Su una cosa le due parti, malay e thai, sono d’accordo, però, è che non si realizzerà la loro visione, la scuola Samphan Wittayah produrrà una nuova generazione di insorgenza.
Il 30 aprile scorso moriva a Kuala Lumpur uno dei fondatori del BRN, Masae Useng, un religioso musulmano che fuggiva dalle autorità thai dal 2004 quando fu accusato di ribellione. Si crede sia l’autore di una guida in 7 punti per l’insorgenza.
Cho Airong è una comunità rurale calpestata nella provincia centrale di Narathiwat. Da 11 anni è una zona rossa, il centro delle operazioni e della violenza dell’insorgenza. All’entrata della cittadina, c’è un piccolo posto di polizia nascosta dietro barriere di cemento, di reti nere e di filo spinato. Le forze di sicurezza restano accovacciate, nascoste. Non esiste vigilanza di comunità. Dall’altra parte della ferrovia che di recente è stata un obiettivo dell’insorgenza, c’è una fila lunga di negozi eleganti benché condotti male. Il loro rivestimento di tavole si sono inscurite perdendo i colori pastello che si potevano vedere nelle vecchie parti della capitale della provincia Narathiwat. Ci sono alcuni negozi di tè, negozietti con le cose fondamentali e qualche deposito di prodotti agricoli. Se c’è qualche reddito qui, è ben nascosto. La cittadina è davvero solo questa strada stretta, il villaggio è accucciato nelle colline coperte a foresta che salgono dietro di essa.
Lungo la piccola strada verso nord sta la moschea, e di là della strada la scuola Samphan Wittyyah, dipinta con una varietà di tonalità del verde e del turchese. Dopo quasi 1 anni, c’è ancora una profonda divisione tra la Thailandia, cittadini e stato insieme, e la comunità locale malay sul fatto che la scuola sua la causa dell’insorgenza o la sua cura.
Samphan Wittiyah è nel mirino dello stato da 11 anni ed è diventata una legenda. Quando gli insorgenti attaccarono un posto delle forze armate qui vicino il 4 gennaio 2004, un atto che si usa spesso per segnare l’inizio dell’attuale ripresa dell’insorgenza che ha fatto oltre 6200 morti e oltre 1 mila feriti, il preside della scuola era Mase Useng che entrò nella clandestinità.
Lui e Sapaeng Basoe, il preside della scuola di Yala Thamiwttiyah Foundation. Si dicono siano i capi del BRN. Avevano rifiutato l’amnistia o gli accordi di pace che il governo aveva fatto col PULO ed altri gruppi negli anni 90, e che usavano le loro scuole islamiche per allevare una nuova generazione di insorgenti. Dopo che si ebbe la ripresa della violenza, le due scuole erano di frequente prese di mira e molti loro docenti arrestati o detenuti come sospettati di partecipare ad attività dell’insorgenza. Ed alcuni erano davvero coinvolti. Ma persino oggi, studenti e docenti di entrambe le scuole descrivono la costante sorveglianza, la prevaricazione e le intimidazioni delle forze di sicurezza.
Ma il centro del problema è che nessuna delle parti può mai essere d’accordo se una scuola come la Samphan Wittiyah sia parte del problema o della soluzione all’insorgenza.
La Samphan Wittiyah è una scuola privata islamica che si origina nella tradizione Sha’afi. Non è una scuola Salafi/Wahhabi. La cosa triste è che a così pochi ufficiali della sicurezza thai interessi di conoscere la differenza. Detto questo Samphan Wittiyah come la Thamawittiya Foundation sono scuole molto conservatrici e la Sha’afi nel meridione thai e in Malesia è diventata sempre più pia e conservatrice. La diffusione rapida del Wahhabismo li ha spinti ad essere molto più conservatori.
Il governo e l’esercito thai vedono la scuola come la causa radicale del problema. Nonostante l’insegna in Thai e gli slogan e la bandiera di fronte alla scuola, la sola nella intera città oltre quella del posto di polizia, le forze di sicurezza credono ancorache la scuola alimenti l’insorgenza e dia al movimento l’aiuto ideologico e la goventù indottrinata.
“Non isegnano in Thai ma solo Malayu” dice un ufficiale anziano delle forze armate. Il numero di queste scuole private islamiche che insegnano in Malayu cresce e crea una nuova generazione che che non è assimilata dallo stato nazione thai.
