Ammirevole coincidenza è quanto ha dichiarato il senatore Panfilo Lacson nel commentare per la prima volta l’assenza di morti nella guerra alla droga dopo mesi in cui la media, ricavata dai dati della polizia, oscillava da dieci a undici moti al giorno.
La causa apparente è stata la sospensione della Oplan Tokhang, la guerra alla droga, in seguito ad un’operazione di pulizia interna dopo quanto emerso dalle indagini sulla morte dell’uomo di affari sudcoreano, Jee Ick-joo. Si è scoperto che il team di poliziotti antidroga avevano sequestrato l’uomo d’affari accusato di essere un trafficante, lo uccisero nel quartier generale della polizia a Manila e chiesero poi migliaia di dollari alla famiglia per riscatto. Tutti i poliziotti accusati avevano ricevuto in precedenza le lodi del capo della polizia De La Rosa per la loro abnegazione nella lotta alla droga, vale a dire, negli omicidi extragiudiziali.
Si deve ricordare che questa ammirevole coincidenza accade dopo che oltre 7000 persone, tra cui anche bambini piccoli, sono cadute in questa guerra ai poveri come l’ha giustamente definita anche Amnesty International.
Il 30 gennaio finalmente Duterte ha ordinato a De La Pena di smantellare le unità antidroga a tutti i livelli della polizia nazionale, dopo la morte appunto di Jee Ick-Joo, uomo di affari coreano.
Questa ammirevole coincidenza di assenza di morti nella guerra alla droga, secondo la voce più critica di Duterte la senatrice Laila De Lima, ci dà la prova circostanziata che era la polizia ad orchestrare tutti gli omicidi, compresi quelli attribuiti ai vigilantes che costituirebbero la maggioranza delle morti a causa della guerra alla droga.
Ovviamente questa non è l’interpretazione del capo della polizia per il quale anche il sindacato della droga si sarebbe fermato nel colpire i propri obiettivi. Secondo qualche altro dalla fantasia grande, un comandante della polizia filippina Carlos Dionardo, la ragione principale è che i colpevoli si sarebbero fermati a vedere la manifestazione di Miss Universo alla televisione filippina.
De La Pena comunque ammette che questi mascalzoni di poliziotti hanno danneggiato la reputazione della polizia.
Il senatore Panfilo Lacson, un ex capo della polizia, scrive su Twitter:
“Quando Oplan Tokhang era attiva, c’era una media di dieci undici persone uccise mentre si applicava la guerra contro le droghe… Se davvero c’è un’assenza di morti nel giro di una notte, poniamoci la domanda: perché sembra come se i vigilantes seguano gli ordini” scrive Lacson che aggiunge che questo dice tantissimo sulla repressione delle droghe da parte della polizia. Forse è meglio che non se ne parli troppo per non far morire altre persone durante la prossima notte.
La senatrice De Lima ha detto di aver sempre creduto che fossero ufficiali di polizia i responsabili della maggioranza di tutte le morti. La prova reale è che non ci sono stati rapporti di polizia di omicidi extragiudiziali entro le 24 ore dopo il fermo dell’operazione Tokhang e dopo l’abolizione del Gruppo contro le droghe illegali.
Ma questa ammirevole coincidenza è davvero causata dalla morte dell’uomo di affari sudcoreano?
C’è ancora una ammirevole coincidenza con la concessione da parte della Corte Suprema Filippina del Writ of Amparo alla famiglia delle vittime della Oplan Tokhang cadute nell’agosto 2016 nell’Area B di Payatas, a Quezon City.
La Corte Suprema ha dato alle famiglie di quell’area un ordine di protezione proibendo alla polizia filippina e a tutti i suoi uomini di qualunque unità di entrare nel raggio di un chilometro dalla residenza e dal posto di lavoro delle famiglie che hanno fatto richiesta alla Corte Suprema.
Ad essere chiamati in causa da questa richiesta sono il capo della polizia Ronald De La Pena, il direttore della polizia di Quezon City Eleazar, comandanti di stazione della polizia di Quezon City e vari poliziotti.
