Boicottaggio degli USA per portarli alla bancarotta, un sogno che fa vivere alcuni elementi conservatori thai
Pillole per dormire a parte, abbiamo bisogno di una dose giornaliera di fantasia per rendere tollerabile la vita. Una che ci permetta di portare gli USA alla bancarotta boicottandone i prodotti dopo che la dura potenzia imperiale ci ha definito il cuore del traffico umano, a cominciare da Starbuck e McDonalds, ma escludendo Facebook perché sarebbe da masochisti.
Una fantasia in cui il già politico, monaco e maratoneta Suthep Thaugsuban applicherebbe la stessa rabbia morale contro l’attuale regime come fece col precedente sulla questione dell’amnistia totale e dittaura parlamentare. Una fantasia per cui si potrebbe fare la riforma mentre si dice alla gente di starsi zitta, mentre gli abitanti dei villaggi hanno visto carriarmati e truppe nei forum di ascolto dei cittadini.
Una fantasia per cui i politici del dormiente Puea Thai perderebbero la loro dignità, dato che il loro personaggio più influente Somchai Wongsawat fu fotografato a seno nudo e proclamata da un monaco dalle robe rosse per sansare un incubo. Vi stanno divorando dei mostri verdi?
Cominciamo con il boicottaggio contro gli USA. Per amore dell’Ayatollah, persino gli USA sono pronti a togliere le sanzioni all’Iran, il mondo è andato avanti, e lcuni patrioti thai, in qualche angolo patetico del loro fervore per sostenere a prescindere i militari, sognano ancora di sculacciare Obama.
La fantasia per cui la nostra piccola nazione potrebbe minare l’economia USA è ancora un altro sintomo della nostra percezione surreale di come lavora il mondo. Anche se per qualche miracolo cosmico potessimo mettere in crisi le fondamenta USA, smettendo di mangiare panini americani o bevendo qualche frappe per pochi mesi, i primi ad essere licenziati sarebbero i lavoratori thai di quelle imprese.
Nel XXI secolo i loro interessi sono sempre i nostri mentre i loro non sono necessariamente i nostri. Indipendentemente dall’ipocrisia americana, la nostra fantasia andata a male della nostra eccezionalità fa solo peggiorare le cose.
Non si dubita che il generale Prayuth e i suoi uomini lavorino duramente a risolvere lo sandalo del traffico umano. Ma il segnale inviato al mondo è strano: provate con tutta la forza a prendere gli schiavisti, a scoprire le tmobe di massa, ad arrestare le persone coinvolte col male, ma avete ancora una causa pendente contro due giornalisti di Phuket che hanno denunciato il presunto coinvolgimento di ufficiali della marina nella rete del traffico. Inviate anche gli Uighurs in Cina in un modo strano, e non accettate in modo giusto le persone che osano fare belle domande.
Nessuno dubita che l’umiliazione per il trattamento americano che mantiene la nostra posizione al livello più basso sia in parte politica. In quel caso, risolvetela politicamente chiarendo che il nostro impegno con la democrazia elettorale è una realtà tangibile e non solo un’altra fantasia.
Ma ora che l’ex democratico, l’ex Mosè Suthep Thaugsuban ha lasciato il tempio, il ricordo della sua avanguardia anti elezioni (prosciolta da ogni accusa) ritorna con la chiarezza di Tom Cruise in Mission Impossible 5. Da capo della protesta, ora è un sostenitore, sostenuto da ragazze e ragazzi pompom in una conferenza stampa dove annunciava il Muan maha Prachachon per la fondazione delle riforme. Certo la Grande massa di persone.
Suthep vuole vedere i militari portare a termine i piani di riforma prima delle elezioni indipendentemente da quanto tempo ci voglia. Assumiamo che desideri che ci vogliano dieci, cinquanta o cento anni per essere sicuri che gli sporchi politici non abbiano possibilità di rientrare. E tutti quei progetti che un tempo rigettava con violenza, come i treni ad alta velocità, il trasferimento arbitrario di funzionari pubblici, la nomina di membri della famiglia in posizioni di potere, saranno realizzati senza alcuna mobilitazione di strada a fermarli.
“Non assalteremo alcun ufficio” disse come se assaltare gli uffici fosse la cosa più naturale al mondo. Sottolineò per la millesima volta che il suo obiettivo era “la riforma prima delle elezioni”, ma questa volta è troppo ridondante: Suthep ha già conquistato quell’obiettivo quando i militari sono usciti dalle baracche 14 mesi fa.
In altre parole hanno vinto e l’obiettivo è ora di mantenere quella vittoria viva permettendo che il regima si muova a tentoni senza alcuna contestazione. Per farlo ha solo bisogno di ragazze pompom e non quelle avanguardie antielettorali che ci hanno portato al punto in cui ci troviamo.
Suthep ha anche detto che avrebbe rispettato la legittimità della legge del dopo golpe non facendo manifestazioni. Invierà anche rappresentanti a parlare con i paesi che non comprendono la Thailandia.
Nessun boicottaggio contro gli USA per fortuna, e nessuna preoccupazione per leggi di amnistia della costituzione provvisoria.
Da ex monaco e attuale Rasputin, il compito di Suthep è di mantenere la realtà lontana e di spingere al massimo la fantasia.
Kong Rithdee, Bangkok Post