La voce di una minoranza estrema è sempre più forte di quella di una maggioranza ragionevole.
Dopo Parigi, è passata una settimana straziante. Basta, le uccisioni impietose, i barbari alla porta! E’ stata anche una settimana di accuse generalizzate, di stroncatura dell’Islam e di agitate scuse da parte di un miliardo e mezzo di persone pacifiche a cui è stato detto che quello in cui credono per tutta la vita li rendeva, di per sé, il male. Solo che non lo sanno ancora. L’accusatore losa!.
E’ stata una settimana durante la quale i sonori colpi d’arma da fuoco a Parigi, che amo tantissimo, sono stati resi ancora più sonori dalla rabbia e dall’odio, dai litigi sui media sociali, dalle diatribe se porre il tricolore francese o meno, dallo “scontro tra civiltà”.
In una settimana con tantissimi articoli di commento, non mi andava di aggiungermi al rumore per cui ora posso solo sussurrare. La cosa più triste. Una bomba può ferire un milione di persone, sia fisicamente che psicologicamente, ma per guarirli lo si può fare solo ad uno ad uno, persona dopo persona. Poi ecco un’altra bomba. Non è cosa nuova. Quando c’era ancora Osama Bin Laden, le agenzie di notizia aspettavano i suoi nastri come se si trattasse di una rockstar. Erano diffuse in tutto il mondo qualunque cosa priva di senso dicesse.
La voce di una minoranza estrema è sempre più forte di quella di una maggioranza ragionevole; non c’è mai stata mancanza di voci ragionevoli che provavano a rompere il traffico del radicalismo, come mormorii o bisbigli in un stadio. Prima di Facebook e Twitter, Osama conosceva anche come sfruttare la fame dei media per dare sfogo alla sua sete di sangue. Inevitabile era il suo lavoro. Ed i musulmani moderati, sin da allora, impararono l’arte nuova di chiedere scusa per qualcosa che su cui, in primo luogo, non erano mai stati d’accordo.
Più di ogni altra fede, l’Islam si trova di fronte ad una lotta intestina tra un’ala tradizionale e una progressista, tra chi getta le bombe e chi sussurra (IS è un caso estremo sebbene non sia comunque da considerare islamico).
Anche il buddismo ha i suoi momenti: i monaci estremisti birmani che incitano alla violenza, il clero nazionalista thai che chiede di bruciare le moschee, gli estremisti della rete che gridano “tutti i terroristi sono musulmani”. Sebbene l gente veda come siano orribili queste idee, queste teste calde ispirano un fascino cattivo che in qualche modo li mantiene tra le notizie.
Avevamo pensato che, con l’arrivo dei media sociali, chi sussurra avrebbe attratto più attenzione. Non è quella la finalità della diversità dell’informazione? Quella è dove avremmo dovuto, tanto per iniziare, leggere come i capi teologici dell’Islam hanno fatto a pezzi l’ideologia bacata dell’IS. Invece sono gli urlatori deliranti ad attrarre ancora tutta l’attenzione, a vedere amplificata la voce per la veloce connettività, per la condivisione delle invettive e della spazzatura.
Quando le cose diventano troppo complesse facciamo ricorso alla più semplice delle narrazioni: noi contro loro, neri contro bianchi, ovest contro est, islam contro tutti. Consumiamo informazione solo per confermare i nostri pregiudizi, ed ecco intorno a noi il buffet da odiate quanto più potete.
Ci sono stati innumerevoli esempi nella settimana scorsa. La propaganda musulmani come frutti avvelenati, certo, ma anche qualche negazione musulmana dell’atrocità di Parigi come un disegno della CIA, o il disegno sionista. Di nuovo basta.
Comunque sia, il punto è che le persone sensibili dalla testa calma dovranno continuare a sussurrare nel mezzo del crescente guazzabuglio. La scorsa settimana ero in Indonesia, il paese musulmano più popoloso al mondo. Quello che avevo letto era che poche centinaia di persone si erano unite all’ISIS. Ricordavo anche che i gruppi estremisti avevano promesso di costituire un ramo regionale per quel culto della morte. Erano urlatori, e li ho sentiti.
Una volta lì, un amico mi ricordò di Nahdlatul Ulama e Muhamadiyah. Sono due organizzazioni islamiche con 130 milioni di membri e la loro missione è di promuovere l’Islam progressista, moderno che si adatta alla società contemporanea, con un’enfasi sulla tolleranza, assistenza sociale, sostegno della democrazia e istruzione. Sono in breve la controimmagine dell’IS.
Eppure la mia mente era così appesantita dal teatro grottesco di quel gruppo del male che ho dimenticato tutti questi mormorii razionali, moderato che sono attivi da decenni. Ora qualcosa come 130 milioni di persone non dovrebbero esser classificati come persone che bisbigliano. Dice tanto della loro presenza soffocata da una banda di assassini fascisti nel deserto della Siria.
Dopo Parigi è difficile mantener la propria compostezza. E’ duro anche farlo dopo la bomba suicida del 12 novembre, le incursioni aeree in Yemen che hanno ucciso civili ad un matrimonio a settembre, o la recente cantonata quando un aereo militare ha colpito un ospedale in Afghanistan. Odiare è facile, una bomba fa rumore, ed è straziante sapere che per sconfiggerla dobbiamo continuare a sussurrare e sperare che la bomba non scoppierà di nuovo.
Kong Rithdee Bangkok Post.