La scorsa settimana il generale Ransibrahmanakul annunciò l’arresto di tre malay musulmani del profondo meridione thailandese che, a suo dire, pianificavano di portare avanti attacchi violenti in sei posti turistici noti dentro e fuori la capitale.
Sebbene i tre arrestati provengano tutti dalla regione, dove da 13 anni l’insorgenza ha reclamato la vita a 6700 persone, per lo più musulmani del luogo, il generale ha insistito che essi non erano legati all’insorgenza.
Secondo fonti della sicurezza, i tre si trovano sotto la detenzione militare sin da ottobre. Furono fermati dopo che il primo fu arrestato dopo che un arresto di massa a caso di oltre un centinaio di giovani e studenti malay musulmani a Bangkok e nelle vicinanze. Le informazioni raccolte dall’arresto servirono per fare altri due arresti nel meridione thailandese.
Quando il BRN, l’organizzazione maggiore della insorgenza che controlla la gran parte dei combattenti, ha appreso degli arresti, durante i quali alcuni detenuti sostengono di essere stati pestati durante la custodia, il BRN ha fatto scoppiare una bomba in un ristorante nel centro di Pattani, una delle tre province dell’insorgenza. L’esplosione del 24 ottobre uccise una persona ferendone altre 18.
Non sono ancora chiare le ragioni per cui il generale Ransibrahmanakul abbia deciso di annunciare l’arresto del trio, fornendo come informazione soltanto il fatto che volevano creare disturbo.
Ransibrahmanakul non ha dato spiegazioni a quale organizzazione facessero riferimento i tre arrestati, né i loro motivi, né l’ideologia né le metodologie dietro i presunti attacchi.
I tre arrestati sono ancora sotto arresto senza che sia stata fornita accusa o prova a sostegno lasciando i tre senza un sostegno legale.
Poiché non esiste un portavoce ufficiale identificabile per l’insorgenza, la narrazione sul conflitto e sugli obiettivi dell’insorgenza nelle province più meridionali è lasciata per lo più alla costruzione da parte dello stato thailandese.
Da quando è scoppiata la violenza quasi tutti gli incidenti sono stati attribuiti ai militanti anche se molti sono di natura personale. Poiché è in vigore un indennizzo offerto a chi è colpito dall’insorgenza, c’è un grande motivo finanziario per legare persino il più ovvio atto criminale agli atti dell’insorgenza. L’indennizzo economico è uno strumento troppo spesso usato dalla sicurezza quando abusano del potere loro conferito.
Nell’agosto 2014, un ranger paramilitare addestrato dall’esercito uccise un ragazzo malay musulmano di 14 anni che guidava la sua moto nel distretto di Sri Sakorn a Narathiwat, dicendo che era stata una forma di autodifesa. Dopo che la comunità locale si sollevò per protesta un’indagine estesa della polizia concluse che era stata posta una pistola in mano al ragazzo come prova fabbricata. L’esercito risarcì la famiglia di 15 mila euro senza però pendere azione disciplinare contro il ranger.
In ottobre 2014 i militari furono costretti a chiedere scusa ad una famiglia malay musulmana nel distretto Bacho di Narathiwat, dopo che un marine thai aprì il fuoco sul loro pickup che si muoveva su una stradina uccidendo la ragazzina di dieci anni e ferendo i genitori. Trasportavano cocco al vicino mercato. I soldati dissero che la famiglia trasportava insorti. Fu chiesta scusa alla famiglia e fu dato un certo indennizzo alla famiglia.
Mentre a tenere i microfoni è solo una delle parti e vista l’assenza genuina di portavoce per il BRN e per la struttura organica decentrata delle cellule dell’insorgenza, è davvero difficile per ricercatori e giornalisti verificare se una certa operazione o un attacco attribuito all’insorgenza sia stata fatta davvero dall’insorgenza.
Persino l’identità di chi appartiene al DPP, il consiglio che governa il BRN, è estremamente segreto. Il governo thai afferma di avere una lista di membri del DPP ma i militanti del BRN, anche chi ha lasciato il gruppo e lavora da allora col governo, non possono assicurare nulla di certo.
