Mentre per Duterte non c’è stata alcuna contestazione, per Robredo resta in piedi l’opposizione di Bongbong Marcos che, vistosi sfilare il titolo da una nuova personalità della politica che all’inizio della campagna elettorale era data ultima, ha promesso di portare l’opposizione in altri luoghi.
Duterte non si è presentato alla proclamazione come già annunciato, preferendo fare ancora il sindaco di Davao e dimostrando quanto in realtà valuti poco il parlamento.
Un tema caldo sollevato in questi giorni è stata la dichiarazione di Duterte di voler dare all’ex presidente e dittatore Marcos la sepoltura al Libingan ng Mga Bayani , il Cimitero degli Eroi, dove sono seppelliti tutti gli eroi della storia filippina, tra i quali Corazon Aquino e Ninoy Aquino, genitori del presidente uscente Noynoy Aquino. Ninoy Aquino fu ucciso sulla pista dell’aeroporto internazionale di Manila dai sicari di Marcos.
Per Duterte significherebbe voler chiudere una questione storica per le Filippine. In realtà si alimenta una divisione enorme, perché le vittime della legge marziale non sono disposti a dimenticare né a perdonare, perché lo stato filippino è ancora alla ricerca e al recupero dell’eredità rubata dai Marcos e anche perché il figlio Bongbong Marcos ha sempre considerato la presidenza del padre come un modello unico possibile rifiutandosi sempre di offrire le scuse della famiglia per le sofferenze arrecate a tante vittime.
Uno scrittore filippino che vive negli USA, Luis H. Francia, scrive su questo argomento un articolo dal titolo: il ruffiano in capo.
Il Proclamato Rodrigo Duterte presidente è ora anche il ruffiano supremo. Dichiara di voler unificare il paese. Bravo!
Ma come fa ad unificare l’arcipelago di 7000 isole la sepoltura presso Libingan ng Mga Bayani di Ferdinando Marcos, un falso eroe di guerra, violatore di diritti umani e saccheggiatore supremo delle ricchezze del paese? Al contrario le grida di rabbia sentite in modo chiaro dalla popolazione dell’isola e dalla diaspora dicono l’esatto contrario.
Duterte dice che il compianto tiranno è un eroe per tutti gli Ilocani. Davvero? Ne conosco alcuni che inorridiscono alla sola citazione del nome e persino peggio quando viene nominata la moglie.
Lui ha fatto un passo indietro ammettendo che forse Marcos non è stato un eroe ma deve ancora essere seppellito lì, poiché era un soldato. Secondo questa logica errata tutti i soldati morti dovrebbero allora essere seppelliti lì, persino mettendo da parte il fatto che il perfido dittatore abbia passato più tempo ad attribuirsi un passato eroico che a lottare contro i giapponesi.
Forse Duterte lo fa per confonderci, per tenerci sbilanciati, dire una cosa fare l’altra, l’equivalente dello stile di un attore popolare ubriacone di Kung Fu reso popolare dal cinema. Forse, ma questo non è un film.
Forse, come un amico l’ha detto una volta, è il suo essere dispettoso. Ma ci sono dispetti e dispetti. Mi sembra che questo sia un dispetto molto particolare. Duterte non è affatto, secondo ogni immaginazione, il dispettoso quanto il saggio re scimmia che viaggiava verso ovest per recuperare i sutra buddisti, e la sua giocosità nascondeva il suo essere illuminato. Il suo dispetto è soltanto cattiveria.
Nè è il Marco Antonio che disse le parole famose “Sono venuto a seppellire Cesare, non ad osannarlo”. In questo caso, seppellire il dittatore morto dove la famiglia insiste debba essere interrato è osannarlo, che sia dannato il giudizio della storia. Ammenoché Duterte non abbia una relazione con la famiglia Marcos sconosciuta a tutti. Di certo non c’è nulla per la nazione se non un insulto grave ai morti seppelliti lì giustamente e alle moltitudini che morirono e alle migliaia che soffrirono quando era in vigore la legge marziale. Ed essendo eletto per un solo periodo di sei anni, non ha bisogno del voto ilocano. Quindi cosa c’è per lui?
Per una persona che si delizia, presumibilmente, nel dare fastidio al potere, cosa potrebbe essere più accondiscendenza che soddisfare i desideri di una delle famiglie più ricche del paese, se non la più ricca, oltre che clan politico potente, che tutti poi credevamo fosse una notizia di ieri ma che è ritornata forte, come come l’erbaccia che continua a crescere nel giardino che non è stata estirpata del tutto.
D’altro canto, è totalmente possibile che Duterte, nel suo profondo, creda davvero che Marcos sia stato un eroe, sebbene non l’abbia detto apertamente, sorpresa per un politico che parla apertamente, sebbene creda che l’ultima frase sia un ossimoro. Potrebbe essere l’intento di Duterte un piano, usare l’elettorato di Marcos come un sostituto per i suoi sentimenti reali? Dopo tutto, quello che lui propone di fare il dittatore lo ha fatto già. Con risultati disastrosi. Eliminare i criminali sospetti? Già fatto. Abolire o sospendere il congresso? Già fatto, al suo posto un parlamento fantoccio.
Duterte propone di governare per decreto? Anche questo è stato fatto.
Ecco un altro uomo che desidera essere re, il datu supremo di tutti i datu, uno che non sopporterà alcuna opposizione. Il suo modo di fare ha funzionato a Davao, ma la nazione è un palcoscenico ben più grande. Cosa funziona bene localmente, e la sua storia di città migliore di Mindanao potrebbe essere più esagerazione che realtà, potrebbe non funzionare a livello nazionale.
La nazione potrebbe svegliarsi e capire che il presunto imperatore non ha vestiti. Spero contro ogni speranza che questa comprensione giunga quanto prima.
L.H. Francia, Globalnation