Il risuscitare non è stato un miracolo, ma un espediente per restare vivo dopo che la polizia lo aveva sparato più volte provandolo ad uccidere
E’ stato dato per morto per quasi un’ora, il corpo incurvato pieno di proiettili ed il volto verso terra, in un angolo poco illuminato sul lungomare di Manila, immerso nella pozza del proprio sangue sul pavimento di cemento.
La polizia ha detto che Fransisco Santiago e George Huggins erano stati uccisi durante un’operazione antidroga alle prime ore del 13 settembre.
Ma mentre i giornalisti arrivavano sulla scena dello scontro, Santiago che era stato colpito molte volte comincia a mostrare segni di vita. La gente impietrita vede le sue gambe muoversi. Poi il giovane si alza in piedi appoggiandosi ad un’auto e tenendo le braccia sanguinanti in alto.
La polizia presente circonda Santiago con le pistole pronte prima di metterlo in un’auto e portarlo all’ospedale.
Parlando dal letto di ospedale Santiago lo scorso fine settimana, dice ad Al Jazeera che il mio risuscitare non è stato un miracolo, ma un espediente per restare vivo. La polizia lo aveva sparato più volte provandolo ad uccidere.
Santiago che respira con la maschera dell’ossigeno e che ha un braccio fasciato dice di aver fatto la parte del morto per circa un’ora dopo essere stato sparato da un poliziotto in abiti civili.
Ha sperato di non dover soccombere a causa delle ferite mentre attendeva che qualcuno che non fosse la polizia lo trovasse vivo.
Nega l’accusa della polizia che ha venduto Shabu ad un agente in borghese della Narcotici nelle prime ore del giorno. Non era neanche armato ed ha negato il rapporto della polizia che lo accusa di aver puntato un revolver .22 contro il poliziotto in borghese.
Santiago che è autista di un triciclo a motore afferma di essere stato la vittima di una montatura della polizia e che era stato prelevato ed interrogato dodici ore prima di essere sparato.
Santiago ha detto che chi lo ha sparato quella notte era lo stesso poliziotto in borghese che era salito sul suo mezzo quel giorno e portato alla stazione di polizia per interrogarlo.
Dodici ore dopo fu sparato al petto, all’addome e alle braccia. L’altro uomo sparato sul luogo, Huggins, è morto per le ferite.
3541 omicidi della droga
Santiago è uno dei rari sopravvissuti della guerra totale alla droga di Duterte, dice sua madre insieme ad un avvocato dei diritti umani.
Dal 30 giungo quando Duterte salì alla presidenza e lanciò la sua guerra totale ai trafficanti e ai tossicomani, la polizia ha riportato 3100 omicidi, tra i quali 1506 persone uccise in operazioni di polizia fino al 16 settembre. La polizia ha rivisto la cifra di 3541.
Nonostante la condanna internazionale crescente mentre le cifre delle morti salgono a spirale, Duterte ha detto in un discorso alle truppe vicino Davao di aver ordinato alle autorità che partecipano alle operazioni antidroga di “attenersi al mandato e non sbagliarsi”.
Duterte sostiene che il problema della droga è più serio di quanto si attendesse, prima di dare il proprio consiglio familiare: “Se un sospetto tira fuori la pistola, uccidetelo. Se non lo fa uccidetelo comunque”.
Phelim Kine di Human Rights Watch in Asia dice: “Le esortazioni frequenti di Duterte alla violenza extragiudiziale contro presunti tossicomani e spacciatori ha dato alla polizia filippina una licenza di uccidere senza alcun timore di dover poi rispondere”.
“C’è un bisogno urgente di indagini imparziali sulle circostanze dell’allarmante crescita di omicidi della polizia” da quando Duterte è al potere, ha detto Pheline Kine.
Santiago è stato rilasciato dall’ospedale mercoledì ed ora si trova nel carcere di una stazione di polizia a Manila, ha detto la madre.
