Piccole aperture nei colloqui esploratori per la pace nel meridione thailandese tra il governo e MARA Patani.
Le due parti si sarebbero accordati sul definire una singola zona di sicurezza dove sarà attivo un cessate il fuoco entro i prossimi sei mesi. La zona di sicurezza è ancora da definire. Sarà scelta una tra le cinque zone proposte nelle tre province di Narathiwat, Pattani e Yala.
Nei primi tre mesi si selezionerà il distretto e negli altri tre si farà un cessate il fuoco, limitato geograficamente.
Abu Hafiz al-Hakim portavoce di MARA Patani ha definito un altro passo in avanti il fatto di aver deciso insieme un accordo quadro. Poi sarà inviato un gruppo di valutazione sul campo per la definizione di una prima zona tra le cinque zone proposte, di cui non si sa molto.
La Thailandia assicurerà al gruppo di lavoro di MARA Patani la protezione per muoversi in Thailandia per poi trovare le linee guida per come applicare la partecipazione della gente ai colloqui e definire i protocolli delle zone di sicurezza che tutti dovrebbero seguire.
Questo potrebbe essere un punto iniziale per la riapertura dei colloqui formali di pace, dopo questi colloqui esploratori.
Abu Hafiz ha ammesso però di dover persuadere parte dei separatisti che si oppongono al processo informale di pace informandoli sui possibili vantaggi di un cessate il fuoco limitato.
Vedremo cosa ne esce perché è troppo presto per predire qualcosa, ha detto Abu Hafiz, che ha chiesto quindi tempo e consultazione della gente. E’ una guerra che dura da troppo tempo e che ha fatto quasi 7000 morti, decine di migliaia di feriti e tanti bambini orfani.
Un gruppo tecnico visiterà i cinque distretti proponendo le proprie raccomandazioni al gruppo di dialogo formato dai due pannelli di pace. Il Gruppo Tecnico Congiunto JTT sarà poi responsabile della reale efficienza della zona di sicurezza che farà capire se le zone di sicurezza possono o meno essere costituite.
Il generale Prayuth da Bangkok ha fatto sapere che i colloqui con MARA Patani potranno continuare anche su altre questioni solo se si faranno queste zone di sicurezza. Questo fatto starebbe così ad indicare il comando reale di questa organizzazione sull’insorgenza.
Traduciamo qui di seguito un altro contributo di Don Pathan sul processo di pace nel meridione thailandese che però è antecedente a queste piccole aperture nei colloqui esploratori di pace. Nelle prossime settimane si definiranno meglio le questioni in campo.
Profondo Meridione Thailandese: Un capo sfuggente ed una narrazione che non muore
Da settimane, le agenzie della sicurezza e dell’intelligence thailandese si sono chieste quale influenza avrà sul movimento separatista la morte del capo spirituale Sapae-ing Baso, accusato di essere il capo di tale movimento.
La sola risposta possibile è piccolissima influenza: la violenza nella regione inquieta è ripresa ora che è terminata la stagione delle piogge.
“BRN è un’organizzazione rivoluzionaria guidata da un gruppo di anziani e non da un idnividuo. Naturalmente c’è il senso della perdita per quello che Sapae-ing rappresentava per la sua gente” ha detto un militante del BRN, gruppo separatista più importante.
Sapae-ing era un preside della Thammawittaya Foundation School nella provincia di Yala ed è morto in Malesia il 10 gennaio per le complicanze del diabete.
I membri del BRN affermano che la sua morte non avrà impatto sulla loro campagna violenta che, ora come ora, mira a rendere la regione quanto più ingovernabile possibile.
L’insorgenza armata nella regione, conosciuta come Patani alla gente del posto, scoppiò negli anni 60, a 50 anni dalla stesura della frontiera tra impero britannico e l’allora Siam, in risposta alla politica di assimilazione del governo che secondo la gente del posto era portata avanti a spesa della loro specifica identità culturale e religiosa.
L’ondata della violenza scemò negli anni 90 quando chi la sosteneva all’estero, in Medio Oriente e Nord Africa, ridefinì la propria posizione nel mondo alla fine della guerra fredda.
E’ rimasta comunque la narrazione che dipinge lo stato thailandese come invasore della madre patria storica dei Malay. Quella narrazione ha fatto di uomini come Sapae-ing degli eroi per il loro impegno da educatori a mantenere viva l’identità locale malay contro l’identità e narrativa statale thailandese.
