All’inizio pensò che lo studente ventenne di psicologia era stato ucciso dopo aver bevuto con amici per celebrare la riuscita agli esami intermedi.
Un’autopsia ha rivelato che Yani era stato sparato due volte al petto, uno al fianco e “il tocco finale era al capo” Jebulan racconta al SCMP.
E’ la stessa voce calma che deve aver usato da ufficiale di polizia nel parlare a gente comune della morte del loro caro.
Dopo aver parlato con la polizia del caso di suo figlio, Jebulan ha fatto un passo fortemente poco comune di metter su Facebook una lettera aperta al presidente Duterte che ha lanciato una guerra brutale contro spacciatori e tossicomani da quando è stato eletto questo anno. La lettera è diventata virale nelle Filippine.
Si legge: “Mi rivolgo a lei, Rodrigo DUTERTE. Il mio figlio più giovane è stato sparato in testa da uomini coppia su una moto con in testa il casco verso mezzanotte del 29 ottobre. E’ morto istantaneamente col colpo alla testa. Mio figlio fa il terzo anno di college presso la Fatima University ad Antipolo Rizal. Non è stato mai coinvolto in qualunque uso di droga illegale figuriamoci nel venderla.”
Poi dice che era ufficiale di polizia che era solito arrestare tossicomani. Aggiunge: “Quello che voglio dire è, se saprò che uno dei tuoi poliziotti ha messo la mano per causare la morte di mio figlio, che Dio mi perdoni, farò tutto quello che posso contro di lui. So che non lo tolleri questo ma fammi essere molto franco. Se loro sanno come uccidere persone anche io lo so. Questo vale anche per te capo della polizia generale Dela Rosa. Vi supplico di aiutarmi a risolvere la morte non necessaria di mio figlio. PER FAVORE o lo farò io senza il vostro aiuto”.
Quando gli si chiede perché sia dovuto ricorrere a Facebook ha detto: “Francamente, lo scopo è che mio figlio non diventi solo un numero” nella guerra alla droga di Duterte. Vuole anche smentire alcune notizie giornalistiche che insinuano che Yani era dedito alle droghe.
Fino al fine settimana sono state registrate oltre 2000 morti legate alla droga dal 10 maggio, 14 in Antipolo.
Quando gli si chiede perché avesse legato la morte di Yani alla guerra alla droga di Duterte, il poliziotto in pensione ha detto chiaramente che non combatteva Duterte né era arrabbiato con lui. Ha detto di sostenere la guerra del presidente sulla droga perché: “Voglio che tolga tutti quei signori della droga che sono la piaga della nostra società”.
Jebulan condivide la posizione di molti filippini. Due recenti indagini statistiche di Social Weather Station e Pulse Asia mostrano il forte gradimento di Duterte al 76% e al 86% rispettivamente. La sua guerra alla droga viene valutata positivamente per 84% degli intervistati., sebbene il 71% dica che era molto importante che gli commette reati di droga sia preso vivo.
Mentre Jebulan è totalmente a favore per la “guerra alla droga”, ha espresso allarme sull’incremento notevole nel modo di portare avanti tante esecuzioni, fatte da sicari in coppia su motociclette. “Una volta che senti di sicari in coppia sulla moto non possiamo essere sicui che sia un vigilante o un poliziotto. E’ così frequente, non è vero?”
Aggiunge anche che tali omicidi erano accaduti nelle due precedenti amministrazioni, Aquino e Arroyo, “Oggi abbiamo così tante morti. E’ molto ovvio, non è vero?”
“Forse se Duterte non fosse diventato presidente, forse gli omicidi non sarebbero poi così tanti. Lui stesso aveva dichiarato che avrebbe triplicato le morti. Lo ha detto lui in TV”
Jebulan si riferiva ad un avviso che Duterte ha fatto qualche giorno fa “potete aspettarvi 20 mila o 30 mila morti in più” di omicidi legati alla droga.
Comunque alcune fonti segnalavano un possibile cambio di strategia in questa guerra macchiata dal sangue contro la droga poiché la polizia mira a ridurre gli omicidi dei sospetti e metter più risorse nell’arrestare persone importanti legate al commercio.
Jebulan dice di non avere posizioni politiche da difendere. Aveva boicottato le elezioni a maggio e quelle prima, perché disgustato dei politici. Sua figlia Miah ha messo un articolo su Facebook dove dice di aver votato per Duterte. Le piace il modo in cui lavora Duterte. Non lo accusava della morte di Yani ma chiedeva solo il suo aiuto a risolvere il caso in fretta.
Dice Jebulan: “Mi piace quando ad essere uccisi sono i tossicomani cosicché la prossima generazione non deve soffrire. Ma quando ad essere uccisi sno ragazzi innocenti come mio figlio, chi non si sentirebbe ferito? Cambiamo i ruoli. Cosa sarebbe se fossi io il presidente e fosse accaduto questo a lui, cosa pensate che direbbe?”
Il palazzo presidenziale non ha risposto alle ripetute chiamate o ai messaggi di testo dal giornale sul caso di Yani.
Comunque il capo nazionale della polizia Dela Rosa ha ordinato “un indagine approfondita” sulla morte di Yani, stando ad una notizia di GMA TV.
Il capo della polizia di Antipolo Ruben Andiso in precedenza ha detto al Philippine Daily Inquirer che indagavano sulla notizia secondo cui Yani aveva provato ad intervenire in una lite che coinvolgeva un suo amico qualche ora prima della morte.
Nel frattempo, Jebulan continua a vedere ripetutamente sul suo telefonino un breve filmato di una telecamera di sicurezza che aveva catturato il momento della morte di suo figlio. Mostra due persone su una motocicletta che passano due giovani che camminano in una strada deserta. Poi dei lampi di luce appaiono brevemente sulla punta del braccio allungato del passeggero di dietro.
Uno si allontana barcollando mentre l’altro cade. L’orario dice 38 minuti dopo la mezzanotte.
“Assumo che quello è mio figlio. Giacerà a faccia in giù per varie ore nella pioggia”
Raissa Robles, https://www.raissarobles.com/ , SCMP