Molto spesso si pensa alle grandi dighe idroelettriche come una generazione di energia pulita, verde, a basso impatto ambientale. La realtà è ben diversa specialmente quando le dighe sono considerate nel loro contesto naturale, storico, economico e sociale.
Più volte ne abbiamo parlato a proposito del Laos e del suo progetto di costruire una decine di dighe sul percorso del Mekong. Di uguale importanza è quanto succede nel Borneo Malese, nella regione del Sarawak dove vogliono costruire 3 grandi dighe, in un’area coperta a foresta vergine in cui vivono varie popolazioni locali in un continuo con la foresta vergine e tantissime specie di flora e di fauna protette.
Di seguito facciamo un breve quadro ricavato da Survival International e poi traduciamo un articolo apparso su un quotidiano di Singapore.
L’interno della regione Sarawak del Borneo Malese è costituito, almeno originariamente, da foreste vergini all’interno delle quali ed in simbiosi con esse vive una popolazione locale Penan, costituita da 10 a 12 mila abitanti, per lo più nomadi, che traggono il loro vivere dalla foresta.
La regione fu occupata nel 1839 dagli inglesi di James Brooke che poi l’amministrò fino a quando la consegnò agli inglesi nel 1946. nel 1963 divenne una regione della Federazione Malese.
Da allora il governo del Sarawak nonché lo stato Malese non hanno mai riconosciuto i diritti dei Penan come di tutte le popolazioni originarie sostenendo il diboscamento delle foreste vergini per far spazio alle piantagioni commerciali in larga scala.
Delle prime proteste dei Penan si ebbero nel 1987 con il blocco delle strade che traversavano la foresta con gli arresti di centinaia di Penan. Ma la resistenza è continuata in molti casi con esiti positivi di blocco del diboscamento, mentre in altri casi, dopo il taglio di così tanto legname pregiato, sono giunte le grandi piantagioni di olio di palma.
Ora il governo del Sarawak ha pensato alla costruzione di dodici dighe di produzione idroelettrica che allagheranno tanti villaggi dei Penan e di altre popolazioni indigene. Mentre tante popolazioni coltivano i propri alimenti, i Penan sono rimasti dei cacciatori dando la caccia specie ai maiali selvatici, piccoli animali, cervi oltre a pescare i tanti pesci che si trovano nei fiumi della regione. Un alimento usato è il sago che si ricava da piccoli alberi di palma.
E’ dalla foresta che anche ora i Penan ricavano gran parte dei loro alimenti benché abbiano cominciato a piantare riso ed altri raccolti. Ovviamente le aree dove si è avuto il diboscamento e la successiva utilizzazione a piantagione sono difficili per sostenere la vita dei Penan.
La perdita di foresta vergine inoltre porta con sé altri danni alla vita nei fiumi minacciata dalla crescita di depositi di terra nei fiumi che uccide la pesca tradizionale. Laddove ricomincia comunque a crescere qualcosa, la vita dei Penan non è più la stessa perché si sono persi i percorsi tradizionali di intere generazioni di persone.
Le grandi compagnie di legname Malese come Samling, Interhill e Shin Yang sono fortemente sostenute dal governo dello stato, e minacciano attivamente le popolazioni locali invitandole a desistere. Tanti lavoratori sono stati accusati di violenza contro le donne Penan.
La scomparsa di foresta vergine e la conseguente presenza delle piantagioni di olio di palma, che non permettono nessun uso del suolo per i Penan, non portano nulla di buono per i Penan che sono costretti alla povertà, alla malnutrizione e ad usare acque di fiumi inquinati.
Con l’arrivo delle grandi dighe, la prima della quale la Murum, si avrà l’allagamento dei territori dei Penan e di altre popolazioni indigene.
La diga Murum fu completata nel dicembre 2013 ed ora col processo di allagamento le tribù Penan sono state costrette ad abbandonare le loro terre e sono migrate in siti alternativi cattivi e ancora da finire.
Mentre il Sarawak produrrà più elettricità di quanta ne usa, la vita di Penan è stata sconvolta tanto da temere la perdita di indipendenza. Come già accaduto con la diga a Bakun ad altre popolazioni Penan, non potranno più andare a caccia o raccogliere dalla foresta, come pure sarà loro difficile poter crescere raccolti con piccolissimi appezzamenti di terra e riuscire a pagare l’acqua e la luce dei nuovi insediamenti dove sono stati piazzati.