La violenza separatista ritornò alla fine del 2001 senza però essere mai riconosciuta come tale fino al 4 gennaio 2004, giorno in cui tantissimi militanti assaltarono un battaglione dell’esercito rubando 400 fucili. L’allora primo ministro Thaksin Shinawatra si trovò nelle condizioni di non poter più negare il ritorno in vita del movimento separatista Malay nella regione storicamente contestata.
L’approccio della controinsorgenza thailandese non è mai andata al di là del bastone e della carota, di una amnistia e di un pezzo di terra per gli ex combattenti. La politica del governo si è centrata sul convincere la gente Malay musulmana della regione, che rappresenta 80% della popolazione totale di due milioni di persone, mediante aiuti allo sviluppo.
Neanche un approccio militare è servito chiudere il problema. I soldati nel profondo meridione sono degli obiettivi facili perché l truppe non distinguono tra combattenti e popolazione civile. I militanti oggi si trovano in città, campagne e villaggi ella regione.
Finché la narrazione di Patani resterà intatta il separatismo come ideologia non scomparirà mai, dicono i capi separasti in esilio.
Per quanto attiene Sapae-ing, il fatto che un significativo numero di suoi studenti della sua scuola abbiano preso le armi contro lo stato thailandese ha fatto di lui un obiettivo facile per il premier di allora Thaksin Shinawatra, il quale ebbe bisogno di dare un volto all’insorgenza e Sapae-ing divenne quel volto.
In un commento radiofonico Thaksin Shinawatra affermò che il religioso, scappato in Malesia nel dicembre 2004, era destinato ad essere il capo di una Patani liberata.
Il mandato di arresto, che costrinse Sapae-ing a fuggire, fu firmato dal colonnello Thawaee Sodsong che sarebbe diventato un personaggio importante per le iniziative di pace del meridione sia per Thaksin che per Yingluck Shinawatra.
Gli ufficiali thailandesi che esaminarono i mandati di arresto dissero che le prove contro Sapae-ing erano estremamente deboli, tanto da poter essere scongiurate in un tribunale, se avesse deciso di dibatterle in tribunale.
Nei due anni successivi alla fuga di Sapae-ing dalla Thailandia meridionale, nove docenti della sua scuola furono uccisi, uno alla volta, in stile esecuzione, presumibilmente da membri delle forze di sicurezza o da squadroni della morte legate al governo.
Stando ad una fonte del governo, un intervento da parte di chi stava in alto a Bangkok pose fine a quello stillicidio dei docenti di Sapae-ing. Le successive amministrazioni, però, non riuscirono mai a comprendere la resilienza della narrazione storica e culturale che Sapae-ing rappresentava.
Le successive amministrazioni provarono a convincerlo al tavolo del negoziato promettendo clemenza ma non servì. Come ha detto un suo amico, non aveva alcuna intenzione di vendere la sua anima alla Thailandia.
E poiché la Thailandia non ha mai voluto parlare dei torti storici e delle cause radicali del conflitto che ha fatto quasi 7000 morti dal gennaio 2004, Sapae-ing non vide alcuna ragione nel parlare con lo stato thai.
Artef Sohko, un giovane militante del profondo meridione, descrisse Sapae-ing, suo preside, come un uomo semplice, educato e severo che esercitava la propria autorità da esempio.
Era lui che andava in giro per la scuola a raccogliere l’immondizia come un normale bidello. Dopo le ore di scuola, andava in giro per la città per controllare se qualche studente dei suoi finiva nei guai. Molti suoi studenti vedevano in lui il modello da seguire e la persona da diventare. I genitori ne ammiravano la sua autorità morale verso gli studenti. I capi spirituali ammiravano il suo comando.
Gli osservatori stranieri che seguivano il conflitto per scherzo paragonavano Sapae-ing a Yoda, il maestro saggio e potente Jedi di Guerre Stellari. Alcuni militanti separatisti sostenevano che Sapae-ing aveva il potere di diventare invisibile ed evadere gli arresti.
Dopo un decennio di vita segreta in esilio fino alla sua morte, la mistica che ha circondato Sapae-ing non si è mai affievolita.
Nell’apprendere la sua morte, il primo ministro thailandese Prayuth Chanochoa ha espresso il proprio dolore alla famiglia di Sapae-ing, mentre Thawee, colui che lo mandò in esilio insieme a tanti altri, ha dato i propri rispetti direttamente alla famiglia.
Dopo settimane dalla sua scomparsa, gli osservatori si chiedono chi potrebbe mai sostituirlo, se mai ne esiste uno.
Una cosa resta chiara: non si intravede ancora la fine dell’ondata attuale di insorgenza
Don Pathan, BenarNews.