Il 4 aprile, un video mostrava due ostaggi in una onnipresente tuta arancione che erano decapitati di fronte ad una telecamera in un remoto angolo di Lanao del Sur. Due uomini, che erano tra i sei falegnami rapiti, erano stati dichiarati delle spie e passate per il coltello. Benché fossero assenti le bandiere nere dello Stato Islamico, ISIS, l’ideologia, l’immaginario e le tattiche del gruppo si diffondono nel meridione filippino e sono adottate da varie gruppi.
Il 25 aprile poi i Gruppo di Abu Sayaff decapitò John Ridsel dopo la scadenza del pagamento del riscatto.
La situazione del meridione filippino è complessa e fin troppo semplificata nei media. Qui si esamineranno i vari gruppi del Meridione Filippino che hanno dichiarato bai’at all’ISIS, si analizzeranno i recenti sequestri e le violenze, concludendo con un’analisi delle implicazioni della sicurezza per le Filippine e la regione.
Lo stato delle cose nel meridione filippino
Una cellula di Abu Sayaff, guidata da Isnilon Hapilon, fu la prima a dichiarare bai’at a Bakar al-Bagdhadi con un video in Youtube del luglio 2014, dopo JAT di Abu Bakar Ba’syr e MIT indonesiano di Santoso.
Questo non è stato davvero operativo. E per lo più le cellule di ASG hanno usato l’immaginario e le minacce dell’ISIS per accrescere la tensione sugli ostaggi, le famiglie e i governi e chiedere riscatti maggiori. Una coppia di tedeschi sequestrati nell’aprile 2014 fu fotografata varie volte con la bandiera dell’ISIS. Il gruppo aggiunse alla richiesta di 5.6 milioni di dollari la richiesta di ritiro della Germania dalla coalizione. Prima della scadenza del riscatto l’uomo fu fotografato seduto nella sua tomba di fronte alla bandiera dell’ISIS. Ma appena pagato il riscatto fu lasciata andare completamente la richiesta di ritiro della Germania dalla coalizione. Come se non ci fosse alcuna affinità ideologica.
A settembre 2015 una cellula di ASG guidata da Hairullah Asbang rapì due canadesi, un norvegese ed una filippina da un resort a Davao con una operazione bene eseguita fuori dall’area operativa del gruppo. Ci furono 4 differenti video il 13 ottobre 2015, 2 novembre, 10 marzo 2016 con l’annuncio del riscatto, e l’ultimo il 14 aprile 2016 quando si ridusse il riscatto e fu esteso l’ultimatum.
Tranne che nell’ultimo video gli ostaggi furono mostrati di fronte alle bandiere dell’ISIS a dimostrarne l’influenza della sua propaganda. In precedenza c’erano solo foto che avevano tutti i segni dell’immaginario ISIS: un machete alla gola di un ostaggio, la bandiera dell’ISIS ed una persona dal parlare forbito che faceva le richieste e fissava i termini.
Ma alla fine non c’è molto di più della relazione con l’ISIS che quella: usare semplicemente la minaccia delle barbarie dell’ISIS per estorcere maggiori somme. Nessun altro ostaggio malese, indonesiano, cinese, giapponese sono stati mai mostrati davanti ad una bandiera dell’ISIS, riservate per gli ostaggi occidentali e i loro governi. E le somme sono state ben maggiori: un filippino porta appena 10 mila dollari, malesi e indonesiani quasi 100 mila, mentre gli occidentali oltre il milione di dollari. La richiesta originale per i 3 occidentali presi a Davao era 18 milioni di dollari l’uno, ridotta poi a 6,3 comunque senza precedenti.
Ma ci sono limiti alla emulazione della propaganda dell’ISIS: quando fu decollato un ostaggio malese il 25 aprile, la testa fu gettata per strada, senza video e propaganda.
A luglio del 2014 comparve un video di Alhabisi Misaya, capo di una cellula di ASG che, dal 2013, era dietro vari rapimenti a Sabah. Lo si vede ridere mentre decolla sei prigionieri filippini in un incidente del 2007. Quando apparve il video non ci fu alcuna propaganda. Misaya è stato legato ad una sola decapitazione degli ostaggi, un malese, il 17 novembre dopo la scadenza del pagamento.
