Sin da quando militanti del Sud Est Asiatico si sono uniti all’ISIS nel 2014, non ci sono state notizie affidabili di separatisti del profondo meridione thailandese unitisi al gruppo jihadista globale.
Sembra ci sia stato un cambio, però, quando la polizia malese il 7 febbraio ha detto che uno dei sei membri dell’ISIS arrestati nello stato malese del Kelantan a fine febbraio, al confine con la Thailandia, era un membro del BRN, il gruppo principale dell’insorgenza.
I musulmani malesi delle province più meridionali di Pattani Yala e Narathiwat, il profondo meridione thailandese, condividono connessioni etnico religiose con la maggioranza dei jiahdisti del sudestasiatico nell’ISIS, in maggioranza malesi ed indonesiani.
Ma si sa che BRN condanna l’ISIS e il suo jihadismo salafita, come anche l’ambizione di un califfato islamico globale, e che è spinto per lo più dal desiderio di autodeterminazione e liberazione dal giogo thailandese.
Fonti della sicurezza thai dicono di aver allertato la controparte malese che il sospettato dell’ISIS Uzman Jehumong, si nascondeva nel Kelantan. Sin dall’arresto a febbraio la Malesia si è sempre rifiutata di accettare la richiesta thai di estradizione, mentre fonti vicine al BRN affermano che il sospettato di appartenere all’ISIS è stato rilasciato.
Le sicurezze malese e thailandese da tempo hanno una storia di conflitto sulla gestione dei separatisti malay che usano la Malesia come rifugio e come terreno operativo e di pianificazione. Le autorità thai spesso lamentano che le controparti malesi, particolarmente quelle del Kelantan che parlano un dialetto quasi simile a quello parlato nelle province thailandesi, ignorano le richieste thai di repressione contro i separatisti nel loro territorio.
Le autorità malesi sono state molto circospette sui recenti arresti legati all’ISIS, né hanno mai rivelato dettagli su Uzman o altri detenuti che ithai considerano militanti del BRN e non legati all’ISIS.
Uzman sarebbe per i Thai il capo di una unità di comando del BRN, RKK, nella città di Yala e di quattro distretti di Songkla. Allo stesso tempo varie fonti credono che, col numero crescente di reclute dell’ISIS in Malesia, sia possibile che alcuni malay musulmani thailandesi siano entrati in contatto, o abbiano comunicato, con membri malesi dell’ISIS.
La Malesia ha intensificato gli sforzi di contro terrorismo per impedire che l’ISIS penetri nel paese. Il 5 marzo le autorità malesi rivelavano che sette uomini tra cui un indonesiano erano stati arrestati a fine febbraio per il coinvolgimento con attività terroristiche di ispirazione ISIS.
Fonti Thai pensano che di certo le autorità malesi siano prone a giocare la carta della minaccia dell’ISIS per distrarre la pubblica attenzione dallo scandalo di corruzione che ha scosso il governo di Najib. Proprio Najib Razak è stato accusato di aver spostato oltre un miliardo di dollari dalle compagnie di sviluppo statali verso i propri conti bancari. Najib ha negato tutto.
Mentre alcuni membri del BRN hanno legami personali con gruppi panislamici, il movimento separatista ha bloccato gruppi terroristici stranieri tra i quali la indonesiana Jeemah Islamiyah, responsabile delle bombe a Bali nel 2002 e di altri attacchi contro turisti occidentali, impedendo loro di avere delle basi o di lanciare attacchi dai loro territori.
Quello è in parte la ragione per cui fonti della sicurezza credono che il BRN, che ha sempre evitato ideologia e retorica antioccidentale degli altri gruppi islamici, probabilmente rigetterebbe ogni richiesta ISIS di stabilire una presenza e un reclutamento dalla regione.
“E’ il loro conflitto” ha detto un generale thailandese in pensione con esperienza della regione. “Non vogliono il coinvolgimento di altri gruppi”.
Ci sono comunque dicerie di un gruppo di Malay musulmani dalla regione meridionale della Thailandia che sarebbero andati in Siria per combattere per l’ISIS e che membri dell’ISIS malese hanno usato la Thailandia come un punto di transito per andare in Siria e Iraq.
Il vicecapo della polizia Sriwara Rangsipramanakul confermò pubblicamente a novembre un rapporto australiano dell’intelligence che i Thailandesi avevano dato sostegno finanziario all’ISIS e che oltre 100 mila utenti di facebook thai avevano visitato le comunità online legate all’ISIS lo scorso anno. Sriwara però ritrattò tutto il giorno dopo dicendo che erano informazioni australiane, e che non c’era movimento ISIS nel paese.
Altre autorità thai riconoscono che dal monitoraggio dei social media si evidenza qualche sostegno ideologico all’ISIS nella regione del conflitto meridionale, dove quasi 7000 persone sono state uccise in violenti incidenti sin dal 2004. Comunque dicono che non ci sono prove che indichino che i Malay Musulmani thailandesi si siano uniti o abbiano collaborato con l’ISIS.
Foto e video ritrovati sui computer e telefoni dei presunti militanti del BRN sin dal 2004 mostrano che alcuni abbiano tratto ispirazione dai gruppi panislamici.
Ci sono anche dubbi, come confermato da una fonte anonima thai, che la rete dei passaporti falsi attiva in Thailandia abbia creato passaporti falsi per i jihadisti della regione diretti in Siria ed Iraq.
Le autorità thai preferirebbero che il BRN non abbia alcuna associazione con l’ISIS, perché qualunque legame provato attirerebbe l’occhio dei governi occidentali sulla gestione di militari thailandesi del conflitto meridionale.
Le imprevedibili autorità nella regione sono accusate da sempre di abusi dei diritti contro i presunti insorgenti e di usare il conflitto per coprire le attività illecite di contrabbando di esseri umani e combustibile.
Diplomatici ed analisti a Bangkok credono che se Bangkok continua a rigettare un processo di negoziato formale sull’autonomia della regione, allora le nuovi generazioni di estremisti separatisti potrebbero essere tentati di unirsi o lavorare per l’ISIS, innalzando il rischio di terrore in grande scala sulle aree turistiche. Sebbene il BRN abbia portato avanti le bombe in aree popolari con turisti stranieri nel 2015 e 2016, gli attacchi non causarono vittime di massa.
Un’alleanza con ISIS a questo punto del conflitto sarebbe un errore madornale strategico per BRN o altro gruppo separatista futuro. Piuttosto che chiudere un occhio verso i separatisti che usano la Malesia come rifugio, come la Malesia ha sempre fatto, ci si attende che le forze di sicurezza malesi reprimano duramente i malay musulmani thai che abbiano legami con ISIS.
Questo forse aiuta a spiegare perché gli analisti non abbiano trovato negli anni se non pochissime prove, o nessuna, connessione tra i separatisti malay musulmani e i gruppi terroristici panislamici, e perché gli arresti recenti di sospetti del BRN in Malesia, se onestamente perseguiti, mostrerebbero che quella tendenza tiene ancora.
Jason Johnson, AT