Nella sua breve detenzione nella stazione di polizia prima di essere ucciso, Santiago dice di essere stato costretto ad ammettere di essere un “tulak”, spacciatore, e poi fu costretto, anche se si rifiutò, “ad estrarre e tenere una pistola”, dice sua madre Ligaya Santiago.
La donna dice di essere stata spinta ad inventare una storia per i giornali sugli eventi di quella notte di sparatorie.
Tra la detenzione e la sparatoria, Santiago e Huggins ricevettero l’ordine di salire sul triccilo a motore e girare attorno alla stazione di polizia prima di essere sparati.
Roy Candelario, l’investigatore della polizia che per primo riportò la doppia sparatoria alla sua stazione, insite che aver sparato a Santiago e Huggins fu una legittima operazione di polizia, assicurando che se la polizia avesse voluto davvero passare per le armi i due, sarebbero morti entrambi.
“Se fosse una esecuzione sommaria allora chi ha sparato si sarebbe assicurato di finirlo” Candelario ha detto ad Al Jazeera. “Sapete che significa finirlo? Sparare qualcuno al capo”.
Il capo della polizia di Manila Joel Coronel ha detto ai giornali che Santiago era l’obiettivo principale ed era nella lista della droga”
Il rapporto di polizia identificò Huggins come un membro della gang che in precedenza si era arreso alle autorità dopo essere stato legato al commercio della droga. Secondo il rapporto un poliziotto sotto copertura fece da “specchietto per le allodole” e comprò un sacchetto di shabu del valore di neanche 10 euro da Santiago.
“Dopo aver ricevuto il denaro segnato” Santiago “capì che l’uomo era un poliziotto sotto copertura che alla fine lo spinse fuori del triciclo a motore oscuro. Huggins allora tirò fuori un revolver calibro 38 e sparò vari colpi verso il poliziotto “mancandolo”.
“Sentendo che la sua vita era in pericolo” il poliziotto Orlando Gonzales “scambiò colpi di pistola con Huggins “che ebbe varie ferite nel copro e andò incontro alla morte”.
Circa nello stesso momento Santiago tirò fuori il suo revolver calibro 22 e “lo puntò verso il poliziotto sotto copertura”.
Santiago “ebbe varie ferite nel corpo e cadde al suolo” Poi fu portato al vicino ospedale dopo aver mostrato segni di vita” dice il rapporto.
Santiago ha ammesso di aver usato droga ma nega fortemente: “Non sono uno spacciatore. La notte della sparatoria nell’area c’era un uomo dalla maglietta chiara colorata e una giacca scura, secondo un testimone che non riuscì a notare se Santiago e Huggins fossero armati perché era oscuro.
“Dopo gli spari vidi i poliziotti scalciare i corpi dei due sospetti come per vedere se fossero vivi” dice il testimone.
“La polizia non poté far nulla perché i giornalisti erano lì, e quindi portarono l’uomo all’ospedale con i giornalisti che davano loro la caccia”
Santiago deve rispondere di quattro accuse come aver violato la legge sulla droga, attacco ad un ufficiale di polizia, possesso illegale di armi da fuoco e tentato omicidio.
Sua madre dice anche che le fu negato l’avvocato.
FLAG, organizzazione di avvocati filippini, ha offerto l’assistenza a Santiago e condannato la guerra alla droga come “un assalto al diritto alla vita sancito dalla costituzione, al giusto processo e alla presunzione di innocenza”.
“Accettando queste tattiche come uccidere invece di arrestare i sospetti e portali davanti al tribunale, la polizia tradisce la fiducia pubblica” dice Maria Socorro I Diono.
Chi applica la legge, dice Diokno, deve ricordare di fare il proprio dovere “con la massima responsabilità, integrità, fedeltà ed efficienza, patriottismo e giustizia”.
Ted Regencia, Al Jazeera