Inoltre ci sono altri gruppi filippini che hanno dichiarato bai’at all’ISIS. Sono Ansar al-Shariah, Ma’rakah al-Ansar, Ansarul Khilafah Philippines, e al- Harakatul al-Islamiyyah. Piccoli gruppi, non più che cellule, ed individui nessuno dei quali è una minaccia.
Ma a gennaio 2016 Al-Naba, giornale ufficiale dell’ISIS riportava di 4 gruppi, chiamati “battaglioni” di Dio che si erano unificati. Lo stesso articolo si riferiva a Isnilon Hapilon di ASG come “sceicco Mujahid Abu Abdullah al-Filipini” descritto come “una delle figure anziane dei Mujahideen delle Filippine”.
Varie brigate di Mujahid nelle Filippine avevano annunciato la loro promessa di alleanza all’Emiro dei Credenti da ascoltare e obbedire nel bello e cattivo tempo, e di radunarsi sotto la guida di Sheikh Abu Abdullah al-Filipini, che era stato nominato dall’ISIS emiro dei soldati del Califfato nelle Filippine. L’incontro di queste brigate fu un atto di obbedienza al comando di Allah di mettersi insieme, rinunciare alle divisioni, vessare i tiranni e gli apostati e guarire il cuore dei credenti.
Benché la dichiarazione non citava come wilayat, provincia del califfato, una qualche parte della regione, fu la prima volta che l’ISIS aveva riconosciuto ASG o altri gruppi filippini. Nessuno sa perché ci sia voluto così tanto all’ISIS per riconoscere questi gruppi. Erano preoccupati della propria guerra e a consolidare il potere? I gruppi della regione erano troppo piccoli o ai margini? O attendevano che questi gruppi si aggregassero attorno ad un capo?
Chiaro che Al Naba voleva che questi gruppi si unissero. E a gennaio 2016 emersero le riprese dei gruppi che si riunivano e si addestravano insieme in un campo della giungla come prova dell’unione sotto la guida di Isnilon Hapilon.
C’è la prova inoltre di una crescita dell’ISIS con l’inclusione di gruppi legati in precedenza al MILF. In un video dell’agosto 2014 il capo dei BIFF Ustadz Ameril Umbra Kato dichiarò la sua fedeltà allo stato islamico. Il BIFF si separò dal MILF nel 2008 dopo il collasso del processo di pace e la decisione del 2008 della corte suprema filippina che valutava l’accordo come incostituzionale. Non ci sono prove che il BIFF abbia ricevuto il riconoscimento dell’ISIS e Kato poi morì nel 2015 lasciando il gruppo senza comandanti esperti.
Quello ci riporta al video recente dell’esecuzione di Lanao delSur, parte del cuore del MILF. Nel video da una parte non c’era alcuna bandiera. Dall’altro ricordava le decapitazioni dei gruppi che uscivano dalla propaganda dell’ISIS, tra i quali uno che mostrava un malese. Non ci sono gruppi di ASG là vicino. Non ci sono dettagli sy chi era dietro quell’esecuzione o perché, ma ci sono alcuni dettagli.
Il comandante più importante lì è Comandante Bravo, Abdullah Macapagar, duro e critico del processo di pace. Nel 2007, dopo la decisione della corte suprema filippina, lui e Umbra Cato lanciarono attacchi contro le comunità cristiane. Mentre Kato fondò il BIFF dopo aver lasciato il MILF, Macapagar fu rimesso all’ordine dalla dirigenza del MILF. Ma dopo la mancata approvazione della BBL da parte del Congresso Filippino dopo l’incidente di Mamasapano a gennaio 2015 la dirigenza del MILF fa fatica a trattenere i comandanti disillusi e inquieti. Una soluzione politica durevole si allontana specialmente con la campagna elettorale in corso.
E non si possono guardare le Filippine in modo isolato. Ci sono cellule e gruppi che hanno promesso attraverso la regione fedeltà all’ISIS come il MIT di Sentoso, il JAT di Abu Bakar Ba’syr, i seguaci di Abdulraman Aman, Darul Islam Sabah e altre cellule malesi. C’è inoltre una compagnia di persone della regione a Raqaa in Siria, Khatibah Nusantara, la cui guida cerca anche il comando di una wilayat.
