Mentre sale la tensione politica in Thailandia per l’avvicinarsi della fine del regno di Re Bhumibol, i militari hanno cominciato ad intimidire gli oppositori in esilio mediante persecuzione delle loro famiglie.
Uno dei più vocali oppositori è certamente Pavin Chachavalpongpun, che ha fatto già parte del servizio diplomatico del regno e che insegna nell’università di Kyoto sin da quando il generale Prayuth fece il colpo di stato nel maggio 2014.
Autore di due libri, Pavin è stato l’editore di un libro “Good Coup Gone Bad: Thailand’s Political Developments Since Thaksin’s Downfall”. Nel 2011 condusse una campagna per liberare un prigioniero politico Akong, accusato di lesa maestà e condannato a 20 anni di carcere, che poi morì di cancro durante la detenzione.
Il governo ha cercato il coinvolgimento dei governi occidentali per arrivare ai dissidenti, chiedendo al Giappone e agli altri paesi di estradare Pavin e gli altri oppositori.
Alla fine del 2014 il vice primo ministro e ministro degli interni Prawit Wongsuwan in una conferenza stampa disse che il governo thai avvisava i governi stranieri a “considerare seriamente le loro relazioni di lungo termine con la Thailandia” invitandoli a dare la caccia agli accusati di lesa maestà in esilio.
“Dobbiamo esprimere agli altri paesi il crimine di lesa maestà commesso da questi secondo la legge thai”. Nello stesso giorno un portavoce del ministro degli esteri diceva che sebbene i governi rispettino la democrazia e i diritti umani, devono pensare alle loro relazioni di lungo termine con la Thailandia.
Gran parte dei paesi hanno ignorato le minacce. Ci sono tantissimi esiliati in USA e Gran Bretagna. Cambogia e Laos hanno confermato, però, che non avrebbero permesso ad esuli thai di creare movimenti politici. Finora nessun governo ha rispedito gli esuli in Thailandia.
Il 24 febbraio, poche ore prima di una lezione presso la Oxford University, Pavin ha ricevuto una telefonata dalla sorella che gli chiedeva di contattarla urgentemente. La donna gli disse che si erano presentati quattro membri dei militari alla casa a Bangkok. E’ la prima volta che i militari hanno cercato l’intimidazione della famiglia. I militari si sono presentati due volte a casa sua nel 2015 cercando di persuadere la famiglia a fargli chiudere la bocca.
Ora i militari hanno chiesto a tutta la famiglia di Bangkok di presentarsi ad un campo militare, e nel caso non lo facesse, si sarebbero ripresentati a casa.
“Mia sorella sente che la minaccia questa volta è reale” dice Pavin. “Ci sono paure che potrebbero far del male alla mia famiglia, o che potrebbero aver conseguenze sul lavoro. Senza dubbio i militari sarebbero i veri responsabili di tali azioni. Non si esagera nel dire che ci sono casi di nemici della monarchia che sono puniti e persino uccisi, ed il caso del famoso astrologo Moh Yong ne è una testimonianza.”
Nel dopo golpe Pavin fu uno delle centinaia di persone ad essere chiamato dalla giunta per l’eufemismo di “aggiustamento delle attitudini”, tra i quali giornalisti, studiosi, membri del Puea Thai.
Pavin, dal Giappone, rigettò la convocazione perché non accettava la legittimità del golpe. Poco dopo la giunta emise un mandato di cattura e gli revocò il passaporto, cosa che lo costrinse a chiedere lo status di rifugiato. La giunta ha continuato a cercare dal governo giapponese di fermare le attività di Pavin. Università e governo hanno entrambi rifiutato questa richiesta.
Le sue lezioni all’estero sono state frequentemente invase da ultra realisti che hanno cercato di ostruire il suo lavoro. Presso l’università di Yale, il primo dicembre, tre esaltati si scagliarono contro di lui apostrofandolo in modi volgari e accusandolo di essere pagato dal primo ministro Thaksin Shinawatra per diffamare la monarchia.
La persecuzione della sua famiglia ha portato al contatto della sorella sul posto di lavoro. Le fu ordinato di informarlo che, se non avesse smesso di discutere della monarchia, sarebbe stata la famiglia a portarne le conseguenze serie e che alcuni di loro avrebbero dovuto “pagare il prezzo” per le sue attività all’estero, anche se la sua famiglia, dice Pavin, non ha nulla a che fare con il lavoro di studioso o le sue considerazioni della politica thai e della monarchia.
“Dissero a mia sorella che lei e gli altri della mia famiglia sarebbero stati considerati responsabili delle mie azioni dal momento che siamo nella stessa famiglia. I militari sottolinearono che se non lascio perdere la Monarchia Thai, non avrebbero smesso questa persecuzione della mia famiglia. In altre parole, i militari hanno preso la mia famiglia come ostaggi”
Pavin ha detto che ora sta contattando le organizzazioni umanitarie internazionali tra le quali quelle dell’ONU, come pure ambasciatori e diplomatici a Bangkok oltre che i media internazionali. Ha anche contattato avvocati di Bangkok a rappresentare la famiglia in caso avessero bisogno di assistenza legale.
“Da un po’ di tempo, lavoro come accademico alla questione del futuro della monarchia thai. La mia posizione aperta sulla monarchia è percepita comunque come una minaccia alla posizione dell’istituzione reale. Non sorprenderà se la giunta mi accuserà di lesa maestà per quello che studio ed insegno sulla monarchia”
Mentre l’era di Re Bhumibol si avvicina alla sua fine, cresce un senso di ansia tra la vecchia elite. Chiunque sia visto come una minaccia alla monarchia è trattato duramente. Ora che il paese è sotto la custodia dei militari, un partner fondamentale della monarchia, la situazione contro gli oppositori della monarchia si è fatta ancor più precaria. Quello che è accaduto a Pavin e alla sua famiglia potrebbe accadere a chiunque e già accade.
Se la comunità internazionale non realizza la serietà delle violazioni dei diritti umani, dice Pavin “le persone comuni come me continueranno ad essere preda del regime brutale che ha sfruttato la monarchia per i propri fini”.