La crisi politica malese al momento è centrata attorno alla necessità di cacciare dal potere il premier Najib Razak per gli scandali di corruzione legati al fondo sovrano 1MDB e per le conseguenze delle manovre politiche di Najib che vuole mantenersi al potere costi quel che costi.
In questo quadro è rilevante che varie figure politiche, finora acerrime nemiche, abbiano sottoscritto la Dichiarazione del Cittadino.
Tra di essi vi sono l’ex premier Mohamad Mahathir, uno delle figure che creò l’attuale sistema corruttivo malese, l’opposizione legata ad Ibrahim Anwar attualmente in carcere per accuse pretestuose di sodomia, il vice presidente malese Muhyiddin Yassin, che fu estromesso da Najib quando osò chiedergli di fare chiarezza sulle “donazioni” personali dei reali sauditi, varie ONG malesi, varie personalità musulmane.
Tutti hanno sottoscritto questa Dichiarazione del Cittadino, in cui si impegnano alla lotta per dimettere Najib Razak attraverso tutti i metodi legali e non violenti possibili. A causa degli scandali e della politica del denaro di Najib, i finanziamenti ai ministeri e alle università sono drasticamente diminuiti se non azzerati, mentre il paese è diventato uno dei paesi più corrotti al mondo.
E’ una corruzione che colpisce direttamente la popolazione malese, che hacomportato una feroce riduzione delle libertà di espressione, con l’arresto di tanti democratici per sedizione, la chiusura di siti di notizie, l’istituzione di nuove leggi speciali che conferiscono un potere quasi assoluto al premier.
E’ una corruzione che ha stravolto tutta la struttura dello stato malese e la società stessa. Nell’ultimo punto si recita:
“Invitiamo tutti i malesi, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dall’affiliazione politica, dal credo o dal partito, ad unirsi a Salvare la Malesia dal governo guidato da Najib, per aprire la strada alle tanto necessarie riforme democratiche ed istituzionali, e restaurare il principio importante della separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario che assicurerà l’indipendenza, la cedibilità, la professionalità e integrità delle nostre istituzioni nazionali.”
E’ un punto di svolta della politica malese che entra comunque in un terreno ispido, come sostiene Bridget Welsh:
“La formazione di un’alleanza di ex nemici questo mese segna un punto di svolta nella storia politica malese contemporanea. La Dichiarazione del Cittadino, che si oppone a Najib Tun Razak attraverso metodi pacifici e che chiede la riforma politica, è stata firmata dall’ex premier malese Mahathir Mohamad, dai capi del movimento Reformasi che nel 1999 si opponevano alla sua guida politica, da altri capi nel partito al potere dell’UMNO, da attivisti della società civile che si mobilitarono in massa per protestare contro il governo del partito e i partiti politici tradizionali di opposizione.”
Questa grande e difficile unione mette in risalto la necessità di superare momentaneamente la divisione storica e affrontare il pericoloso futuro del paese. Al centro non sono solo i pur importanti scandali finanziari, ma il declino economico del paese esacerbato dal cattivo governo e dalla diminuzione delle entrate per il prezzo del petrolio e del gas naturale.
“In risposta il governo ha intensificato una repressione sui media malesi ed internazionali, ed ha intensificato i rapporti con gli elementi più conservatori del Partito Islamico PAS.”
La politica malese non è affatto normale come vuole sostenere Najib e le sue misure di repressione servono solo a rafforzare la crisi attuale, con uno scivolamento verso un sistema totalitario.
E’ di questi ultimi giorni la notizia della deportazione di due giornalisti australiani che hanno fatto a Najib qualche domanda impertinente sullo scandalo 1MDB durante una conferenza stampa.
“Da quando fu denunciato lo scandalo del 1MDB, il primo ministro Najib ha usato tutti gli strumenti del suo ufficio per restare al potere. Dal controllo della sua presidenza del partito ai poteri dell’esecutivo sulle altre parti del governo, all’uso delle risorse e ai consulenti di pubbliche relazioni pagati a peso d’oro, Najin si è dimostrato essere uno studente modello che ha imparato dal suo mentore, lo stesso che ora gli si oppone, Mahathir. Cacciarlo dal suo ufficio è un compito difficilissimo ma non impossibile.