Non cisono prove che ci sia un comando o controllo o un flusso significativo di risorse dall’ISIS questi gruppi specie nei filippini. Eppure c’è uno sforzo concertato di accrescere la propaganda in Bahasa. Potrebbe essere che l’ISIS vorrebbe che questi gruppi disparati di cellule e gruppi si riunisca attorno ad un capo prima di dichiarare la wilayat.
Una striscia di violenza e rapimenti
Mentre il governo filippino afferma che un marocchino e due sostenitori malesi dell’ISIS erano stati uccisi di recente, non è prova sufficiente di sostegno materiale da parte dell’ISIS. ASG accetta da tanto tempo combattenti stranieri. Ma non si può dire che non possa evolvere.
Indipendentemente dai legami con lo stato islamico, c’è stata una crescita di rapimenti e violenze nel meridione filippino. Rispetto ad ASG ci sono stati sempre periodi distinti di operazioni e obiettivi, ed il gruppo ha vacillato da essere gruppo terrorista con una sequenza distinta di obiettivi settari ad una banda di rapimenti estorsivi. Ora ci troviamo a metà strada di questa oscillazione. L’emergere dell’ISIS ha dato a questo gruppo un punto ideologico e ha creato qualcosa su cui potrebbero aderire altri gruppi.
Ma è notevole l’incremento dei rapimenti. ASG detiene 24 stranieri come ostaggi tra i quali un canadese, un cinese, un giapponese, olandese, norvegese, cinque malesi e 14 indonesiani. Cisono inoltre sette ostaggi filippini sebbene tendano ad essere rilasciati velocemente.
Da notare è che queste cellule si comportano differentemente e tendono a colire vittime differenti. Le cellule di Basilan colpiscono i Filippini di Zamboanga. Le cellule di Sulu colpiscono i malesi e altri nazionali di Sabah. Alcune cellule cercano un veloce tornaconto, mettendo in contatto gli ostaggi con le famiglie nel giro di qualche giorno. Altri vogliono accrescere il tempo di detenzione per portare pressione psicologica per accrescere la somma da chiedere.
Ci sono eccezioni alla regola. Il 7 aprile ASG rilasciò il prete italiano Rolando Del Torchio detenuto per sei mesi a Sulu dopo il suo rapimento a Dipolog il 7 ottobre 2015. Non ci sono rapporti di pagamenti fatti. Ma per la gran parte gli ostaggi occidentali sono detenuti più a lungo e per somme maggiori.
Di recente ha attratto l’attenzione dei governi regionali e gli analisti della sicurezza l’ondata di rapimenti marittimi. Il 26 marzo ASG sequestrò due grandi imbarcazioni che portavano carbone dal Calimantano. Lasciarono una barca ma presero l’altra con 10 membri della ciurma indonesiana chiedendo un riscatto di un milione di dollari. Il 4 aprile ASG sequestrò una nave malese appena fuori da Sabah. Presero quattro malesi in ostaggio sebbene siano scappati 3 indonesiani e i membri birmani della ciurma. Il 15 aprile fu attaccata un’altra nave indonesiana e quattro presi in ostaggio.
Implicazioni della sicurezza per le Filippine
Per le Filippine, l’esistenza continuata di ASG, la proliferazione di gruppi che promettono l’alleanza all’ISIS, per non citare lo sgretolamento del processo di pace col MILF, devono porre qualche domanda molto dura sulle questioni di sicurezza interne di lungo periodo, in un momento in cui il governo dovrebbe essere molto più preoccupato sulle attività cinesi sul suo mare.
Bisogna porsi la domanda: Perché pariamo ancora di ASG? Esso non è nulla di più di una banda di rapimenti estorsivi che usa l’immaginario e la minaccia del terrorismo per accrescere i riscatti. Non è un movimento popolare, non dà servii sociali, non ha ideologia definita o rispettata, è geograficamente contenuta.
Il Gruppo di Abu Sayaff, ASG, non è nulla di più di un gruppo di banditi ben armati ed opportunisti.