La Corte Suprema ha invitato il tribunale della Corte di Appello ad ascoltare gli abitanti di Quezon City ed eventualmente a fermare temporaneamente le operazioni invitando la polizia ad emettere i rapporti e fare quanto loro richiesto. E’ compito della Corte di Appelo fare l’inchiesta su quanto accaduto.
A presentare la richiesta di Writ of Amparo per conto dei residenti è il gruppo Centerlaw che ha dichiarato.
“Ringraziamo la corte suprema per aver agito immediatamente sulla nostra richiesta di emettere il privilegio del Comando di Protezione contro le operazioni di Tokhang che sono applicate dalla polizia filippina e dal distretto di polizia di Quezon City. Questo fa vedere ai cittadini che si può ancora guardare alla corte suprema per combattere le violazioni dei diritti costituzionali. Questa azione non può essere sopravvalutata venendo in questi tempi oscuri in cui chi deve eseguire e tenere alta la legge è proprio colui che sembra violarla. Non ha nessun valore che la sospensione delle operazioni Tokhang da parte della polizia sia giunta dopo che questa richiesta era stata portata avanti alla corte suprema. Questo sottolinea che il fatto che, dove c’è una violazione dei diritti legali e costituzionali, i cittadini non devono esitare a cercare il sostegno delle corti”.
Quindi proprio questa ammirevole coincidenza ha portato alla furbizia di fermare gli omicidi extragiudiziali, prova reale che ad eseguirli erano unità speciali della polizia, quelle che hanno avuto magari tante belle medaglie.
Tra le tante voci autorevoli che si sono espresse contro la guerra ai poveri di Duterte, vi è quella di Amnesty International che, nel suo rapporto “La sanguinosa guerra della polizia ai poveri” tra l’altro indica come questa guerra abbia dato un salario accessorio a tanti poliziotti solerti.
Amnesty International ha indagato su 33 casi che hanno comportato 59 omicidi ed ha intervistato 110 persone di 20 città filippine da Luzon alle isole Visayas a Mindanao.
Uno degli intervistati è un poliziotto di Manila che fa parte dell’Unità AIDG, che dice come la polizia fosse pagata per scontro, l’operazione legittima. “La somma varia da 8000 a 15 mila peso per cranio. Se l’operazione è contro 4 persone la somma è 32 mila peso, in contanti che provengono dal quartier generale. Non c’è incentivo all’arresto.”
Un incentivo ad uccidere piuttosto che arrestare. Poi lo stesso poliziotto ha detto che alcuni hanno stabilito un racket in accordo con le agenzie di pompe funebri che pagano loro una somma per ogni cadavere inviato loro.
In questa economia della morte ci sono i sicari incaricati dalla polizia stessa che paga 5000 peso per il tossicomane oppure da 10 mila a 15 mila peso se si tratta di uno spacciatore. 5000 peso equivalgono a 100 euro.
Secondo questa intervista prima dell’arrivo di Duterte c’erano 2 lavoretti al mese, mentre ora si parla di 4 lavoretti a settimana.
“Il modo di trattare i cadaveri mostra quanto sia il valore della vita umana da parte della Polizia Nazionale Filippina. Coperti di sangue, sono tirati di fronte ai familiari inorriditi, il capo che striscia sul pavimento prima che vengono gettati fuori”. Oltre a uccidere cittadini inermi la polizia ha costruito le prove ed ha persino rubato dai morti, picchiando persino i familiari impauriti.
“Le persone uccise sono per lo più provenienti dalle sezioni più povere della società ed includono bambini, il più piccolo dei quali aveva appena otto anni”.
Per ammirevole coincidenza, questo macello di vite umane sembra essersi fermato, almeno per un po’. I colpevoli della morte dell’uomo di affari coreano sono stati condannati a fare flessioni sotto lo sguardo fiero del capo della polizia, mentre Duterte non sa dire altro che li vorrebbe vedere morti. Gli hanno rovinato la sua sete di sangue.