Gli ultimi casi di abuso di minori da parte di monaci buddisti pongono l’attenzione sulla risposta da parte delle autorità e della gerarchia buddista.
“Ho vissuto in una pagoda. Ci fu un monaco che mi fece del male” un giovane ragazzo disse ad Alastair Hilton nel suo lavoro del 2008, Credevo che non sarebbe mai potuto accadere ai ragazzi.
Il ragazzo raccontò che dovette compiere atti sessuali e dovette persino mangiare escrementi.
“Non osai dirlo a nessuno. Non volevo che lo sapessero tutti. Mi vergognavo tantissimo per il fatto che qualcuno mi avesse fatto del male”.
Negli ultimi mesi, sono apparsi sulla stampa di lingua inglese vari casi di monaci che hanno abusato sessualmente di bambini.
A settembre un monaco di venti anni, nella provincia di Kratie, fu arrestato per aver violentato una ragazza di 14 anni. A novembre un abate di una pagoda di campagna nella provincia di Siem Reap ha ammesso di aver violentato nove ragazzini. E a gennaio, un monaco anziano, ordinato appena per un mese, confessò di aver stuprato due ragazzine nella provincia di Battambang.
“Uno su venti tra ragazzi e ragazze in Cambogia vive qualche forma di abuso sessuale prima di compiere i 18 anni.” dice Bruce Grant, responsabile della protezione del fanciullo presso UNICEF cambogiana. “Da quanto accade in tutto il mondo si sa che bambini che sono separati dalle loro famiglie e vivono in istituzioni di cura residenziali ed istituzioni religiose sono a rischio accresciuto di violenza ed abuso”
Si stima che il 95% del 15 milioni di residenti in Cambogia sono buddisti Theravada. Le pagode del paese offrono a molti bambini, in gran parte maschi, una residenza temporanea ed un’istruzione che i cambogiani più poveri delle province non possono spesso permettersi.
Nonostante la recente serie di casi importanti, la questione dell’abuso di minori non è stato affrontato al XXIV congresso dei monaci buddisti, tenutosi a Phnom Penh a dicembre, con la delusione di molti difensori del diritto del fanciullo.
“Ogni volta che un’istituzione sa del problema dell’abuso di un minore e non fa nulla di veloce ed importante per affrontare la questione, si manca una chiara opportunità per proteggere i fanciulli e si danneggia la reputazione dell’istituzione” dice Mike Nowlin, vicedirettore di Hagar Cambogia.
Il ministro del culto e della religione cambogiano, Min Khin, ha detto a Southeast Asia Globe di essere troppo occupato per fare dei commenti, mentre Phlok Phan, un segretario di stato dello stesso ministero, ha detto di essere a conoscenza dei casi ma che preferiva fosse qualcun altro a fare commenti sulla questione.
Per Alastair Hilton, consigliere tecnico di First Step Cambodia, ONG specializzata nel sostenere le vittime maschili di abusi sessuali, il fatto che l’abuso di minori non sia stato citato nel congresso è dovuto probabilmente ad “una completa mancanza di conoscenza o consapevolezza della questione”.
E’ importante a suo avviso non saltare alla conclusione sull’abuso dei minori nelle pagode. “C’è una tendenza a fare paragoni tra quello che accade nelle pagode buddiste cambogiane e cosa accade nelle chiese cattoliche”, dice riferendosi alla scoperta di sistematici e istituzionali abusi sessuali di giovani ragazzi da parte di preti cattolici in Europa, Nord America e dovunque.
Il giornale cambogiano di lingua inglese Phnom Penh Post cita James McCabe, che dirige Child Protection Unit in Cambogia: “Il buddismo in Cambogia si trovava di fronte ad un problema simile” della chiesa cattolica in Europa e che forse ha molto a che fare con la vita di astinenza che i monaci devono fare.
