora di produzione locale. Il Vietnam ha anche la forza missilistica più sofisticata della Regione: missili antinave di produzione vietnamita Yakhont e Shaddock, missili antinave Brahmos e missili Klub da sottomarini che potrebbero colpire la presenza cinese nelle Spratly. Mentre il Vietnam non potrebbe durare in un conflitto lungo, ha le capacità di far crescere i costi per la Cina nel breve periodo.
Quindi la Cina continuerà a costruire isole ma con l’occupazione di peculiarità non occupate e affioranti. Non ha bisogno di provocare n conflitto armato attaccando isole gestite.
La Barriera di Scarborough, sottratta nel 2012 alle Filippine, devono essere viste come una guida per l’azione cinese futura. Nessun paese a la capacità cinese di creare isole dal nulla. Gli sforzi di recupero saranno presto completi e la loro flotta di scavatori si sposterà sulle prossime isole strategiche.
Ed è questo che da fa esitare Hanoi. Più che che un conflitto armato e la conquista militare di alcune delle sue 19 isolette occupate, è la paura che la Cina si ringalluzzisca fino al punto di operare attività A2/AD, pressando il Vietnam impedendo i rifornimenti delle sue strutture piccole ed indifendibili e alcuni dei 16 fari ed aiuti alla navigazione, finché la pressione diplomatica contro di loro non salga e si raffreddi per un periodo di tempo, prima di ricominciare.
La Cina è sempre più pronya ad iniziare operazioni A2/AD contro il Vietnam in due punti, le barriere di Union e Thitu. I rapporti ultimi di posizionamento di artiglieria auto alimentata su queste isole, come pure l’accelerazione di lavori per immagazzinare questo equipaggiamento, aggiunge solo alla sempre crescente prova che la Cina stia gettando le fondamenta di operazioni A2/AD, se dovessero aversi le condizioni favorevoli.
Per esempio, le due nuove isole recuperate di Johnson South e Hughes si trovano molto vicino alle quattro posizioni vietnamite di Isola di Sin Cowe, Sin Cowe Orientale, Barra di Collins e di Landsdowne. Sin Cowe è la settima presenza maggiore nelle Spratly, isola naturale di otto ettari, dove i vietnamiti hanno costruito varie costruzioni, un faro ed un lavoro limitato di recupero come die strutture di cemento costruite sulla barriera sommersa. Mentre né Johnson South e Hughes avranno un aeroporto, hanno piattaforme di elicotteri e porti per rafforzare l’occupazione marittima.
In modo simile la nuova creata Isola di Gaven dà la possiblità alla Cina di chiudere l’accesso all’isola naturale di Sand Cay del Vietnam, anche le sue piccole costruzioni sulle vicine Namyit, Eldad e Petley.
Di maggiore preoccupazione per quanto di lungo termine per Hanoi, è il recupero e costruzione sulla Barra di Cuateron e Fiery Cross con la pista aerea da 3000 metri che darà alla Cina la capacità di proiettare la sua potenza verso la zona della Barra di London dominata dal Vietnam.
Bisogna che il Vietnam e gli USA facciano piani contingenti se la Cina dovesse applicare la politica A2/AD. La Cina ha usato le sue navi di guardia costa per provare a bloccare i rifornimenti alla nave filippina affondata Sierra Madre nel Second Thomas Shoal, vicino a Mischeef. Queste nuove isole recuperate danno loro più capacità per operazioni A2/AD. La Cina probabilmente farà crescere i costi per gli altri per quello che definisce “occupazione illegale” della sua sovranità nazionale. Sforzi di prevaricazione continui e concertati possono diventare una pietra miliare della strategia cinese.
Mentre il Vietnam e gli USA continuano a rafforzare i legami, con la visita del ministro della difesa Carter e la visita a Washington del segretario generale del Partito comunista Nguyen Phu Trong, le due parti devono discutere seriamente le implicazioni strategiche dei lavoro di recupero cinesi e del come possono essere usate per cambiare lo status quo. L’aiuto per la modernizzazione della sicurezza di mare compresi i 18 milioni di dollari per il pattugliamento sono insufficienti. E mentre i due paesi decidono di accrescere la compravendita di armi, ci saranno sempre i limiti su quanto Hanoi accetterà o potrà comprare, sebbene ci siano indicazioni di alcune produzioni congiunte. Il 1 giugno i ministri Carter e Phung Quang Thanh hanno firmato la loro prima “affermazione di visione congiunta per la maggiore cooperazione operativa”.
Non ci si illuda, Hanoi non si allineerà mai con Washington contro la Cina. Ma sarebbe un segnale importante se questo documenti affrontasse le operazioni A2/AD sebbene improbabile mentre la relazione di difesa bilaterale è ancora definita dal MOU del 2011 che non include alcune operazioni.
Eppure le due parti hanno bisogno di avere discussioni aperte rispetto a questi scenari. Se la Cina dovesse iniziare le operazioni A2/AD come risponderanno le due parti, se risponderanno? Le operazioni A2/AD contro il Vietnam potrebbero tirare dentro gli USA? Se la Cina dovesse impedire agli elicotteri vietnamiti di accedere alle isole vietnamite, gli USA la considererebbero di fatto una ADIZ? La pressione sulle navi di rifornimento vietnamite sarebbero equivalenti al provare ad impedire la navigazione marittima o alle sfide della libertà di navigazione da parte della Marina USA?
Al Vietnam piace, chiaramente, una presenza americana più robusta nel Mare Cinese meridionale e la sua sfida più aperta alle affermazioni di sovranità cinese. Ma gli sforzi non riescono ad impedire alla Cina nei suoi lavori di recupero. La prossima fase deve sviluppare una strategia che impedisce alla Cina di usare le isole recuperate per sfidare lo status quo, la libertà di navigazione e i sorvoli.
Zachary Abuza, CIMSEC