Abusi, metodi di interrogatori illegali, confessioni forzate, tortura o qualcosa di peggio sono cose di cui i militanti dei diritti umani ed altri esperti hanno parlato come possibili all’interno della prigione temporanea presso una base militare di Bangkok.
Nonostante abbia permesso una visita temporanea presso l’undicesimo circolo militare, il rifiuto della giunta di chiudere quella prigione temporanea, riservata ai sospettati di essere una minaccia alla sicurezza nazionale, ha portato molti militanti ed esperti a sospettare che sia ancora usata per interrogazioni dure di civili col possibile uso della tortura, cosa che mina ancor di più la fiducia altalenante verso il sistema giudiziario.
Vogliono controllare il processo ad iniziare dall’arresto e incarceramento dei sospettati dentro il campo militare per costringerli alla confessione” ha detto Jon Ungpakorn, ex senatore eletto e direttore esecutivo di iLaw, gruppo di difesa legale e di documentazione di diritti umani. Jon ha specificato che questo include l’isolamento, considerato una forma di tortura secondo le norme internazionali, dal momento che porta a confessioni persino prima che il sospettato è portato in tribunale.
“Questo porta alla distruzione del processo giudiziario” ha detto Jon “Di fatto l’intero processo è minato dal primo giorno che hanno iniziato a convocare le persone per aggiustamento delle attitudini e detenerle senza accusa”.
HRW è una delle organizzazioni che chiede la chiusura della prigione temporanea. Sunai Phasuk, ricercatore thailandese per HRW, ha detto che la pratica non ha precedenti e costituisce una chiara cattiva considerazione del processo. Ha detto che la stessa ONU ha fatto richiesta analoga senza alcun risultato.
“Nulla del genere è mai accaduto” nota Sunai “Credo che non se ne freghino. Non se ne frega la giunta di adeguarsi agli obblighi internazionali che ha la Thailandia. Credono che la scusa delle preoccupazioni di sicurezza nazionale li giustifichi. L’impegno dei diritti umani per la giunta non è vincolante. Possono usare accuse di sedizione, impiegare arresti arbitrari e creare un regno di paura con lo scopo di inviare messaggi che questa è la conseguenza ultima a chi sfida il regime militare”.
Sunai ha detto che la sua organizzazione crede che NCPO, sigla formale della giunta, prova ad introdurre livelli nuovi e senza precedenti di violazione dei diritti umani. HRW concludeva in una delle sue ultime dichiarazioni che la Thailandia sta diventando uno stato emarginato.
Paura di esecuzioni, della tortura o qualcosa di peggio
Quello che può accadere dentro la base, nella zona di Nakhon Chaisri del distretto Dusit di Bangkok, dove ci sono almeno 8 persone gravemente sospettate, è soggetto a varie discussioni. Questa è la stessa costruzione militare che, se si crede al rapporto sulla tortura di cinque anni fa da Washington, facilitò la CIA nell’istituire una “Sito Nero” in Thailandia per la tortura di sospettati di terrorismo nel 2002 durante il governo di Thaksin Shinawatra. E si sa che gli americani avrebbero torturato almeno dieci persone fino alla morte durante gli altri due anni.
Giovedì scorso ai giornalisti dei media, tra i quali Khaosod English, furono mostrate le celle dove le persone sospettate dovevano sedersi volgendo le spalle. Ai giornalisti non fu permesso di parlare ad alcuno di loro. La visita comunque non ha sciolto le perplessità su cosa possa succedere dentro questa istituzione temporanea, che il dipartimento del carcere ha detto verrà espansa fino a 11 celle.
“Potrebbe essere il luogo per tecniche di interrogatorio illegale” dice Somchai Preechasilpakul, lettore di legge ed ex rettore della facoltà di legge di Chiang Mai. “Ma secondo me il posto è tenuto cosicché le persone prese non oseranno discutere delle accuse contro di loro particolarmente la lesa maestà. Ci devono essere qualche misura speciale ad essere applicata”.