Dal 2002 i militari e forze di sicurezza filippini hanno ricevuto 50 milioni di dollari annui per assistenza contro il terrorismo dagli USA. Fino al 2014 era incluso l’impiego di 500 persone delle forze speciali per dare sostegno all’intelligence e addestramento. Eppure regolarmente le forze armate filippine subiscono in modo scioccante grandi perdite umane come i 18 morti e 43 feriti in un singolo scontro a Basilan nell’aprile 2016. Ma non è stato un evento unico.
ASG non è diminuito come forza e resta una minaccia alla pace e alla sicurezza della regione.
Ora ASG pone una minaccia al commercio regionale come mai fatto prima. ASG fa da punto focale per altri gruppi che condividono il loro sostegno all’ISIS oltre a membri del MILF disillusi.
Il gruppo di Abu Sayaff è diventato esso stesso una piccola economia. Le migliaia di dollari all’anno che riceve dai riscatti gli permettono di crescere, reclutare nuove generazioni di militanti, corrompere le forze di sicurezza locali e acquistare armi nel mercato nero.
Sono troppe le persone che beneficiano della sua prolungata esistenza nel meridione filippino.
E persino se si riuscisse ad eliminare la corruzione, i militari filippini soffrono di una costante rotazione della sua guida. Il 22 aprile 2016 il comandante delle forze armate si dimise dopo appena nove mesi di comando a causa del pensionamento obbligatorio. Il suo successore comanderà per un periodo analogo. Non esiste perciò né responsabilità né continuità di politica.
E le cose a Mindanao andranno probabilmente peggio. Sebbene la guida del MILF abbia ripetutamente promesso il suo impegno per la pace e di non ritornare alla guerra, la disaffezione tra le sue fila la si può toccare dopo il siluramento della BBL nel congresso filippino. Nella campagna elettorale la BBL non esiste. Un candidato presidenziale, la senatrice Grace Poe è diventata una dei candidati principali con la presidenza del comitato che pone tutte le colpe dell’incidente di Mamasapano interamente sul MILF. Due dei vicepresidenti candidati Marcos e Cayetano hanno giocato un ruolo fondamentale per non far approvare la BBL.
Anche se assumiamo che il prossimo presidente sia impegnato nel processo di pace deve ritornare dal MILF, rinegoziare una BBL annacquata dicendo che è il solo modo per essere approvato nel Congresso. Ma mentre la dirigenza del MILF potrebbe non avere altre possibilità se non di accettare, molti membri si allontaneranno e torneranno a combattere convinti che il congresso filippino non accetterà mai un accordo politico negoziato.
Il presidente del MILF Ebrahim el-Haj Murad ha grandi problemi nel gestire le aspettative e mantenere il controllo. Ed il controllo lo perderà nel tempo, inevitabilmente perché il guadagno della pace si vaporizzerà. Il MILF ha più volte detto di essere contro l’ISIS e che il congresso dovrebbe approvare la BBL per far sì che il MILF diventi una parte responsabile che elimini gli elementi dell’ISIS. Se membri del MILF iniziano a dichiarare fedeltà all’ISIS si confermerà quello che gli oppositori della BBL nel congresso dicono da sempre: il MILF ha due facce e non ci si può fidare. E’ un cattivo presagio per la pace.
La vera preoccupazione è questa: nella letteratura del terrorismo c’è un concetto di chi fa l’offerta più alta. I gruppi si legittimano e mostrano le loro credenziali jihadiste con l’essere più violenti dei loro competitori mentre cercano il sostegno popolare, gli sponsor internazionali e l’attenzione dei media. E mentre c’è sempre stata faziosità tra le insorgenze del meridione filippino, si può anticipare che i gruppi emuleranno l’ISIS portando la violenza ad un nuovo livello, sia per mettersi alla prova che per eliminare i competitori. Il video del 4 aprile va in questa direzione. L’immaginario e la tattica dell’ISIS è tutta lì. E’ stata la prima volta delle esecuzioni in stile dell’ISIS con tute arancioni nella regione. ASG comunque ha decapitato John Ridsel lontano dalle telecamere. Chiaramente cercano attenzione e/o sponsor. Se è così stiamo per assistere ad un sussulto di violenza nelle Filippine meridionali.