Gli spostamenti attuali delle alleanze sono il prodotto del danno maggiore inflitto sulla stessa Malesia dalla decisione di Najib di tenersi attaccato al potere. La tempesta del 1MDB non è affatto passata, ma si è piuttosto intensificata con effetti più pericolosi a livello nazionale.”
Secondo la Welsh, ci sono varie questioni da approfondire.
Per prima cosa 1MDB non è solo una questione di proprietà del fondo sovrano perché molti fondi sono finiti in altri corpi e proprietà statali, come pure nei conti privati di Najib. C’è la questione di fondi legati ai risparmi dei pellegrinaggi che vanno alla Mecca, ci sono varie compravendita di fondi con varie compagnie di stato, lo stato finanziario di compagnie petrolifere, la gestione fiscale giusta e mal affrontata.
“La fiducia è evaporata, sostituita dal sospetto e dal disappunto mentre 1MDB significa sempre più mal governo”
C’è anche poi la questione dell’indipendenza e integrità della Banca Centrale Malese. “Il primo ministro non si è ricusato nella nomina di persone importanti e sensibili a succedere come governatore, dopo mesi di questioni male affrontate sui fondi dei suoi conti personali. Questo è il solito pensiero di Najib che non riconosce il conflitto di interessi ed apre la Banca Centrale a maggiore indagini in uno dei periodi più difficili della storia dell’organizzazione. Le difficoltà che la banca incontra sono le pressioni sulla valuta, le riserve indebolite e lo scrutinio internazionale senza precedenti.”
Le nomine proposte da Najib per la Banca Centrale non servono a restaurare la fiducia, in particolare una persona che era consigliere del 1MDB.
Un’altra questione da analizzare è la posizione della Malesia.
Le indagini internazionali sullo scandalo, con il crescere del numero di persone coinvolte e la grandezza delle cifre messe in gioco, colpiscono fortemente la fiducia degli investitori e portano vergogna sul sistema paese.
“Piuttosto che promuovere la prosperità della Malesia, la priorità delle fortune del leader ha minato la nazione. Finché Najib resta al potere continuerà la vergogna malese nel mondo, e le conseguenze non saranno dure solo per Najib e i suoi collaboratori, ma per tutto il paese”.
Najib con tutti gli articoli sui giornali in tutto il mondo ha sorpassato quanto fatto dal mentore Mohammed Mahathir. Al contrario di quest’ultimo che si attirò le ire internazionali per l’orgoglio nazionale, ora è la corruzione, il veleno del potere a causare vergogna.
Un’altra questione ancora riguarda la sovranità malese.
“Per mantenersi al potere Najib si è affidato sempre più a capitali esteri per il finanziamento dei progetti, come quelli infrastrutturali, e non si trova più nella posizione di poter garantire la protezione degli interessi malesi. Si è visto che questi accordi sono favorevoli solo per chi vuole offrire capitali a sostenere progetti legati alla sopravvivenza di Najib.
Circolano le domande su cosa è stato svenduto, a che prezzo, a chi e per cosa, e in questi accordi sembra essersi perso l’obiettivo dell’interesse nazionale a favore di chi fa l’accordo. Che si parli di porti costruiti da compagnie legate alla Cina o ai negoziati per ferrovie ad alta velocità che sono visti come investimenti per contanti ad alta velocità, i Malesi legittimamente chiedono cosa c’è per loro, come prima hanno chiesto degli investimenti in bauxite e terre rare.
Più di ogni premier prima di lui Najib si affida alla legittimazione esterna per rafforzare la posizione nazionale. Il suo governo ha usato la sua relazione con i capi internazionali a proprio vantaggio mentre loro hanno preso quanto più possibile da lui”.
Najib ha usato la politica estera ai propri fini, facendo partecipare il paese alla Trans Pacific Partnership o facendo entrare ditte australiane nel settore delle terre rare. In entrambi i casi le amministrazioni straniere hanno taciuto sulle violazioni dei diritti umani del governo Najib in cambio di progetti economici contrari agli interessi malesi.
