Mohd Rafi Udin, ex tassista malese, non lo si vedeva in giro dal 2014 quando abbandonò la Malesia per unirsi allo stato islamico, ISIS. E’ ricomparso la scorsa settimana in un video di propaganda dello stato islamico insieme ad un Indonesiano ed un filippino. Proprio loro tagliarono la testa ad un prigioniero che sembrava essere un mediorientale.
E’ la prima volta che sono stati filmati combattenti provenienti dal Sudestasiatico nel tagliare la testa a qualcuno.
E’ un balzo enorme in brutalità per i combattenti dal Sudestasiatico, considerati provenienti da una cultura più gentile di quella da cui provengono i loro amici arabi.
“E’ stato scioccante vedere Mohd Rafi Udin eseguire una decapitazione. E’ certo un militante ma non lo si conosce come una persona brutale e crudele” dice Ayub Khan Mydin Pitchay, capo del antiterrorismo della Polizia Malese.
“Quando fu arrestato in Indonesia per aver preso parte ad attività militanti, supplicò i rappresentanti malesi che gli fecero visita di tirarlo fuori dalla prigione indonesiana perché non sopportava le condizioni di vita lì” dice Ayub. “Il fatto che Mohd Rafi Udin abbia massacrato qualcuno in quel modo fa caire quanto sia cambiato drasticamente in un breve periodo di tempo. Forse gli hanno lavato il cervello fino al punto di poter decapitare qualcuno per dargli credibilità per la sua elezione a capo del contingente malese in Siria.”
Mohd Rafi Udin che ora ha 50 anni, è coinvolto nell’estremismo islamico dal 1998 quando si unì ai KMM malese che mirava ad abbattere il governo e sostituirlo con un governo islamico.
Mohd Rafi Udin cadde sotto l’attenzione della polizia quando prese parte ad un furto ad una banca nel 2001 per fare soldi per KMM. Evase l’arresto e fuggì in Indonesia.
In Indonesia si unì alla Jemmah Islamiah, il gruppo accusato per le bombe del 2002 a Bali. Partecipò per la JI ai conflitti nelle Sulawesi e Ambon nelle isole delle Molucche, dove morirono oltre 10 mila persone nei conflitti terminati nel 2002.
Fu arrestato a Palu nelle Sulawesi nel 2003 e restò in carcere per un anno. Tornò in Malesia e fu trattenuto in base alla legge della sicurezza interna fino al 2004. Dopo il suo rilascio lavorò come tassista a Kuala Lumpur.
Sposato con cinque figli, Rafi andò in Siria nel 2014 con altri due militanti malesi, un religioso di nome Lotfi Ariffin e Abdul Samad Shukri.
“Le ramificazioni di questo video sono immense. Potrebbe incoraggiare i simpatizzanti dell’ISIS in Malesia a portare avanti le decapitazioni qui” ha detto Ayub. “Questo ci dice che gli effetti disumanizzanti dell’ideologia virulenta dell’ISIS cominciano a radicalizzarsi tra i combattenti del sudestasiatico in Siria … al punto da essere visti come qualcosa di meno dell’umano” ha detto Kumar Ramakhrishna della Rajatnam School di Singapore. “Questo rende psicologicamente più facile commetter atrocità contro i non credenti”.
Le polizie della regione si preparano ad attacchi nei prossimi sei mesi dopo che il video ha annunciato attacchi e decapitazioni in Malesia, Indonesia e Filippine.
“I potenziali obiettivi potrebbero essere locali notturni, costruzioni del governo e della polizia e punti strategici”ha detto Ayub.
La polizia malese di recente ha sventato due attacchi di persone solitarie. In uno di questo era coinvolto uno studente di sedici anni, armato di coltello nello stato Kedah, che ha provato ad uccidere una donna cinese in un supermercato dopo aver ricevuto ordini da un membro dell’ISIS.
“Credo che abbia avuto delle esitazioni, non doveva aver raggiunto lo stato finale della brutalità. Altrimenti a donna sarebbe stata uccisa” ha detto Ayub.
Secondo il professore Kumar, è tempo che le polizie indonesiana, filippina e malese creino un database unico dei militanti della regione presenti nel video insieme ai loro associati in Siria e nella regione. In queto modo si faciliterebbe il monitoraggio e le azioni di polizia preventiva.
Finora sono 20 i malesi arruolati nell’ISIS ed uccisi in Sia ed Iraq, dei quali 7 morti in azioni suicida. Altri 193 sono stati arrestati in Malesia dei quali 27 sono stranieri.
AMY CHEW, SCMP