La risposta di Duterte all’attentato a Davao al momento sembra la dichiarazione di uno “stato di illegalità” in base al quale si dà mandato anche alle forze armate i poteri di polizia di fermare ed arrestare ai posti di blocco. Non sono sospesi il Writ of Habeas Corpus o di altri diritti civili e libertà.
L’esplosione nel mercato notturno nel cuore di Davao di ieri ha fatto 14 vittime ed una settantina di persone ferite. Alle dieci persone iniziali morte in conseguenza dello scoppio di un oggetto esplodente improvvisato, si sono aggiunte altre persone morte per le ferite in ospedale, tra le quali una donna incinta di sette mesi.
“E’ stata un’esplosione così forte da scuotere il suolo.” dice una venditrice di durian al mercato
Mentre le indagini iniziali hanno escluso lo scoppio di una bombola di gas ed accertato l’uso di un oggetto esplodente improvvisato, le autorità politiche del paese hanno provato al solito a coinvolgere un po’ tutti. Dai commercianti di droga irritati dalla guerra alla droga di Duterte, all’opposizione politica che si batte per i diritti umani, al terrorismo del gruppo di Abu Sayaff.
Qualcuno nel governo ha ipotizzato anche una coalizione di questi elementi.
Poi Duterte ha espresso l’idea che a portare avanti questo attacco fossero i militanti islamici di Abu Sayaff, in risposta alla potente azione militare che il governo filippino porta avanti a Sulu e Basilan con oltre diecimila soldati impiegati secondo l’ordine di Duterte Distruggere Abu Sayaff.
Ricordiamo che gli ultimi scontri hanno portato alla morte di 15 soldati filippini in una sola giornata e a 30 militanti di Abu Sayaff.
Davao è una città che negli ultimi tempi non ha vissuto lo stesso stato di guerra di altre parti di Mindanao, ma ha vissuto due attentati nel 2003 al suo aeroporto e al porto che fecero oltre 40 morti.
La risposta di Duterte al momento sembra la dichiarazione di uno stato di illegalità in base al quale si dà mandato anche alle forze armate i poteri di polizia di fermare ed arrestare ai posti di blocco. Non sono sospesi il Writ of Habeas Corpus o di altri diritti civili e libertà.
Duterte ha detto che non è la proclamazione della legge marziale.
Dalla CNN Philippines si legge:
“Il presidente Duterte ha dichiarato lo stato di illegalità nell’intero paese in seguito all’esplosione che ha definito un atto di terrorismo.
Non è legge marziale ma invito ora le forze armate filippine, i militari e la polizia a gestire il paese secondo le mie indicazioni. C’è una crisi in questo paese ora che coinvolge droghe, omicidi extragiudiziali come dicono, omicidi e sembra esserci l’ambiente dell’illegalità”
I termini di questo stato di illegalità saranno dettagliati a breve dove si specificherà anche l’estensione e lo scopo del provvedimento. Resta comunque una certa confusione a riguardo.
Lo stato di illegalità fu dichiarato già in passato nel 2001, 2003 e 2006 per crisi specifiche e locali.
Al momento non si capisce bene se questa dichiarazione sia legata a Davao o a tutto il paese.
Il consigliere legale di Duterte Salvador Panelo, che è stato avvocato difensore del clan degli Ampatuan per la strage di Maguindanao, ha detto che che non è solo l’attentato a spingere alla dichiarazione di stato di illegalità ma anche la guerra alla droga e gli omicidi dei vigilantes.
Nel frattempo con una telefonata alla CNN Abu Rami, portavoce del gruppo di Abu Sayaff, il cui nome reale è Al Harakatul Al Islamiya, ha negato che il suo gruppo abbia fatto esplodere l’ordigno.
“Se volete dire che è stato il mio gruppo, non è stato il mio gruppo.” ha detto Abu Rami che ha ammesso di non avere indicazioni su chi possa essere stato e come possa averlo fatto, ma è sicuro che chi lo ha fatto condivide la posizione del gruppo di Abu Sayaff, affermando che ci sono indicazioni che la maggioranza dei colpiti sono cristiani. Probabilmente dei loro alleati.
In un’altra telefonata si è citato il gruppo Daulat Ul Islamiya come autore dell’attentato.
“Lo fanno per simpatizzare col nostro gruppo e mandiamo un messaggio al presidente Rodrigo Duterte che tutto il gruppo Daulat nel paese non ha paura di lui” ha detto Abu Rami all’Inquirer.
La bomba era solo l’inizio di attacchi simili mentre gli attacchi militari fanno molta pressione sul suo gruppo a Sulu dove però hanno ancora forze per causare perdite sui militari.
Nell’isola di Sulu solo ci sono 9000 soldati alla ricerca del gruppo.
Quello che esce fuori da questa nuova tragedia è che le minacce reali alla sicurezza nelle Filippine non vengono dalla droga e dalla sua diffusione, quanto da una situazione gravissima e pesante a Sulu, Basilan e nella Mindanao Musulmana che alimenta il terrorismo di piccoli gruppi che hanno promesso fedeltà allo stato islamico. Essi agiscono in situazioni in cui la sicurezza è quasi del tutto assente come nel caso dell’assalto alla prigione dei giorni scorsi
Dobbiamo ricordare anche i rischi connessi ai diritti umani ed ai suoi abusi che sono possibili grazie a questo stato di illegalità, come ricordato da Palabay del gruppo Karapatan.
La proclamazione dello stato di illegalità nel 2001 dalla Gloria Macapagal Arroyo comportò arresti senza mandato, torture e detenzione illegale di civili musulmani scambiati per banditi di Abu Sayaff.
Il gruppo ha anche chiesto delucidazioni sulle linee guida operative per l’arresto ai posti di blocco. Il ricordo degli omicidi della polizia nella lotta alla droga è ancora fresco.
Secondo la costituzione filippina, il presidente ha poteri particolari in periodi particolari di crisi che gli permettono un’azione più flessibile e veloce rispetto ai vincoli del processo legislativo. Ma la costituzione riconosce i pericoli che questi poteri speciali portano con sé e pone alcune clausole di salvaguardia per evitare gli abusi.