Se la figura internazionale di Najib sembra buona, a livello nazionale il sostegno popolare a Najib cala sempre di più.
Altra grande questione è il partito dell’UMNO.
Uno dei punti di forza di Najib sembrerebbe sia proprio il suo partito UMNO in cui Najib mantiene una maggioranza affidata ai capi divisione a cui chiede sempre il sostegno pubblico. A livelo di base la situazione è però incerta e richiede molto lavoro da parte di Najib.
Dice Bridget Welsh:
“Le purghe dei capi internamente erano e sono parte degli sforzi per mantenere la fedeltà degli alleati come lo erano le rimozioni al momento giusto da “uomo forte” dei nemici. Mentre crescono le pressioni su Najib crescono le richieste in cambio della fedeltà. Per ora per la situazione interna all’UMNO l’opzione più sicura e più lucrativa per le elite ell’UMNO è restare fedele a Najib.
Nn è chiaro quanti siano i genuini sostenitori di Najib. Mentre alcuni si sbracano nel mostrare la propria fedeltà e avere favori, è rivelante il silenzio di tanti. La maggioranza dell’elite dell’UMO si trova in stato di attesa e in tanti non vogliono affondare con la nave di Najib. Al momento opportuno è la sopravvivenza a vincere più che la lealtà”.
Ma a soffrire è la base popolare dell’UMNO che deve sopportare le politiche di Najib che portano ad un aumento delle tasse e del costo dei servizi, mentre la loro sopravvivenza in tutte le razze è affidata ai salari.
“La crescita che si contrae e la riduzione del lavoro insieme all’inflazione ed ai costi crescenti per vivere hanno reso le condizioni di vita particolarmente difficili ed ad essere colpita tanto è la comunità malay, perché costituisce la parte maggiore della popolazione più giovane. Insicurezza e incertezza hanno sostituito fiducia e opportunità.
Cresce la rabbia. Sempre più l’UMNO non è percepito come difensore degli interessi Malay sotto Najib mentre il partito perde legittimità. Ogni giorno che passa con Najib attaccato al potere espone l’UMNO a rischi maggiori e all’erosione politica mentre la rabbia si diffonde”.
Najib, dice la Welsh, deve guardarsi le spalle dai più giovani che possono optare per “salvare l’UMNO e spostarsi con lo scontento crescente sotto un vento differente.
Altra grande questione sono i media
Mentre l’indebolimento di Najib porta ad una repressione dei media, con l’arresto e la deportazione dei giornalisti australiani è il mondo intero a sapere quello che in Malesia è cosa nota: Najib non vuole dare risposte. Ma ora è proprio il mondo che vuole le risposte da Najib.
“I giornalisti malesi stanno lottando per dire la verità, con numerosi attacchi ai siti web. Il Malaysian insider è stato costretto alla chiusura ufficialmente per ragioni economiche dovute alle perdite economiche dell’editore. Ma quello che il governo ha fatto per negar l’accesso al portale delle notizie in un momento critico per il sito è stato decisivo perla sua chiusura.”
Gli attacchi ai siti di notizie indipendenti sono comuni e un altro sito sotto attacco è il Malaysiakini . La distorsione delle informazioni e la negazione di informazioni sono comuni ma ora la situazione sembra precipitare per la conseguenza sulla politica e sulla fiducia degli investitori.
“Le azioni contro i media parlano di insicurezza e abuso di potere. Quello che distingue questo periodo dai precedenti momenti critici nel panorama politico malese e nel dissenso è la profondità del danno in corso,mentre sembra non esserci alcun limite a quello che si farà per restare al potere.”
Ci sono speranze?
