Con l’inizio del nuovo anno il bisogno di affrontare le questioni ambientali tra cui la deforestazione si è fatto più pressante di prima e tuttavia le sfide sono ancora più grandi.
Per alcuni decenni l’Indonesia ha pagato un prezzo salato in termini di costi sociali, economici, ed ambientali, e di una reputazione negativa a livello internazionale per la continuata oscurità delle sue politiche contro la deforestazione e di un ancor meno incoraggiante quadro nella gestione delle risorse naturali.
Il suo presidente Susilo Yudhoyono nel 2009, nel quadro degli sforzi per alterare questo stato di cose, affermò che il suo governo stava individuando una politica che avrebbe tagliato le emissioni di CO2 del 26% nel 2020 dai livelli correnti, una porzione significativa della quale derivava proprio dai processi di deforestazione e degradazione delle foreste.
Per sostenere politicamente e finanziariamente lo sviluppo e l’implementazione del programma REDD in Indonesia, fu firmata a fine maggio del 2010 una Lettera di Intenti (LoI) tra il governo Indonesiano e norvegese ad Oslo, documento che si accompagnava con la promessa di un finanziamento pari ad 1 miliardo di dollari.
Questo il più grande aiuto singolo che una nazione ha fatto all’Indonesia nel campo nella gestione ambientale e del cambiamento climatico e rappresenta un iniziale ma significativo passaggio per salvare le terre torbose e le foreste naturali.
A mostrare la sua serietà nell’affrontare la questione della deforestazione e per dare una forte spinta alla piattaforma REDD, il presidente indonesiano annunciò ad Oslo il suo impegno a fermare le nuove concessioni per la conversione delle terre torbose e delle foreste naturali nel giro di due anni a cominciare dal gennaio 2011.
Dopo sette mesi di continui discorsi pubblici e di incontri ministeriali anche all’interno del UK24, gruppo di lavoro speciale del presidente incaricato di lavorare sulla LoI, il governo deve ancora produrre una strategia chiara ed un quadro legale per sostenere questa iniziativa.
Un passo in avanti è la formazione di una taskforce col mandato di stabilire una agenzia speciale che riferisce direttamente al presidente e coordina gli sforzi per sviluppare e implementare il REDD, a cui è seguita la scelta del Kalimantano centrale come provincia pilota per il REDD.
Da soli questi passi non sono affatto sufficienti e adeguati per mostrare che l’Indonesia ha una piattaforma REDD credibile.
Ed è proprio la credibilità a giocare un ruolo chiave negli schemi REDD che si impiegano internazionalmente e non si può raggiungerla senza una strategia nazionale chiara e un quadro di riferimento chiaro, oltre ad una certezza legale che sostenga il REDD.
Inoltre l’assenza di questi aspetti intralceranno lo sviluppo di un sistema di un monitoraggio, di un rapporto e verifica nazionale per le emissioni di gas serra provenienti dalle foreste e torbiere come stipulato nel LoI. Ancora, affrontare la deforestazione e cambiamenti di uso della terra coinvolgono differenti amministrazioni e vari settori e attori, regolati da differenti ministeri e strati di governo, con politiche che si sovrappongono sull’uso della terra e sui cambiamenti di uso della terra.
Ci sono situazioni in cui la pianificazione spaziale e dell’uso della terra sono differenti se non contraddittori con la pianificazione a livello provinciale o nazionale.
Agli inizi del dicembre scorso, la Commissione per l’eradicazione della corruzione (KPK) emise il suo rapporto sulle politiche e sistemi forestali in cui evidenziava una definizione non chiara di aree forestali nella legge 41 del 1999 e in altri regolamenti importanti. Secondo la Commissione questa situazione aveva creato delle scappatoie che potevano essere sfruttate da chi deforestava illegalmente e aveva miniere abusive per continuare le proprie operazioni evitando implicazioni legali.
Secondo quanto scoperto dal KPC, la divisione di autorità, di ruoli e responsabilità tra i differenti governi rimane poco chiaro e problematico specialmente nella determinazione di aree forestali in un processo di pianificazione dello spazio, portando ad una situazione di incertezza legale che è un prerequisito per un serio investimento in una gestione sostenibile della foresta e dell’uso della terra come pure nella foresta della comunità custodita dalle comunità del posto che sostengono lo sviluppo sostenibile della nazione.
E’ perciò essenziale che il governo trovi il modo di regolare iniziale ma chiaro, la strategia e il quadro di riferimento che indichino l’elevata serietà per risolvere le incertezze nel sistema di uso della terra, della pianificazione e coordinazione.
Questo sostegno legale di sostegno al REDD ha bisogno di rendere prioritario la terminazione della conversione delle foreste naturali, delle terre torbose e altri ecosistemi che sono ricchi in carbonio ed abbiano valori significativi sul piano ecologico e sociale ma a rischio di essere convertiti o tagliati distruttivamente.
Inoltre il quadro legale deve anche affermare con chiarezza che il bloccare la deforestazione non intralcerà lo sviluppo in altri settori. D’altronde una buona regolazione sul REDD creerebbe l’urgenza necessaria affinché lo stato pervenga a decisioni sull’uso della terra che sono rimaste irrisolte e hanno bloccato lo sviluppo, nonostante il fatto che la legge delle Foreste affermasse ce questo problema doveva essere già risolto alla fine dello scorso anno.
Questo processo complessivo deve essere visto come un passo in avanti per cambiare la gestione delle risorse naturali della nazione. Con o senza aiuto straniero il futuro della nazione dipende dal tipo di sviluppo che scegliamo oggi. Intraprendere la strada dello sviluppo sostenibile potrà sembrare scoraggiante ma è imperativo per l’Indonesia per la sua economia, l’ambiente e soprattutto per la sua gente.
Fitrian Ardiansyah e Aditya Bayunanda, Jakartapost.com