La sicurezza nella regione
La situazione nel meridione filippino pone una preoccupazione per la sicurezza regionale. E’ molto chiaro che dagli inizi del 2000 i governi malese e indonesiano vedono il meridione filippino come uno spazio senza governo e anello debole della sicurezza nazionale, dove individui e gruppi possono cercare riparo, addestramento e da dove condurre operazioni. Sebbene ci sia meno spazio senza governo rispetto agli inizi degli anni 2000, c’è ne abbastanza per attrarre militanti stranieri.
Le loro preoccupazioni non sono infondate. Sin da metà degli anni 90 il meridione filippino è stato il santuario per terroristi indonesiani e malesi, e sempre più la sicurezza malese ha trovato legami operativi, come anche prove che i militanti si erano rifugiati nel meridione filippino.
L’Indonesia ha scoperto ce le armi del MIT di Santoso vengono da Mindanao come le armi dell’attacco del 14 gennaio a Giacarta.
Ma c’è anche una preoccupazione economica. Le autorità di due porti indonesiani hanno già bloccato la partenza di navi per le Filippine. L’Indonesia fornisce il 70% del carbone filippino con un valore di 800 milioni di dollari. Il 17 aprile la Malesia annunciava che stava limitando il commercio regionale per paura della sicurezza. E mentre l’economia cinese rallenta, diventano più importanti i commerci nell’ASEAN.
Ad essere potenzialmente sotto tiro sono 40 miliardi di dollari di commercio regionale.
Con 18 ostaggi malesi ed indonesiani, c’è anche un comportamento molto poco ASEATICO con varie affermazioni che violano il principio sacrosanto della non interferenza negli affar interni. Il primo ministro malese Najib Razak ha ripetutamente messo in guardia dalle miacce alla sicurezza poste dal Meridione Filippino.
Il 30 marzo il governo indonesiano annunciava che era pronto ad impiegare le proprie forze per salvare gli ostaggi. Altre dichiarazioni affermano che l’Indonesia ha portato forze di sicurezza tra i quali i suoi Densus 88 e Kopassus nel Calimantano orientale, in attesa dell’approvazione filippina. Il governo indonesiano sembrava assuefatto all’idea dell’incostituzionalità d un intervento militare straniero, un affronto inaccetabile per la sovranità filippina, che non potrebbe mai essere consentita, a maggior ragione durante le elezioni. I militari indonesiani e i capi politici hanno lo stesso continuato a perseguire un’azione militare. Il ministro Luhut Pandjaitan ha messo in guardia sul pericolo che il mare di Sulu diventi una nuova Somalia.
Le dichiarazioni mostrano un crescente malessere a Kuala Lumpur e Giacarta sul fatto che le Filippine possano controllare il proprio territorio. E mentre i due paesi restano vulnerabili agli attacchi le forze di sicurezza dei due paesi credono che la crescente insicurezza del meridione filippini rende le loro minacce persino maggiori.
Nell’ottobre 2012 il governo malese annunciava di aver messo nella sua finanziaria molti milioni di dollari per la sicurezza a Sabah per le minacce poste dai militanti filippini. Il governo ha approvato due battaglioni di 1280 uomini e costruirà due nuovi campi, migliorerà le basi aeree ricollocando uno squadrone dalla penisola malese a Labuan.
Nel 2013 uomini armati filippini del sultanato di Sulu fecero un’incursione a Sabah uccidendo 62 persone.
L’Indonesia manderà due navi mentre la Malesia accresce il controllo in mare e costruisce una nuova base a Sabah. I tre governi si incontreranno per discutere il pattugliamento congiunto. Con le recenti celebrazioni del pattugliamento dello stretto di Malacca c’è un precedente, sebbene in quel caso la minaccia dell’intervento americano sia stato un fattore motivante. Ma è anche vero che è imperativo dato che tutti e tre i paesi hanno capacità marittime limitate. Con la guida indonesiana si potrebbe e dovrebbe fare un passo in avanti.
Zachary Abuza, TheDiplomat