Le autorità mettono in guardia sul fatto che l’istruzione coranica appesantita domina il curricolo e che il curricolo nazionale è insegnato poco se non per nulla. Questo fa perdere competitività alla comunità locale malay negli esami nazionali e limita le prospettive lavorative, creando un altro ciclo di frustrazione e aggressione. Narathiwat e la vicina Pattani sono tra le ultime province più povere del paese ma è negli obiettivi di istruzione dove davvero arrancano.
E quello è stato sempre il entro del problema: i Malay sono la sola minoranza del paese che ha rifiutato l’assimilazione nella società thai. Le tribù delle colline Lao, Shan, khmer si sono tutte assimilate per paura ella cittadinanza. Ma i malay non vedono dello spazione per sé nel costrutto dello stato thai: la monarchia, cioè un re dio di stile induista, la religione il buddismo e la nazione, il cui confine meridionale fu codificato nel 1909 e che i nazionalisti di Patani credono sia un territorio occupato.
Quindi ogni scuola che rafforza una identità separata è destinata ad essere vista come minaccia alla sicurezza. E’ la stessa ragione per cui l’insorgenza ha ucciso oltre 180 insegnanti dal 2004 e bruciato quasi 200 scuole, tra le quali sei ad ottobre 2014: le scuole sono i primi agenti dell’assimilazione.
I buddisti rappresentano quasi il 20% della popolazione del meridione, sebbene le stime delle forze armati parlino di un 10%. Mentre sembra impossibile, è chiaro che sono rimaste davvero poche comunità miste nella provincia. I buddisti vivono in enclavi pesantemente difese o sono andati in città. Se si accoppia a ciò il basso tasso di natalità tra i buddisti e alti invece tra i malay, le forze di sicurezza thai temono di perdere il controllo della provincia.
Cho Airong è proprio il caso. E’ rimasta una piccola comunità buddista, ma vivono nella loro enclave, nascosta dietro un Wat reso militare, che è stata ingigantita da un progetto di sviluppo reale che portò 30 famiglie dall’Isaan e creò una azienda dimostrativa pesantemente finanziata. Senza questo, e la presenza della sicurezza aggiunta a difenderli, i buddisti sarebbero scappati anni fa. La regina della Thailandia ha sponsorizzato questi progetti il cui scopo primario è di riseminare i buddisti dal nordest, creare aziende agricole modello che paghino giornalmente e concentrare le comunità buddiste dentro recinti difendibili. La più nuova è a Chanae dove sono state installate 150 famiglie dell’Isaan.
Ma per i Malay, Samphan Wittiya è la speranza di porre fine all’insorgenza. E’ dove poter studiare la propria religione, imparare la loro lingua madre e rafforzare la loro identità malay. Senza questo spazio per essere musulmani malay in Thailandia, prenderebbero tutti le armi e si unirebbero all’insorgenza. Quello di cui i Malay si lamentano è che non esiste nulla di simile al concetto indonesiano insito nell’ideologia fondante della Pancasila di unità nella diversità.
Oggi c’è una pace scomoda. Samphan Wittiya si espande. Una nuova costruzione sarà fatta per accomodare il crescente numero di iscrizioni. Ma il governo crede che l’insorgenza costringa le famiglie a non mandare i figli alla scuola statale, o forse le famiglie fanno così perché semplicemente le scuole sono state indebolite dagli incendi e dalla violenza contro i docenti. Allo stesso tempo, la violenza nel meridione è calata considerevolmente e per gli scorsi tre mesi ha toccato un minimo storico.
I colloqui di pace sono ancora lontani e le due parti intendono la pace in modo molto differente. Mentre il governo thai si accontenta che la violenza si mantenga a livelli accettabilmente bassi da poter attribuire alla criminalità comune, i Malay vogliono il diritto di crescere ed espandere scuole come la Wittiyah senza paura o pressioni. I thai cercano di integrare totalmente le scuole nel curricolo nazionale per porre fine alla povertà che alimenta la violenza endemica. Per ovviare il ministro dell’istruzione ha creato un programma per gestire 33 centri di tutoraggio per il meridione per aiutare questi studenti che competono negli esami nazionali.
Su una cosa le due parti sono d’accordo, però, è che non si realizzerà la loro visione, Samphan Wittayah produrrà una nuova generazione di insorgenza.
Zachary Abuza, New Mandala