Marquez parlava del Sud America, ma forse avrebbe potuto palare dei tropici che occupano la stessa latitudine equatoriale, che curano le stesse piaghe e vivono lo stesso incubo.
La realtà dello stato totalitario è quello di uno stato che si dibatte tra paranoia ed ego, costringendolo ad un senso implacabile di insicurezza che a sua volta li porta a rafforzare la loro presa sul potere. Perdendo quel potere crolla la loro realtà alternativa. Quando succede, non hanno che due scelte: andare in esilio o impazzire. Se va proprio male, entrambi.
Ecco la ragione per cui faranno di tutto per preservare la loro versione della realtà, una che esclude il popolo. Field Marshal Thanom Kittikachorn, Field Marshal Prapas Charusathien e Col Narong Kittikachorn usarono la violenza per perpetuare quella realtà. Altri golpisti saggi o impauriti formarono delle realtà dittatoriali per lasciarle andare prima che si disfacessero nelle looro mani. Come nel 2006.
Stanca degli spari e con aspirazioni di rispettabilità, la giunta di oggi fa lezioni alla televisione, colorate, fantastiche, da rendere pazzi, ed insieme vacillanti verso il surreale, come una democrazia al 99%, una economia in crescita, un buon affare per 3,5 chilometri di ferrovia ad alta velocità, un referendum libero ed equo, la promessa di eguaglianza mentre si minaccia di tagliare l’assistenza sanitaria universale.
Lo scopo è di mantenere la realtà creata nella visione dello stato. Martellando le case a sufficienza, pensano, spingerà la gente a credere che sia reale.
I diplomatici esteri chiamati ad ascoltare le lezioni potrebbero crederci indipendentemente dai fatti che si affermano. Ma la realtà morde se non è la realtà fatta su misura, da vetrina.
Sull’oggetto del referendum del 7 agosto vediamo tanti esempi di una realtà disconnessa; lo stato sta per esaltare Einstein creando un universo parallelo. Mentre si avvicina la data, le autorità intensificano i loro sforzi nel cancellare opinioni di fferenti, a scoraggiare domande e tutto quello che indica degli errori nella bozza costituzionale è definito ora come distorto, falso e decisamente illegale.
In che tipo di realtà distorta ci troviamo se l’indicare ciò che non va nella costituzione ti può portare a dieci anni di carcere?
Se portarsi via chi dissente è cosa ci vuole per far approvare il pezzo scritto che governerà la nazione intera, allora non è difficile dire chi è a scrivere la falsa realtà.
13 attivisti sono stati arrestati ed incarcerati il 23 giugno per aver distribuito manifestini che offrono una lettura differente della costituzione; ci sono volute due settimane per il loro rilascio dopo le richieste di professori e rappresentanti delle ambasciate
In quell’universo assurdo persino un giornalista che segue la vicenda del Vita No è stato detenuto e rilasciato il giorno dopo. Il lunedì polizia e soldati hanno occupato gli uffici del Prachatai alla ricerca di documenti che violassero la legge elettorale. Poi sono giunte le richieste della Comunità Europea, degli USA e del Canada perché lo stato aprisse lo spazio della discussione sulla costituzione, e loro sono irremovibili nella loro versione di eguaglianza che significa naturalmente un NO privo di voce ed un Sì sparato ad alto volume.
Sconvolti dalla vastità del mondo non dittatoriale la squadra del Sì non ce la fa a tenere alta la loro realtà inconsistente, insistono che solo la loro versione è autentica mentre il resto è contraffatto, corrotto, dissenziente, distorto o semplicemente sostenuto da Thaksin Shinawatra, che conosce anche lui qualche realtà alternativa.
E quando tutto implode, il super io dell’articolo 44 è sempre pronto ad appianare tutto: martedì i golpisti hanno autorizzato l’Ufficio della Commissione delle Telecomunicazioni a chiudere tutti i media che non cooperano con la giunta o che presentano informazioni definite come una minaccia per la sicurezza nazionale.
Cosa accadrà dopo? I giornali? Dimensione distorta, siamo di nuovo negli anni 70. So che cresce ancora più forte l’isolamento della giunta dalla realtà.
Mancano tre settimane dal 7 agosto, ma solo qualche passo dalla messa fuori legge del vota no.
E’ già abbastanza brutto che il referendum sia una super semplificazione della bellezza e bruttura del mondo, la riduzione della complessità della politica e della vita in due scelte, Si o No. Ora è anche peggio poiché quella complessità è stata compressa in una sola scelta. Sì. O piuttosto sì, sì, sì…..
Kong Rithdee , Bangkok Post.