“La dichiarazione del cittadino fornisce un barlume di speranza. Mentre c’è stato chiaramente un comprensibile periodo di aggiustamento (la gente e gli esponenti delle varie parti politiche non sono a proprio agio con i nuovi cambi di relazione tra i vecchi nemici e nuovi amici e la sfiducia reciproca è profonda) l’obiettivo comune di dare una nuova guida alla Malesia è entrato nel sentimento popolare. Mentre chi sta fuori della Malesia continuano a vedere Mahathir come un problema, altri vedono le sue azioni come un correttivo necessario per lavorare verso soluzioni nazionali attuali. I malesi rigettano in gran parte la violenza come metodo per cambiare il potere e hanno votato per alternative all’UMNO per decenni fino a raggiungere la maggioranza nel 2013.
Le difficoltà dl Movimento Salvare la Malesia sono di tre tipi poiché il loro compito è di costruire la fiducia e muovere la crisi politica verso una zona in cui i malesi si sentano al sicuro e sentire, dopo mesi di disperazione, la promessa e la speranza. La battaglia è per il compromesso, attraverso le razze, ma le difficoltà sono significative”.
Ultima questione è la cooperazione.
La dichiarazione del cittadino ha avuto un grande eco in Malesia ma restano le questioni del lavorare insieme, di mettere da parte le differenze sia personali che ideologiche, mentre si guarda all’interesse nazionale prima di quello personale o di partito.
“Se dicessimo che non è facile sarebbe qualcosa di grossolano. L’attenzione è stata sull’antipatia condivisa per il governo di Najib, ma alla fine il successo dipenderà sulla possibilità di forgiare una narrazione di una base comune che si muova in avanti, che rafforzi più che indebolire le relazioni di costruzione dell’alleanza.”
Un’altra questione riguarda la guida futura della Malesia, del chi governerà. Le prossime personalità non potranno essere di divisione legate al passato piuttosto che al futuro.
“Il movimento Salvare la Malesia dovrà andare al di là dei vecchi capi, come Mahathir o Anwar o Lim Kit Siang e promuovere gli ideali e la gioventù malese. Un serio ostacolo resta il futuro capo alternativo nella cultura politica feudale della Malesia, particolarmente tra i Malay.”
La campagna di Salvare la Malesia segnala anche un’altra dinamica, scrive la Welsh, perché rivela chi davvero sostiene la riforma e mette al primo posto gli interessi della Malesia.
“Da notare è che la narrazione del movimento non è sulle razze, o sulla religione quanto sulle riforme necessarie per il paese e la gente; il discorso politico che ha dato maggiori speranze ai malesi nel decennio scorso e che è stato la molla dei cambiamenti politici dal 2008 al 2013. I partiti dovranno guardare la difficile scelta di porre fine ad alleanze con individui e partiti che non sono con il programma di riforma democratica.
Tra i primi ci sono elementi del partito islamico PAS che lavorano a sostegno di Najib. Sono di grande contrasto gli sforzi di alcuni di legarsi all’agenda dell’UMNO contro quelli di altri che hanno sottoscritto la dichiarazione del cittadino.
Il partito islamico malese resta diviso, fedele alla visione conservatrice islamica per il paese da tempo passata. Si continuerà a combattere questa battaglia per conquistare il cuore del PAS con la sua capacità di abbracciare ogni riforma significativa ostacolata dalla guida attuale del partito.
La battaglia che si ha di fronte non è facile, per la crisi perdurante della politica malese, ma gli spostamenti che hanno luogo dicono che i malesi non vogliono abbandonare la possibilità di un futuro migliore e chiedono una guida politica migliore. Il momento sta con chi si trova sul lato giusto della storia
Gli sviluppi che accadono fuori la Malesia sono importanti quanto quelli che accadono dentro, con gran parte dei governi internazionali che permettono lo scadimento democratico del paese e l’approfondimento della crisi fino alle radici. Più dura la crisi, più sta al potere Najib, maggior la destabilizzazione del paese e potenzialmente dei suoi vicini.
La lotta attuale per restare al potere da parte del governo di Najib e il suo controllo dell’ufficio del premier gli dà un vantaggio, ma uno che non è garanzia di sicurezza. Di certo non è nell’interesse della sicurezza e della prosperità dentro la Malesia stessa.
(Rif. New Mandala, Bridget Welsh)