Poiché il BRN opera con una rete estremamente clandestina, non è assolutamente detto che l’uso di combattenti o di infiltrati possa assicurare informazioni sulle cellule o persino una conoscenza di lavoro dell’unità di un passo sopra nella catena di comando.
Come ha fatto notare un militante del BRN, le cellule dietro ogni attacco operano sulla base di sapere quello di cui ha bisogno di sapere. Questo comporta che i combattenti che non sono coinvolti nell’operazione non sanno nulla anche se l’attacco capita nella loro area, per assicurare che siano rilasciate quanto meno informazioni possibili.
Quando fu chiesto di verificare se i militanti separatisti avessero portato avanti l’omicidio di una donna incinta il 26 novembre, la fonte del BRN impiegò due giorni per controllare la linea di comando e tornò ad insistere che l’omicidio non era stato portato avanti dal BRN. Non escluse comunque la possibilità che come motivo ci fosse una disputa personale.
La fonte fu altrettanto sdegnosa quando gli fu chiesta delle sei bombe pianificate a Bangkok che secondo il generale Ransibrahmanakul si stavano preparando di recente.
Fonti della sicurezza dicevano che molti dei grandi capi si domandavano realmente delle affermazioni di Ransibrahmanakul, chiedendosi se non fosse una mossa di uno sforzo della controinsorgenza che mirava a screditare il BRN, anche se aveva detto che i tre sospettati non facevano parte del movimento dell’insorgenza malay musulmana.
D’altronde, diceva qualche grande capo, accreditare il rischio di attacchi terroristici sei luoghi turistici in Bangkok e fuori è una cosa troppo seria da fare senza qualcosa che sostiene questa affermazione.
Questa dichiarazione di Ransibrahmanakul non è la prima negli ultimi mesi a lasciare gli analisti confusi. Una settimana prima dell’annuncio degli attacchi, Ransibrahmanakul affermò che gruppi di musulmani thai malay del profondo meridione stavano dando aiuto finanziario all’ISIS. Poi l’affermazione fu ritirata il giorno seguente.
Molti della sicurezza sostengono che tali affermazioni forse vogliono solo creare scompiglio nell’insorgenza o nel campo dell’opposizione alla giunta.
Sebbene Ransibrahmanakul insistesse nel dire che i tre sospettati non fossero parte dell’insorgenza, il fatto che i tre provengano da quella regione rende estremamente difficile agli osservatori credere qualcosa di diverso.
Pochi hanno osato fare domande a Ransibrahmanakul, descritto come il caro fratellino del ministro Prawit, appunto per via dei suoi stretti legami con Prawit Wongsuwan.
Nella comunità internazionale in Thailandia moti dicono di non essere convinti dell’affermazione di Ransibrahmanakul di attacchi pianificati a luoghi turistici, ma ciò non significa necessariamente che il BRN e altri gruppi non hanno mai attaccato aree lontane dal profondo meridione.
E’ un evento estremamente raro ma accade di solito in reazione a sviluppi specifici. Un esempio èl ’incidente del dicembre 2013, quando sul retro di un pickup rubato furono poste due bombe, vicino ad una stazione di polizia nell’enclave turistica di Phuket. Probabilmente l’interruttore fu di proposito posto in posizione off.
Una fonte del BRN disse che si voleva dimostrare allo stato thailandese cosa era capace di fare il BRN.
Gli attacchi molto pubblicizzati dell’agosto 2016 nelle sette province più a nord del meridione thai furono anche attribuite al BRN da alcuni della sicurezza, sebbene si debba ancora trovare una spiegazione.
Una fonte del BRN disse che non si voleva infliggere perdite di vite umane con gli attacchi di agosto, ed il movimento aveva concluso che erano controproducenti poiché la giunta militare aveva posto il discorso all’indomani degli attacchi sull’industria turistica thailandese.
L’intenzione dell’insorgenza era screditare i militari per il recente referendum approvato sulla bozza costituzionale che ha più o meno cementato il posto dell’esercito nella politica del paese per i prossimi venti anni.
Don Pathan, AAT