Il rischio di estinzione di uccelli e mammiferi a causa delle grandi dighe
Uno studio dell’Università della California, consegnato al governo el Sarawak, sull’impatto diretto di tre grandi dighe di Sarawak sulla biodiversità ha trovato che un gran numero di mammiferi e uccelli a rischio di estinzione sarebbero colpite.
La pulitura e l’allagamento di terre coperte a forsta per preparare le tre grandi dighe d Sarawak a Bakun Murum e Baram hanno avuto un impatto sui due terzi di tutte e tre le specie di artropodi.
A rischio estinzione ci sono 4 specie di alberi e 35 specie di artropodi. Almeno 331 specie di uccelli e 164 mammiferi saranno copiti dalla pulitura della terra e dall’allagamento, stando allo studio chiamato Pianificazione energetica integrata per economie in rapido sviluppo.
Tra le specie colpite ci sono molte incluse nella Lista Rossa di Union of Conservation of Nature come il Pangolino di Sunda, il Gatto di Borneo, il Mampalon, il Gibbone del Borneo, il gatto a testa piatta, lo scoiattolo volante grigio fumo e tanti uccelli come il fagiano del Borneo.
“Si parla del 57% e del 69% degli uccelli del Borneo e dei mammiferi” dice lo studio del prof. Daniel Kammen e di Shirley Rebekah della Università della California.
La diga di Bakun da 2400 megawatt a Sungai Balui nel Belaga è ora operativa. La più piccola Mumrum da 944 Mw sarà commissionata alla fine di questo anno, mentre la terza a Baram è ancora nella fase di pianificazione.
Queste tre dighe producono cira 4.5 Gigawatt di capacità generativa ed hanno allagato 1355 chilometri quadri di foresta. Se il governo del Sarawak dovesse completare lo sviluppo dell’insieme di dodici dighe come proposto, almeno 100 mila persone delle tribù indigene potrebbero essere cacciate oltre ad una perdita di 2425 chilometri quadri di perdita di terra coperta a foresta.
“Le foreste del Borneo sono grandi magazzini di capitale naturale dai prodotti estraibili dalle foreste ai tanti servizi diretti o meno servizi di ecosistemi che danno. Queste foreste hanno un’importanza indiscutibile a livello locale e internazionale, ma non è stato ben documentato né il valore economico dei suoi servizi di ecosistemi né il valore intrinseco per gli esseri umani” scrive il documento.
Il professor Kammen, che ha incontrato il primo ministro Adenan Satem per il piano statale delle dighe, ha detto che lo stato “non aveva bisogno di altre dighe” per soddisfare le necessità di potenza progettate.
Lo studio afferma che la prima diga idroelettrica costruita a Ratan Ali, la diga di Bukum e i generatori recentemente fatti a gas-carbone sono sufficienti a soddisfare la domanda di elettricità. Con le dighe di Bukun, Murum e Baram operative ci sarà un eccesso di energia non usata.
Inoltre il corridoio statale di energie rinnovabili, SCORE; ha un costo totale e un costo livellato maggiori degli altri scenari di politica energetica.”
“Mentre ha un costo di carburanti basso e costo di bassi emissioni, i costi annuali di costruzione e i costi associati fissi sono elevati perché il sistema è sovradimensionato”.
Il professor Kammen ha detto che le grandi dighe sebbene appaiano poco costose agli inizi diventano costose con l’andar del tempo perché chi fa i piani “non sono bravi ad aggiungere i costi non monetari, quei costi che vanno fuori dall’economia fondamentale” come i ritardi, problemi dei disastri naturali, il costo delle emissioni di metano, la perdita di biodiversità, dei sistemi fluviali e il costo della salute delle popolazioni locali, quando scoprono che non possono più pescare, o cacciare o fare le cose che facevano prima.
In seguito all’incontro con i ricercatori con Adenan si spera che Adenan vorrà ripensare il piano di costruire una serie di grandi dighe che mirano a dare energia a basso prezzo al piano di industrializzazione di Sarawak.