La decisione di Rodrigo Duterte, il sindaco dalla pistola facile di Davao, di entrare nella corsa presidenziale filippina all’ultimo istante complica la politica in stile circo equestre che caratterizza il paese da decenni.
Le elezioni nazionali fissate per il 1 luglio 2016, hanno un’importanza superiore perché il paese ha avuto sei anni buoni sotto la guida di Noynoy Aquino, che ha dato una sostanziale azione di pulizia benché resti molto ancora da fare. Stando all’indice di Transparency International, le Filippine che nel 2012 si trovavano al 105° posto su 175 paesi sono salite al 85° posto nel 2014. Dopo dodici anni in cui il paese fu guidato da Estrada e Arroyo, c’è la speranza che il movimento riformista possa continuare con il nuovo presidente nel prossimo anno.
Al momento ci sono già 4 candidati in corsa e non si sa bene chi sarà a subire dopo l’entrata di Rodrigo Duterte che si è guadagnato la spinta facendo il sindaco di Davao per 22 anni, spezzati da due candidature al Congresso Filippino, e per aver ridotto il crimine in modo impressionante fino a 0.8 crimini per 10 mila abitanti nel periodo dal 1999 al 2005. I suoi critici sostengono che abbia approvato l’uso di squadre della morte per eliminare il crimine minore, cosa che Duterte ha negato senza però essere molto convincente.
Se si considera che nelle Filippine il crimine di strada è endemico e che si ha una crescita dei crimini del 46% all’anno tra i quali furti di auto, di appartamenti e stupri, come riportato dalla Polizia Filippina, il fascino di questo personaggio potrebbe essere enorme.
Ma l’immagine di Rodrigo Duterte come di cowboy è forse troppo semplice. Ha anche dato rappresentanza formale alle comunità indigene Lumad e musulmane, emesso varie ordinanza antidiscriminazione, ha investito oltre 250 mila dollari in centri di riabilitazione offrendo una paga mensile a chi lascia la droga. Duterte ha anche cercato di negoziare con la guerriglia NPA invocando la diplomazia per la risoluzione dei conflitti armati.
Nn è certo quali siano le possibilità di Duterte data la sua entrata in ritardo nella corsa dopo aver esitato per vari mesi. La legge filippina permette ad un partito di sostituire un candidato con un altro dello stesso partito. Il Partito PDP Laban aveva candidato Martin Dino, segretario generale del partito, nella speranza di un ripensamento di Duterte. Sebbene abbia detto Duterte di non voler sostituire nessuno si scommette che sarà proprio lui a sostituire Dino entro il 10 dicembre.
Al momento a condurre la corsa presidenziale con un grosso margine è la senatrice Grace Poe nonostante alcune questioni legate alla sua nascita. La Poe che è considerata una riformatrice conduce col 39% degli intervistati in una indagine di Pulse Asia. Dopo di lei ci sta Jejomar Binay con il 24% dei voti, dopo che ha condotto i sondaggi elettorali per mesi. A farlo crollare ci sono varie indagini di corruzione con milioni di dollari finiti nelle sue tasche e un’immensa azienda a Batangas che sostiene che non sia sua.
Al terzo posto col 21% vi è il candidato del Presidente Aquino, Mar Roxas, seguito poi dalla senatrice Defensor Santiago con 11% dei voti.
Ci sono però varie questioni inquietanti sulle connessioni di Poe con la macchina politica dell’ex presidente Estrada, che fu cacciato da una rivolta popolare sostenuta dai militari nel 2001, chiamata EDSA 2, sulla base di una corruzione massiccia.
Saggezza comune dice che Estrada e Poe abbiano fatto causa comune perché Estrada era amico intimo del padre adottivo di Grace Poe, Ferdinand Poe che anche lui come Estrada era un attore. Ferdinand Poe era il candidato antagonista alla Glora Macapagal Arroyo contro cui perse per l’intensa compravendita di voti. Ferdinad Poe morì di lì a poco.
La Poe è una figura nuova nella politica filippina e fu eletta nel 2013 come senatrice, dopo aver passato gran parte della sua vita negli Stati Uniti dove ha lavorato, per poi tornare nel nelle Filippine alla morte del padre adottivo.
Insieme alla Poe come vicepresidente corre un altro amico di Estrada, Chiz Escudero che non è considerato affatto un riformatore. Anche lui conduce la corsa per la vice presidenza col 43% dei voti seguito dal figlio del dittatore Marcos, Bongbong, che segue col 21% dei voti.
Sulla questione della cittadinanza di Grace Poe c’è una grande controversia. Fu ritrovata sulle scale di una cattedrale e adottata nella famiglia di Poe, ma non sono mai stati trovati i genitori.
I suoi oppositori hanno provato a capitalizzare su questo fatto anche in considerazione che ha passato moltissimi anni all’estero in USA con la cittadinanza americana.
Il 17 novembre scorso comunque il Tribunale Elettorale del Senato, composto da sei senatori e tre giudici della corte suprema hanno votato a suo favore, 5 contro 4, in qua causa che avrebbe potuto squalificarla dalla corsa elettorale.
L’accusa sosteneva che poiché era una trovatella, non è una filippina di nascita e quindi non eleggibile per diventare presidente secondo la costituzione attuale.
Nonostante questa causa ci sono altri ostacoli sulla sua corsa davanti alla commissione elettorale nazionale sulla base della residenza e della cittadinanza.
La questione della sua eleggibilità resterà per un po’ di tempo con vari oppositori ed opportunisti che proveranno a lanciar accuse giudiziarie nei tribunali sempre imprevedibili delle Filippine, dove la vittoria diventa una sconfitta senza che nessuno sappia il perché.
Di certo la questione della candidatura andrà a finire alla corte suprema dove un fattore che potrebbe essere determinante è anche il continuo sostegno popolare nei sondaggi.
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