La Corte Suprema Thailandese ha rigettato l’appello della Avvocatura generale Thailandese e della impresa Natural Fruit Co in un caso di diffamazione contro Andy Hall, ricercatore per la Finnwatch.
L’accusa scaturiva ad un’intervista di Andy Hall data ad Al Jazeera nell’aprile 2013 in relazione ad un precedente processo penale contro Andy Hall della stessa Natural Fruit.
Questo caso era stato prosciolto due volte dalle corti di primo e secondo grado sulla base di processi interrogatori illegali durante le indagini di polizia e sulla base che la diffamazione era stata commessa in Birmania.
Andy Hall ha detto in relazione a questa sentenza: “Dopo il proscioglimento di questo caso non ho scelta se non di querelare Natural Fruit, l’accusa, la polizia e l’avvocatura di stato per un procedimento illegittimo e per falso. Lo faccio a malincuore e senza voglia di rabbia o vendetta o di ricompensa personale. E’ necessario fare queste contro accuse solo perché devo difendermi contro la persecuzione giudiziaria lanciata da Natural Fruit che non mostra segni di cedimento.”
“Questa sentenza della corte suprema, benché sia un’estrema sollevazione, non vendica il carcere le la sentenza sospesa in un caso sempre della Natural Fruit meno di due mesi fa.
La campagna di persecuzione giudiziaria lanciata contro Andy Hall quattro anni fa ha già comunque avuto una vittoria, tristemente. Come molti temevano questa campagna ha avuto un impatto negativo ben al di là del caso di Andy Hall.
Infatti molti lavoratori dell’emigrazione e militanti hanno molta paura di denunciare gli abusi sul lavoro che si trovano a fronteggiare dai datori di lavoro thai dopo il carcere recente inflitto ad Andy Hall” ha detto Sonja Vartiala di Finnwatch che ha aggiunto: “C’è una macchia reale sulla reputazione della Thailandia come paese accettabile dove fare impresa. Le compagnie che hanno la loro fonte in Thailandia devono pensare moltissimo se possono fidarsi di riuscire a monitorare davvero le loro catene di fornitori quando si mette la museruola in modo agghiacciante alla voce dei lavoratori e di chi li difende”.
Il 20 settembre scorso una corte penale di Bangkok dava un verdetto di colpevolezza contro Andy Hall in un altro caso penale di diffamazione attraverso pubblicazioni e legge informatica intentata da Natural Fruit. Fu condannato a quattro anni di carcere, sentenza ridotta di un anno e sospesa per due anni, e condannato a pagare una multa di 150 mila baht.
Dopo la multa fu pagata da Thai Union Group,, Thai Tuna Industry e Finnwatch, andy Hall fu rilasciato dal carcere temporaneamente, ha avuto la restituzione del passaporto e ripreso la libertà di movimento.
Fu un verdetto che ha attirato le critiche da tutte le organizzazioni internazionali, ONU, ILO, EU e la commissione europea del commercio.
Contro Andy Hall comunque sussistono altre due accuse di diffamazione sempre dalla Natural Fruit per danni fino a 400 milioni di Baht, oltre 10 milioni di euro. L’azienda thailandese nel complesso lanciò quattro accuse di diffamazione in seguito alla pubblicazione del rapporto di Finnwatch “Economico ma ad un alto prezzo” del gennaio 2013 in cui Andy Hall coordinò le ricerche di campo e fece le interviste ai lavoratori in cui si denunciavano le violazioni gravi del lavoro nelle aziende di trattamento delle ananas della Natural Fruit. Tra le tante violazione c’era la confisca del passaporto dei lavoratori della migrazione, paga inferiore alla paga minima e condizioni di lavoro pericolose.
In una intervista telefonica Andy Hall ha detto, giustificazione delle sue querele annunciate: “Mi sento molto a disagio perché da militante dei diritti civili vogliamo usare il tempo per lavoro produttivo e non sedere nei tribunali. Ma questa compagnia non smetterà di perseguitare ed il governo non fa nulla per bloccare questa persecuzione”.
Vale la pena di far sapere che chi gestisce la Natual Fruit è Wirat Piyapornpaiboon che è fratello maggiore di un ex ministro del lavoro Chalermchai Srion.
Secondo il vicepresidente della Natural Fruit, Kachin Komneeyawanich, la compagnia ha avuto enormi perdite da quel rapporto sia in termini economici che di immagine. Secondo il vicepresidente la decisione della corte suprema era alquanto ingiusta per dei particolari di tecnica legale. Per questo Andy hall resterà sempre sotto osservazione per ulteriori commenti ed eventuali altri casi di diffamazione perché le “vittime siamo noi”.
Ovviamente chi ha intentato questi processi mantiene anche un occhio vigile su tutte altre catene di processo, dove le violazione dei diritti sono rampanti, che possano sentirsi vittime, colpite nella reputazione, al fine di mettere ulteriori museruole a militanti e lavoratori che osino denunciare i propri padroni. Il lavoro forzato continuerà più di prima e meglio di prima.