Il governo lamenta che la misura è fatta sulla base della legge di sicurezza e contro il terrorismo della Gran Bretagna, approvata all’inizio dell’anno contro il terrorismo degli estremisti islamici. Ma la versione malese ha acceso una vastità di critiche, perché va ben oltre a versione inglese dando essenzialmente al primo ministro, che ora si trova di fronte ad un’opposizione crescente, il potere di dichiarare la legge marziale.
La legge e gli arresti continui e la repressione sotto l’altra legge chiaramente ha messo la Malesia sotto la minaccia di una risoluzione comune nel congresso USA di condanna su quello che accade, secondo John Malott, ex ambasciatore in Malesia tra 1996 e 1998. A novembre quando Obama fece visita in Malesia, chiese di liberare il capo dell’opposizione Anwar Ibrahim dalla prigione, a cui fu condannato secondo molti critici, con un processo fortemente falsato. In modo incredibile, se si considera la diffusa corruzione e il cattivo so delle leggi, Najib disse al presidente che i tribunali devono eseguire la legge. Un comitato dell’ONU chiese il rilascio di Anwar definendolo un prigioniero di coscienza.
Sia Marcos che Suharto usarono lo spettro della minaccia comunista alla sicurezza nazionale negli anni 60 per dichiarare la legge marziale e governare senza opposizione. Marcos governò dal 1972 al 1981 con la legge marziale mentre fu presidente dal 1965 al 1986. Suharto governò l’Indonesia con la mano di ferro dal 1967 al 1998. Entrambi i loro regni finirono con una massiccia corruzione che arricchi le loro famiglie al di là di ogni immaginazione ed impoverirono i loro paesi.
I capi del governo compreso il ministro della difesa Hishammuddin Hussein iniziarono a preparare la gente con dichiarazioni delle settimane scorse, accolte con scherno e incredulità, secondo cui Najib ed altri erano stati indicati tra gli obbiettivi dello Stato Islamico nel medio oriente. Najib lo scorso anno, durante una grande assemblea di partito, salutò i militanti islamici che raccomandò ai membri dell’UMNO per il loro fervore, sollevando molta critica.
La legge di sicurezza nazionale è stata accolta con varie richieste di ritiro dal dibattito. Fu presentata il 1 dicembre in parlamento e da poteri totali ad un consiglio guidato dal primo ministro di dichiarare un’area di sicurezza per proteggere “qualunque interesse malese”.
Dopo questa dichiarazione le forze di sicurezza possono limitare la libertà di movimento, condurre perquisizioni senza mandato se una qualunque legge è violata, arrestare individui senza un mandato purché “sospettati di violare una qualunque legge scritta”.
Secondo Surendran, parlamentare del partito di Anwar Ibrahim PKR, tra le tante cose indica che il Direttore delle Operazioni nominato dal Consiglio ha poteri estesi che includono l’evacuazione della gente dalle case per risistemarli altrove; imporre il coprifuoco, poteri ampi di arresto, perquisizioni e sequestri comprese le perquisizioni di case. Tali poteri pongono serie e molto reali questioni per le libertà civili. I cittadini non avrebbero un legale ricorso in Tribunale contro ogni atto sbagliato commesso dal Consiglio, dal Direttore delle Operazioni o dalle forze di sicurezza, laddove gli atti sono fatti in “buona fede”. L’opposizione, indebolita da lotte intestine e dalle fazioni, non ha potere di bloccarla.
Non è certo se la legge abbia qualcuno nel mirino. Figure pubbliche importanti come Maria Chin Abdullah che presiede il gruppo riformista Bersih e Ambiga sono state minacciate di sedizione. C’è stata una leggera ma crescente opposizione interna tra le figure dell’UMNO preoccupate perché Najib potrebbe spaccare il partito.
Dopo mesi di accondiscendenza nell’UMNO sugli scandali che hanno colpito Najib, c’è una crescente opposizione a Johor, da cui proviene Muhyiddin Yassin, ex vice primo ministro licenziato a Luglio per aver posto la domanda sull’origine del 681 milioni di dollari che, in modo misterioso, si fecero strada nel conto bancario di Najib nel 2013 per poi altrettanto misteriosamente sparire a Singapore e scomparire del tutto.
Muhyiddin Yassin ed altri ponevano questioni sul debito chiaramente intrattabile del fondo di investimento di stato malese 1MDBche Najib presiede e che sembra aver perso dei soldi verso posti sconosciuti dall’inizio quando era stato creato.
Il più implacabile nemico di Najib, ex primo ministro Mahathir, ha denunciato la misura dicendo che il governo ha già troppo potere.
Secondo il responsabile della regione per HRW, Phil Robertson, la legge “è chiaramente uno strumento di repressione. Mentre è presentata come una legge per proteggere la sicurezza nazionale, la legge dà poteri estesi che potrebbero minacciare i diritti umani e il governo democratico”.
La legge darebbe, secondo Robertson, poteri totali ad un consiglio guidato dal primo ministro di dichiarare aree di sicurezza per proteggere qualunque interesse della Malesia. Una volta dichiarata le forze di sicurezza possono limitare la libertà di movimento, condurre perquisizioni senza mandato in forza di un sospetto di violazione di una qualunque legge, o condurre arresti senza mandato sulla base di un sospetto di possibile reato.
Najib ha già usato la legge della sedizione dell’era coloniale e la legge dei reati della sicurezza che fu introdotta nel 2012 per accusare una lunga fila di critici. L’ultimo è stato un ex responsabile dell’UMNO Khairudin Abu Hassan che pubblicamente denunciò le malefatte da parte di Najib verso personale della sicurezza che erano in Gran Bretagna, Francia e USA, con il suo avvocato, Matthias Chang. Chang che era un alleato storico di Mahathir fu arrestato ad ottobre quando si recò a Kuala Lumpur per visitare il proprio cliente.
C’è un crescente stato di malessere nel paese, ha detto un avvocato costituzionalista famoso.
“E’ ovvio che si vogliono mantenere al potere. Non credo che la genee comprenda quanto profondo è il marciume. Va molto a fondo ed avrà conseguenze gravi sia economicamente che politicamente. E’ una decomposizione lenta dall’interno”.
“La libertà di parola è fortemente ristretta qui”dice l’avvocato che non ha voluto farsi riconoscere “Tutti hanno paura, siamo nei guai. La classe media vota con i piedi. Chiunque sa fare qualcosa se ne andrà. La conversazione è quasi universalmente sul che fare, dicono ai loro figli all’estero di non tornare. Questa è la percezione che permea il paese”.