La scelta di Roma per questo giro di colloqui di pace nasce dalle temperature molto basse in questo periodo ad Oslo, a cui i pannelli di pace filippini non sono abituati.
Questo giro di colloqui è, a detta di tutte le parti, molto importante perché verterà sulle questioni socio economiche che hanno dato origine e fomentano l’insorgenza nelle Filippine che dura ormai da quasi cinquantanni e che ha fatto 30 mila morti.
Come descritto in un altro articolo, le posizioni delle due parti sembrano molto distanti su questa questione: il governo filippino persegue una politica economica neoliberista che finora ha avuto poche ricadute economiche benefiche nel campo della povertà. Il governo Duterte si pone di accelerare e rafforzare gli interventi dello stato sul sociale.
Dal canto loro, NDF critica fortemente quelle politiche e chiede una riforma urgente della vita economica e sociale filippina, la costruzione di un’industria pesante ed il rafforzamento dei diritti e dei benefici per la popolazione più povera.
Come si incontreranno queste posizioni, è tutto da vedere nel negoziato, ma le parti si dicono decise a voler proseguire ed a dare una nuova possibilità.
A preoccupare però non è solo questa distanza sulla sostanza del negoziato, quanto la realtà sul terreno.
Mentre sono attivi dei cessate il fuoco unilaterali e si lavora alla definizione di un cessate il fuoco concordato e negoziato, il portavoce del NDF Agcoili ha messo in guardia su quanto avviene sul campo e sulla richiesta da parte della base dei combattenti di porre fine a questi cessate il fuoco, stanchi delle promesse infrante de governo che pongono qualche problema di sincerità sul lato del governo.
Mentre il governo si pone come obiettivo il raggiungere un accordo di pace entro l’anno, Agcoili ha detto che saranno necessari altri due anni per discutere delle riforme economiche prima di una seria discussione sul patto di pace definitivo.
A Roma dal 19 al 25 gennaio si discuterà proprio di queste riforme economiche e politiche su cui come già detto le posizioni sono molto distanti, nonostante la nomina da parte di Duterte di 3 ministri vicini al NDF e alla sinistra filippina nel suo governo.
Un’altra questione che aleggia su questo terzo giro di colloqui di pace è la questione della liberazione di 434 militanti su cui Duterte si era già espresso in generale positivamente. Fatto sta che sono stati liberati solo 18 militanti di rango. Lo stesso Duterte disse che non avrebbe liberato tutti e restare senza alcun strumento di pressione nelle proprie mani.
L’ottimismo iniziale, quando Duterte era appena salito alla presidenza, sembra essersi un po’ diradato. Dopo i tempi così stretti proposti per la pace, cominciano a comparire le prime nubi. Silvestre Bello, capo negoziatore per il governo filippino, ha invitato la guerriglia a non far passare tanto tempo e giungere alla pace definitiva prima del 2022, quando Duterte termina la sua presidenza.
Jess Dureza, responsabile per il presidente dei colloqui di pace, dice che il governo “vede con ottimismo sebbene con attese gestite, dei risultati positivi” in questo terzo giro di colloqui di pace di Roma, sperando di poter giungere ad un cessate il fuoco bilaterale ed al rilascio dei prigionieri, mentre la discussione sugli aspetti sostanziali della riforma economica e sociale procederà per le lunghe.
Ma su queste ultime due questioni, Agcoili sostiene che le prospettive di un cessate il fuoco permanente si assottigliano: il rilascio prima dell’accordo.