La nostra società è a corto di amore e compassione, non solo per i dissidenti politici ma per tutti gli svantaggiati socialmente esclusi e impoveriti economicamente.
Si fanno grandi discorsi sul governo della legge ma sembra che dimentichiamo la tolleranza e il perdono.
In particolare si tende a dimenticare a come accettare su questioni importanti,compresi l’etnicità e il genere, le opinioni differenti.
A volte riusciamo a vedere delle tremule luci nell’oscurità che sono, però, spente e con loro anche le nostre speranze.
Anwar Hayiteh, un giovane militante di Pattani e sostenitore condannato del BRN con una sentenza di carcere a 12 anni, fu rilasciato il 7 gennaio col perdono dopo aver scontato 3 anni otto mesi e sette giorni.
Lo scorso mese, l’accusa stabilì un precedente positivo lasciando cadere le accuse penali contro un laureato della Thamasat University, Naritsarawan Kaewnopparat, che ha cercato di fare giustizia per il suo caro zio, un militare torturato a morte durante l’addestramento militare.
A Bangkok, mentre alcuni anziani prigionieri per le sa maestà sono stati rilasciati col perdono di fine anno, sono cresciuti i nuovi casi di lesa maestà negli ultimi quattro mesi.
Non si deve dimenticare il caso del militante democratico Jatupat Boonpattararaksa, conosciuto Pai Dao Din, che fu buttato nelle patrie galere dopo aver postato un articolo della BBC su Facebook e fu accusato di aver diffamato il re in violazione dell’articolo 112 della legge del crimine informatico, laddove contro il media britannico non è stata lanciata alcuna accusa.
Comprensibilmente ci sono dei criteri generali per la libertà provvisoria. Ma non si può fare a meno di dubitare che del nostro sistema di giustizia ogni volta che si approva la cauzione per un condannato per omicidio ma non per chi cerca la libertà di espressione.
A Pai sono state negate varie richieste di cauzione fino a che non è stato formalmente accusato la scorsa settimana. Resta dietro le sbarre per il suo terzo mese.
Lo studente di legge al suo ultimo anno presso l’università di Khon Kaen si trova di fronte a quattro procedimenti penali per la sua partecipazione a varie proteste e per aver distribuito volantini che invitavano gli elettori a rigettare la bozza costituzionale prima del referendum del 6 agosto scorso.
Inizialmente gli fu data la cauzione ma il tribunale di Khon Kaen l’ha poi revocata.
Pai potrebbe dover scontare 40 anni di carcere se la corte dovesse condannarlo.
Questo mese è solo il secondo di questo nuovo anno e dovremmo fare qualche proposito.
I buddisti hanno appena celebrato la giornata del Makka Bucha ricordando con riconoscenza gli insegnamenti di Buddha che chiede amore, compassione,distacco e impermanenza.
Mentre celebriamo il giorno di San Valentino credo dovremmo avere qualche pensiero di compassione per quelli che pensano e agiscono in modo differente da noi.
Di recente abbiamo appreso del caso di un club di calcio Buku FC per ragazze musulmane nel profondo meridione che ha causato un vasto dibattito. Ci sono accuse contro chi è contro l’idea, un gruppo di non musulmani che mirano a promuovere l’attivismo giovanile e la diversità di genere che “lavano il cervello delle ragazze decenti musulmane con il pensiero malvagio del lesbismo”.
Delle discussioni accese sono evolute in discorsi di odio sui media sociali, cosa non accettabile.
Sebbene io non sia pia, dal punto di vista filosofico credo che tutte le religioni predichino l’amore e l’attenzione per l’altro.
Allah è indulgente e misericordioso; Buddha ha compassione e Cristo insegna che si deve dare l’altra guancia al nemico invitando così ad abbracciare chi ha opinioni differenti dalle nostre.
Riguardo alla politica, spero che il governo sappia che chi ha vedute aperte sarà amato e ricordato dalla gente.
Per contro, impedire alla società civile di ricercare il diritto alla libertà di espressione e pacifica assemblea pone delle ombre sulle elezioni del 2018.
I capi che continuano imperterriti a mettere in silenzio i propri critici lasciano solo una macchia sulla loro eredità.
I veri capi spirituali vogliono che noi mostriamo comunque equità, anche verso qualcuno che odiamo, nonostante la rabbia e le emozioni.
Forse riusciamo ad usare più cuore e meno testa mentre guardiamo al futuro.
Col ricordo ancora vivo del giorno del Mukka Bucha mi piacerebbe cercare il perdono da tutti quelli che forse sono stati urtati dalla mia concezione diretta ma onesta della vita, dei diritti umani e della politica.
Possiamo trovare la pace mentale se ricordiamo i buoni pensieri degli altri e dimentichiamo chi ci fa del male.
Tuttavia chiedere di dimenticare i capitoli ingiusti e traumatici nella storia recente, sia a Bangkok che nel conflitto nel profondo meridione, è forse un po’ troppo poiché non è stata fatta giustizia in molti casi.
Ma almeno la mia speranza è che, non iniziando nuovi conflitti o non accendendo cattivi pensieri, si possa aiutare a creare un’ondata di pensiero positivo tra la gente. Ciò è quello di cui ha bisogno questa società.
Achara Ashayagachat, Bangkokpost