Il 28 febbraio il governo militare annunciò che MARA Patani, gruppo che raccoglie molte sigle del separatismo malay in Thailandia meridionale, aveva accettato di creare zone sicure in cinque distretti dell’area del conflitto meridionale.
I colloqui si erano tenuti nella vicina Malesia, paese che fa da facilitatore sin dai colloqui iniziati nel febbraio 2013 dal governo Yingluck con figure del BRN.
I militari coinvolti nel processo di pace in corso hanno espresso ottimismo per quanto emerso da questa chiara novità. I colloqui sono fermi da quasi tre anni durante il governo militare del generale Prayuth che con un golpe cacciò il governo Shinawatra nel maggio 2014.
Un salto di violenza comunque riflette l’ancora forte opposizione dei separatisti al processo guidato dai militari secondo varie informazioni avute da persone che conoscono la situazione.
Quando ci fu l’annuncio, un pickup rubato caricato con 80 chili di esplosivo fu ritrovato vicino ad una stazione di polizia a Thepa nella provincia di Songkla, e poco distante i corpi della coppia di buddisti proprietari del pickup.
Il 2 marzo l’insorgenza tirò un’imboscata nel distretto di Rueso uccidendo un vicesindaco, suo figlio di otto anni, moglie e suocera. Nello stesso giorno tre soldati in libera uscita furono uccisi nel mercato del distretto Mayo. Sono anche occorse altre sparatorie dopo l’annuncio delle zone sicure.
Il brutale scontro di Rueso ha provocato tanta rabbia nei capi religiosi e gruppi della società civile delle comunità musulmane e buddiste che si sono unite in una marcia per condannare gli attacchi. Anche MARA Patani ha condannato gli attacchi esprimendo le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime.
Secondo varie fonti c’è ancora opposizione nella maggioranza del BRN e dei militanti nazionalisti malay a colloqui con una giunta fortemente conservatrice. Alcune fonti sostenevano che potrebbero esserci varie ragioni per la brutalità degli attacchi a Rueso come gli omicidi di stato e gli abusi contro i musulmani malay non riportati dai media locali.
Persone della sicurezza sostengono che gli attacchi, portati avanti contro una famiglia buddista con quell’imboscata, potrebbero essere il risultato di conflitti personali locali. Scontri familiari spesso si incrociano con la narrativa più vasta dei separatisti che combattono lo stato thailandese.
Altre fonti suggeriscono che questo salto di violenza potrebbe originarsi dalla fine della stagione delle piogge, mentre il generale Nackwanich nei suoi commenti ai media sostiene che la maggioranza degli scontri è portata avanti da “sicari a pagamento”.
Mentre gli analisti riconoscono che alcuni separatisti potrebbero talvolta portare avanti attacchi in favore di interessi forti, le autorità sono sempre state inclini a togliere enfasi alle motivazioni politiche del conflitto e giocare la carta della criminalità.
Dall’inizio 2004, la regione a prevalenza di popolazione malay musulmana è stata al centro di livelli senza precedenti di violenza che ha fatto 7000 morti. Misure avanzate di sicurezza e una decisione strategica chiara dei separatisti di diminuire la violenza durante l’aggressivo governo di Prayuth hanno contribuito ad un calo significativo di violenza sin dal 2014 con un calo di attacchi anche contro obiettivi soffici.
La recente imboscata a Rueso ha evocato in tanti il fastidio comune che i separatisti continueranno ad uccidere civili compreso bambini. Ha posto anche le domande persistenti su quanto MARA Patani, formatasi nel 2014 per tenere un dialogo di pace con Prayuth, controlli gli insorti sul campo.
Il gruppo è stato criticato dai rappresentanti del governo e dai militanti nazionalisti per non avere o rappresentare il sostegno completo del comando ombra del BRN. Nel corso dell’ultimo decennio molti militari thai attaccavano i vari governi thai per parlare con ribelli in esilio che non avevano il controllo e il comando dell’insorgenza armata.
Quella disconnessione potrebbe spiegare in parte una storia recente di cessate il fuoco falliti. Per screditare il primo tentativo del governo di creare una zona di pace, l’insorgenza invase un ospedale a Choi Airong usandolo come base per attaccare un posto di sicurezza thailandese ferendo sette persone della sicurezza.
Nel 2013, il governo di Yingluck mirò ad implementare un cessate il fuoco nella regione durante il Ramadan ma terminò quando figure militari del BRN annunciarono su Youtube che i colonialisti thai avevano violato i termini dell’accordo.
I militanti del BRN dissero di aver abbandonato il processo del dialogo perché il governo di Yingluck non avea risposto alle cinque domande fondamentali tra le quali vi era la presenza di osservatori stranieri ai colloqui, far diventare la Malesia paese mediatore e non facilitatore, il riconoscimento dello stato di una nazione Patani Malay e il BRN come movimento di liberazione, ed il rilascio dei prigionieri con l’eliminazione dei mandati di arresto nei casi legati alla sicurezza.
Chi era in quei colloqui del 2013 sostiene che il governo di Yingluck era aperto a discutere alcune delle richieste dell’insorgenza, ma avevano le mani legate dalla resistenza opposta dai potenti militari. Una fonte della sicurezza disse che il consiglio degli anziani del BRN, conosciuto come DPP, non appoggerà mai un dialogo con lo stato thai finché i negoziatori non mostreranno sincerità e volontà di considerare le cinque richieste.
Alcuni militanti con legami col BRN sostengono che il governo Prayuth potrebbe avere un qualche sostegno dai membri anziani del BRN se permettesse gli osservatori stranieri nel monitoraggio delle zone sicure. La richiesta pone alla giunta la paura di una internazionalizzazione del conflitto che le fa rigettare immediatamente l’idea.
Prima della fase attuale di violenza separatista che iniziò nel 2004, i governi thai non furono mai costretti a piegarsi alle domande dei separatisti perché le forze di sicurezza riuscivano a mantenere un vantaggio militar significativo sul campo. Dopo 13anni di conflitto il BRN ha dimostrato la propria capacità a sostenere e periodicamente accendere la sua campagna di violenza persino sotto le armi di una forte presenza militare nella regione.
Gli attivisti non violenti notano che gli altri conflitti subnazionali della regione sono stati risolti con negoziati formali presieduti da osservatori stranieri e vogliono un processo simile per il meridione thailandese.
Ma mentre molti militanti malay riconoscono che l’indipendenza da Bangkok è un sogno ad occhi aperti, sembrano voler attendere un cambio nel governo piuttosto che sostenere il processo di dialogo attuale sotto il regime militare di Prayuth.
Jason Johnson, A.Times.com