Alla richiesta di sapere quali possano esser queste misure Somchai dice: “Visite limitate da parte di esterni e la rapida costruzione di accuse contro di loro”.
Arnon Mapa, membro di Thai Lawyer for Human Rights, mota che non tutti gli accusati di violare le leggi della sicurezza o non tutti i condannati a lesa maestà sono stati detenuti nel campo. “Il fatto che solo alcuni sono detenuti suggerisce che si tratta di una struttura di detenzione particolare, metodi di interrogatorio illegali, confessioni forzate, coinvolgimento forzato di altre persone, ma non si escluda ancora la tortura. E due persone sono morte durante la custodia.” dice Arnon riferendosi ai sospetti di elsa maestà, il poliziotto Prakrom e l’astrologo Mor Yong, entrambi accusati di citare la monarchia per guadagni personali.
La gente ha saputo che Prakrom si impiccò mentre Mor Yong contrasse un’infezione del sangue. Nessun comitato indipendente di ricerca dei fatti è stato mai convocato ed entrambi i corpi furono cremati immediatamente.
Sebbene tecnicamente opera sotto la supervisione del Dipartimento delle Carceri, Arnon crede che è solo per amore delle apparenze.
In pratica, è come avere i detenuti sotto la diretta autorità dell’esercito”.
Una donna attivista dei diritti umani che ha chiesto l’anonimato per il proprio senso di insicurezza ha detto che i sospettati potrebbero essere visitati ed interrogati in un qualsiasi momento, forse da quelli che non sono stati legalmente assegnati per l’interrogatorio.
Si è provato a contattare il portavoce della giunta Winthai Suvari varie volte per chiedere le ragioni per cui la giunta consideri necessaria mantenere aperta questa istituzione carceraria temporanea, ma il colonnello non ha risposto. Giovedì il capo del dipartimento delle carceri Witthaya Suriyawong l’ha descritto una istituzione confortevole dove ogni detenuto ha il suo bagno e la sua cella.
Ci sono attualmente sette carcerati: cinque sospetti di lesa maestà e due Uighurs, Mohammad Bilal e Yusufu Mieraili, accusati di aver posto la bomba al tempio di Erawan il 17 agosto 2015.
I cinque sospetti di lesa maestà sono Jirawong Watanathewasilp, Prathin Chanket, Nattapol Nawanle, Wallop Boonchan, Pahiran Kongkham. Gli ultimi quattro farebbero parte di una fazione delle magliette rosse di Khon Kaen accusati di lesa maestà e di aver cospirato per abbattere il governo.
Non smettiamo di chiedere un cambiamento
Jon insiste nel dire che i cittadini e i grupi attenti devono continuare a fare pressione e a chiedere la fine immediata di questa prigione temporanea come pure l’uso dei tribunali militari per processare i civili.
“E’ un nostro dovere”.
Alla Cross Cultural Foundation, che è attenta ai diritti umani del profondo meridione, è stato negato il permesso dal Dipartimento delle Carceri, che legalmente è responsabile dell’istituzione, di visitare la prigione temporanea.
Witthaya ha scritto il 30 novembre che le operazioni della prigione temporanea non sono “collegate alla fondazione e che non sono parenti dei sospettati”.
“Si sta perdendo l’integrità del processo giudiziario” dice Pornpen Khongkachonkiet, direttrice della Fondazione che ha aggiunto come non siano state fatte né le appropriate autopsie né le indagini del tribunale nelle morti di Prakrom e Mor Yong, procedure che persino nel profondo meridione sono considerate affidabili perché standard, dove le morti durante la custodia militare erano un tempo un caso normale.
Somchai ha messo in guardia che la continuata detenzione militare di sempre più sospettati potrebbe ritorcersi contro. “Una volta raggiunto un certo apice potrebbero non aver alcun altro spazio. Se sono saggi dovrebbero correggersi. Ma non credo che ne siano coscienti”.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish