I duri scontri a fuoco di sabato a Baguindan, nell’ isola di Basilan non hanno causato solo 18 morti tra i soldati filippini e cinque del gruppo di Abu Sayaff. Hanno anche fatto fuggire dalle case migliaia di famiglie.
E l’ironia della sorte è che a morire sono per lo più soldati di origine Moro da entrambi i lati. “Pensare che la gente Moro combatte l’uno contro l’altro è triste” dice Yusuf Morales della Commissione Nazionale sui Filippini Musulmani il quale teme che questo incidente potrebbe dare più linfa all’estremismo.
Secondo Morales, quando le operazioni militari sono fatte senza “preparazione socioeconomica questo si traduce in repressione dello stato o in combustibile per la giustificazione del terrorismo… Non dobbiamo permettere che questa esperienza di Basilan galvanizzi i loro interessi”
Secondo le notizie ufficiali tra i cinque di Abu Sayaff uccisi ci sarebbe un cittadino marocchino che avrebbe preso il posto di Marwan ucciso a Mamasapano come bombarolo, legame probabile con l’ISIS.
Si deve ricordare che questi scontri sono da collegare con il rapimento di alcuni stranieri rapiti a Samal e tenuti ostaggio dal gruppo di Abu Sayaff, il cui termine ultimo per il pagamento del riscatto scade tra pochi giorni.
Sullo scontro nell’ isola di Basilan, un articolo di Trefor Moss, apparso su WSJ, punta all’inutilità dell’adestramento militare americano nelle Filippine nella lotta al terrorismo. Vogliamo che una vittima illustre anche se involontaria di questa politica antiterroristica è stata la Legge Istitutiva di Bangsamoro con l’incidente di Mamasapano.
Traduciamo dal WSJ
I dubbi sulle capacità della politica americana di controterrorismo nelle Filippine.
La morte di 18 soldati filippini in uno scontro a fuoco con militanti islamici ha approfondito le paure sull’efficacia delle forze dell’antiterrorismo nel paese nonostante le centinaia di milioni di dollari di investimento americano nel loro addestramento per oltre 15 anni.
I militari filippini hanno detto che 52 soldati sono rimasti feriti in scontri feroci sabato con la guerriglia di Abu Sayaff che la sicurezza filippina crede detenga una ventina di ostaggi nei campi della giungla nel meridione del paese.
Un ufficiale militare ha detto che è stato “cancellato nello scontro un plotone” di cui quattro poi sono stati decapitati.
Cinque islamisti sono stati uccisi in dieci ore di scontro a fuoco sull’ isola di Basilan. Tra i militanti uccisi figura un militante marocchino identificato come Mohammad Khattab, istruttore di bombe.
I soldati avevano il compito di catturare o uccidere il capo di Abu Sayaff, Isnilon Hapilon, mentre si avvicina la scadenza per il pagamento di un riscatto per tre stranieri, un canadese ed un norvegese, come ha detto un ufficiale. Si crede che i tre siano tenuti con gli altri ostaggi tra i quali varie persone indonesiane e Malesi sull’isola vicina di Jolo.
Abu Sayaffha chiesto 21 milioni di dollari per ostaggio occidentale di cui al momento non si hanno notizie.
Lo scontro nell’ isola di Basilan ha detto che le forze filippine sono male equipaggiate per affrontare i terroristi ben armati e che gli sforzi di anni degli USA per spostare il bilancio a favore dei militari ha portato pochissimi risultati, come dice Zachary Abuza, specialista della sicurezza per la regione al U.S. National War College in Washington.
“La mia valutazione è che il programma di addestramento USA sia stato un assoluto spreco di denaro e un terribile investimento: 50 milioni di dollari all’anno dal 2002 con poci risultati da mostrare.” ha detto Abuza.
Tra il 2002 e il 2013 gli USA hanno dato 441 milioni di dollari in assistenza alla sicurezza alle Filippine secondo un rapporto della Rand Corp. Molto di quel denaro è statoi speso per migliorare le unità di controterrorismo filippino. Il Comando di Operazioni Speciali dei militari USA operava da una base nelle Filippine meridionali dal 2002 fino a maggio dello scorso anno da dove lavorava strettamente con i militari filippini per colpire Abu Sayaff e altri gruppi militanti.
I risultati di questi programmi sono stati sconfortanti se paragonati a quelli simili in Indonesia, dove gli USA hanno speso la metà per assistenza alla sicurezza, secondo lo studio della Rand Corp. Mentre gli attacchi militanti sono scesi in modo sostanziale in Indonesia, nelle Filippine “sono cresciuti di 13 volte tra il 2002 e il 2013” mettendo in mostra i differenti ritorni in investimento ra i due programmi di sicurezza.
Si è dato credito all’impiego prolungato degli USA nelle Filippine meridionali per l’aiuto dato ai militari del paese a contenere i militanti del gruppo di Abu Sayaff che sarebbero circa 300 in un pugno di basi nella giungla. Il gruppo costretto in queste isole di base per vari anni non sono riusciti a lanciare attacchi spettacolari che usavano fare un tempo lontano dalla loro base, come l’attacco al porto di Manila nel 2004 quando fecero saltare un traghetto uccidendo 116 persone.
Lo studio sostiene che riuscire a rendere le forze filippine capaci di combattere Abu Sayaff, senza lo stretto aiuto USA, si è dimostrato difficile da fare. Finora non c’è una risposta dei militari americani.
Sabato i militanti di Abu Sayaff hanno liberato un ex missionario italiano, Rolando Del Torchio, tenuto per sei mesi a Jolo, alimentando le dicerie che sia stato pagato un riscatto per il suo rilascio.
I militari hanno detto di non sapere se fosse passato di mano del denaro.
Hapilon è uno dei più pericolosi membri del gruppo di Abu Sayaff che ha le sue origini in parte con Al Qaeda che cercava negli anni 90 di radicalizzare un movimento secessionista musulmano nel meridione filippino. Invece si trasformò in operazioni di sequestro di persone sequestrando sporadicamente gruppi di stranieri o di filippini dai vicini centri turistici e detenendoli in campi fortificati mentre governi stranieri e autorità locali negoziavano pagamenti di riscatto per il loro rilascio. Di conseguenza sono giunti nella povera regione decine di milioni di dollari.
Hapilon è uno dei capi di alto profilo del gruppo e gli USA hanno offerto cinque milioni di dollari per e informazioni che conducano alla sua cattura o alla sua morte. I militari filippini dicono che uno dei militanti uccisi negli scontri di sabato sia suo figlio Ubaida Hapilon.
I soldati filippini durante un’offensiva del 2013 in una base di Abu Sayaff furono sul punto di prenderlo. Rimase ferito ma gli altri militanti riuscirono a porre Hapilon in condizioni di sicurezza, tanto da riapparire in un video del 2014 che prometteva fedeltà al califfo ello stato islamico Abu Bakr al-Baghdadi
Da allora Abu Sayaff ha lanciato nuove campagne di sequestri. Le autorità accusano il gruppo di aver sequestrato una ciurma di 10 indonesiani a Tawi Tawi, mentre quattro malesi furono presi da un’altra imbarcazione al largo delle coste di Sabah sul Borneo malese.
La sicurezza filippina ha detto di essere preoccupata dalla potenza di fuoco che il gruppo di Abu Sayaff è riuscita a mettere su nonostante gli anni di assistenza e addestramento americano.
Trefor Moss, WSJ