Hilton è in disaccordo affermando che non esistono prove di copertura istituzionale che scorre nelle vene della chiesa cattolica. “Dovunque hai persone che accudiscono i bambini, senza politiche adeguate di protezione del fanciullo, i bambini sono a rischio… Abbiamo bisogno di comprendere di più sulle dinamiche complesse in gioco e dovremmo essere attenti a trarre paragoni in mancanza di conoscenza locale e specifica”
Cionondimeno Hilton crede che se, in uno studio retrospettivo, si chiedesse a uomini che hanno vissuto in una pagoda se fossero accaduti abusi sessuali su bambini, il risultato sarebbe allarmante, mentre Nowlin dice “che un numero crescente di vittime si faranno avanti negli anni futuri”
Secondo l’opinione di Hilton, la questione non è legata esclusivamente alle pagode e ai monaci buddisti. “C’è un bisogno immenso nella società cambogiana di concentrarsi di fatto su questa questione dell’abuso sessuale contro i bambini. E’ un problema di consapevolezza, comprensione e di non fare la giusta domanda”.
Tra le ONG e le autorità cambogiane sembra esserci una mancanza di consapevolezza. Naly Pilorge, per esempio, che dirige la ONG Licadho che ha un programma di difesa e monitoraggio dei diritti del fanciullo, ha scritto in una email: “Non siamo specializzati in abusi commessi contro bambini da arte di capi religiosi” ed ha aggiunto di “non essere sicura” a chi indirizzare per fare domande sulla materia.
Grant dice che, malgrado l’arresto del presunto colpevole nel caso di Siem Reap, c’erano delle “lacune preoccupanti” nella risposta. “Non era stata protetta la confidenzialità della vittima presunta, le agenzie del governo avevano dato pochissima assistenza e la cura dei fanciulli affidata solo alle ONG. Il ministero del Culto e delle Religioni con il sostegno dell’UNICEF e di Social Services Cambodia sta sviluppando un curricolo di protezione del fanciullo da integrare in tutti tre i livelli del sistema di istruzione buddista”.
Per Jarrett Davis, consulente di ricerca indipendente ce ha studiato la violenza sessuale in Cambogia, Thailandia e Filippine, il numero d casi di abusi di bambini è esaltato da “una mancanza di vigilanza”.
“La gente non si aspetta di trovarlo tra i capi religiosi perché creerebbe molta vergogna, e la gente non la ricerca lì” dice ed aggiunge che questo è ancor di più aggravato perché la grande maggioranza dei fanciulli che risiedono nelle pagode sono maschi.
In un numero di novembre di SEAG si denuncia l’altissimo numero allarmante di ragazzi che sono stati violentati in Cambogia e l’affermazione che quando sono i ragazzi ad essere abusati sessualmente, la questione è presa meno seriamente rispetto alle ragazze.
Hilton ha detto che First Step Cambogia assiste alcuni dei ragazzi violentati dal monaco a Siem Reap. “Non avevano mai sentito parlare prima di violenze sui maschi e neanche la grande maggioranza degli adulti lì. Fu uno shock completo; non vevano mai pensato che sarebbe potuto accadere a dei ragazzi.
Secondo Nowlin, la maggiora attenzione dei media e la ricerca sugli abusi sessuali dei bambini “ha aiutato a migliorare la consapevolezza pubblica che alla fine porta ad un maggior numero di denunce da parte delle vittime” e che le autorità buddiste ora hanno l’opportunità di essere in prima linea nella lotta contro questo abuso.
“Riconoscendo che ci sono state alcune questioni e facendo di conseguenza un forte piano di azione insieme alle comunità locali per promuovere la sicurezza, si daranno grandi benefici ai ragazzi”. Dice Nowlin.
“Tale trasparenza e responsabilità saranno fortemente apprezzate e rispettate nella comunità e alla fine porteranno ad un numero minore di vittime di abuso sessuale sui minori”.
David Hutt, originale pubblicato su Southeast Asia Globe