Quando la chiamai, con una voce distrutta mi informava che i militari avevano inviato quattro ufficiali a casa mia a Bangkok.
Da persona che è sempre stata franca sulla questione sensibile del futuro della monarchia thai e sulla critica alla giunta, subisco spesso queste violenze. Nel dopo golpe 2014 poiché ho criticato spesso i militari e la monarchia, fui convocato due volte dalla giunta per un aggiustamento delle attitudini, un eufemismo per una lavata di capo obbligatoria degli oppoistori del regime. Quando rigettai l’invito poiché non accettavo la legittimità del golpe, la giunta procedette ad emettere un mandato di arresto ed a revocarmi il passaporto, costringendomi a chiedere lo status di rifugiato a Tokyo, dove insegnavo presso la Kyoto University prima di prendere una borsa di studio presso l’Università di Cambridge.
Ma invece di limitarsi a punirmi soltanto, i militari hanno continuato a pressare la mia famiglia a Bangkok nonostante il fatto che non abbiano nulla a che fare con il mio lavoro universitario o le mie considerazioni personali sulla politica thai e la monarchia. Non è stata la prima intimidazione contro la mia famiglia, lo hanno fatto già due volte lo scorso anno per impedirmi di criticare le autorità in patria. Ma l’incidente del 24 febbraio è stata finora la mossa più audace. Oltre a mandare a casa gli ufficiali, i militari hanno chiamato mia sorella due volte sul suo posto di lavoro, ordinandole di informarmi che, se non avessi smesso di mettere in discussione la monarchia thai, la mia famiglia avrebbe pagato il prezzo per le mie attività fuori della Thailandia.
I militari hanno anche chiesto alla mia famiglia intera di Bangkok di fare rapporto presso un campo militare dicendo che in caso contrario ci sarebbe stata un’altra visita.
Mentre resta la mia personale preoccupazione per la mia famiglia in Thailandia e mi adopero per la loro sicurezza in tutto il mondo, non sono solo in ciò. Altri studiosi come me stesso che si trovano in esilio all’estero, come Somsak Jeamteerasakul and Suda Rangkuphan, soffrono lo steso destino, le loro famiglie in Thailandia subiscono l’intimidazione o il sopruso (sebbene nel mio caso abbiano convocato la mia intera famiglia). Il rinomato Pravit Rojanaphruk è stato ripetutamente convocato per le sue considerazioni critiche dei militari.
Nel frattempo la situazione politica in Thailandia continua a peggiorare che non depone bene per i Thai che sono in patria. L’ultima bozza costituzionale sembra servire agli interessi della vecchia guardia piuttosto che consolidare la democrazia.
La grande maggioranza dei thai senza dubbio la riconosce per quello che è: un modo per prevenire che partiti forti non allineati con i militari, specie se legati a Thaksin Shinawatra, tornino al potere.
Allo stesso tempo si sono ritardate più volte le nuove elezioni, ed anche se alla fine si tenessero, il risultato potrebbe essere compromesso per assicurare che la vecchia guardia prevalga.
Restano bloccate le libertà con le pressioni dei militari forti sugli oppositori.
In un ambiente in cui la giunta resta nervosa per la successione reale come anche per la riconfigurazione del processo politico che assicuri un risultato a loro favorevole, chiunque sia visto come una minaccia alla monarchia e fastidio per il regime è trattato in modo duro. Quello che è accaduto a me e alla mia famiglia potrebbe accadere a chiunque.
Eppure i paesi occidentali che regolarmente parlano di democrazia e diritti umani sono stati riluttanti nel punire la giunta. Gli USA in particolare sono preoccupati troppo ella geopolitica e credono che una posizione troppo dura sulla giunta potrebbe causare un su spostamento verso le braccia cinesi. Di conseguenza, la promozione americana della democrazia in Thailandia è sempre più apparsa una retorica vuota, mentre l’amministrazione Obama che cercava più la collaborazione con il regime antidemocratico che lavorare per i diritti della popolazione thai.
La decisione di declassare ma di mantenere le esercitazioni Cobra Gold e di riprendere un dialogo bilaterale strategico nonostante questi abusi sono due esempio.
Se la comunità internazionale non considera la giunta thai responsabili per queste trasgressioni della democrazia temo che continueranno a venire a galla storie come la mia.
Pavin Chachavalpongpun, TheDiplomat