La nuova amministrazione Trump ha definito le Filippine una delle nove nazioni terroriste che minacciano la sicurezza nazionale USA, minacciando anche con la sua politica economia l’intera economia filippina.
Una delle forze che hanno spinto l’economia filippina è l’esportazione dei servizi da parte delle multinazionali straniere, attratte da costi del lavoro bassi, un alto livello di conoscenza della lingua inglese e accordi fiscali del governo. Il settore è il più grande datore di lavoro privato sostenendo 1,2 milioni di lavoratori.
Accenture è l’impresa di esportazione di processi di affari più grandi che si è stabilita nelle Filippine, segnando quasi 33 miliardi di dollari di fatturato nel 2016. Il suo primo ufficio fu in Manila nel 1992 e nel 2015 ha impiegato oltre 35 mila filippini. Fornisce lavoro per molti laureati che sarebbero altrimenti restati senza lavoro.
Camille Joyce Calipjo, studentessa di ragioneria, ha lavorato in un centro di consegne aperto a San Nicolas nel 2016. Lei dice: “Mi laureo questo mese, ma fui assunta durante una fiera del lavoro a cui lo scorso anno ha partecipato Accenture.”
Molti laureati lavorano ancora all’estero e i salari mandati a casa costituiscono una parte sostanziosa del PIL annuale delle Filippine. Le rimesse dai lavoratori all’estero hanno raggiunto i 27 miliardi di dollari da gennaio a novembre 2016. Questo rappresenta una crescita del 5.1% annuo che potrebbe raggiungere i 36 miliardi nel 2019.
I lavoratori emigrati sono una delle principali ragioni della crescita continua dell’economia del paese nonostante le incertezze sugli investimenti esteri.
Un’occupazione che invia molti lavoratori all’estero è quella dell’infermiere. Ci sono 200 mila nuovi diplomati in infermieristica nel paese ma i posti possibili sono solo 2500. Questo costringe i diplomati ad andare verso paesi dove c’è penuria di infermieri, come Giappone, Canada o Regno Unito. Tony Burke del OMNI College of Nurses di Vancouver dice: “I filippini, dovunque vanno, ce la fanno ed hanno successo”.
Cantanti filippini di talento lavorano nei bar di tutto il mondo, sulle crociere e persino in grandi bande internazionali come Journey.
Jackson Gan, proprietario di uno studio di registrazione, stima che nel mondo lavorano da 25 mila a 30 mila musicisti e cantanti filippini.
Joanna Talibong, madre non sposata, sta registrando il suo primo demo per cercare di avere una serie di inviti nel circuito della Corea Del Sud per costruirsi un modo per uscire dalla povertà.
“Non ho finito il college e quindi non ho molte opzioni.. all’estero posso guadagnare molto di più.” dice Joanna per cui il canto rappresenta un modo per sfuggire al suo lavoro di vendita di sigarette da 3 dollari al giorno.
Le Filippine esportano in modo significativo anche lavoratrici domestiche, come le cameriere. Da gennaio a maggio 2015 sono state inviate dalle Filippine 55 mila lavoratori domestici, di cui oltre 20 mila vanno in Arabia Saudita.
Questo numero comunque scende grazie al miglioramento nell’istruzione e della paga minima. Le cifre conosciute mostrano una riduzione del 20% nel numero di lavoratori domestici all’estero dal 2014 al 2015. Il ministro del lavoro Rosalinda Baldoz spera che questo spostamento rappresenti il movimento delle famiglie.
Ci sono preoccupazioni che centinaia di migliaia di posti di lavoro da esportazione di servizi si possano perdere a causa di una serie di dichiarazioni del presidente Duterte contro gli USA e a causa della tendenza a rafforzare i legami con i cinesi.
Le imprese americane rappresentano il 77% dei volumi di BPO, esportazioni di servizi di business.
Gary Calpito lavora in un Call Center a Taguig City. Quando Duterte dichiarò che avrebbe rotto con gli USA ad ottobre dello scorso anno, disse che era “preoccupato sulle implicazioni delle dichiarazioni di Duterte … Il governo deve chiarire le dichiarazioni che ha fatto”.
Le industrie dipendono dagli investimenti americani e le industrie dipendono dal lavoro a basso prezzo esportato.
Diwa Guinigundo, vice governatore della Banca Centrale delle Filippine, ha fiducia che il settore resterà competitivo mentre le imprese hanno bisogno di esportare servizi non fondamentali per restare competitivi e tagliare i costi. Crede che le imprese non si possono permettere di ricollocare i loro centri di servizio per gli USA, poiché chi vive a New York deve pagare da otto a dieci volte in più per i loro servizi rispetto a Manila o Iloilo. Non ha molto senso per le imprese ritirare i loro investimenti dalle Filippine.
Nel frattempo, se Trump impone penalità sulle imprese americane che esportano lavoro nelle Filippine ed invia a casa tutti gli emigrati, l’economia filippina potrebbe perdere molti dollari annualmente. Sarebbe fondamentale per Duterte preservare questa relazione simbiotica, dato che i due hanno bisogno l’un dell’altro.
Trump comunque ha detto che vuole riportare il lavoro in America. Le imprese potrebbero non avere scelta che cancellare l’esportazione di lavoro o accettare una pena sostanziale.
La nuova amministrazione americana ha anche definito le Filippine una delle nove nazioni terroriste che minacciano la sicurezza nazionale. Questo è un serio colpo per oltre 1.8 milioni di filippini negli USA. Se questi emigranti dovessero essere costretti ad andarsene ci sarebbe una perdita significativa del PIL filippino dal momento che fino al 10% proviene dalle rimesse degli emigrati, e 43% di quelle rimesse provengono dagli USA. Duterte sicuramente vorrà fare tutto il possibile per proteggere quella fonte di entrata pregiata.
I recenti divieti per i cittadini provenienti da vari paesi musulmani sono di particolare preoccupazione per i lavoratori all’estero, e Trump non ha fatto nessuna promessa di mantenere l’immigrazione dalle Filippine verso gli USA.
C’è il rischio reale che Trump estenda il divieto verso le Filippine. Duterte deve trovare un compromesso ed un accordo che preservi i posti di lavoro filippini e la prosperità se questo dovesse accadere.
Speriamo che le sue spalle possano portare le speranze della gente la cui vita dipende da ciò.
Oliver Ward, ASEANtoday.com