Sulla scia di un rigurgito degli attacchi nelle tre regioni di confine più inquiete della Thailandia. la fazione separatista malay musulmana più importante, BRN ha emanato un raro comunicato che disconosce gli attuali colloqui di pace e chiede un processo nuovo di pace, presieduto da un mediatore e testimone imparziale internazionale.
In una dichiarazione inusuale e breve, costituita di tre punti del 10 aprile scorso, il dipartimento di informazione del BRN ha insistito che le precondizioni per un fattibile processo di pace devono includere la volontà delle parti belligeranti di trovare una soluzione, insieme alla partecipazione di “terze parti della comunità internazionali” da osservatori e testimoni.
Il comunicato, rilasciato da una capitale europea da un rappresentante dell’insorgenza che ha comunicato con Asia Times, insiste che il processo per porre fine al conflitto, che dal 2004 ha scosso le tre province di Pattani, Yala, Narathiwat e parti di Songkla, richiede l’assistenza di un mediatore credibile ed imparziale gradito da entrambe le parti e che non abbia conflitti di interesse.
Il terzo punto finale fa notare che il processo di pace deve essere “designato dalle parti che negoziano e accettato prima dell’inizio della negoziazione”, se necessario con l’aiuto di un mediatore.
Poiché viene dopo l’ondata ben coordinata di attentati alla rete elettrica nelle quattro province dell’insorgenza del 7 aprile, la dichiarazione sembra sottolineare una richiesta posta dal BRN nella loro prima conferenza stampa di ottobre 2015.
In quell’occasione i quattro portavoce del BRN notavano la volontà del BRN a parlare di pace, ammesso che fosse garantita, secondo le norme e standard nazionali, la supervisione internazionale.
Quella affermazione è sempre stata rigettata da tutti i governi di Bangkok che hanno sempre insistito nel dire che è un questione nazionale che la Thailandia è totalmente capace di risolvere senza assistenza o mediazione estera.
Dal golpe del maggio 2014, il governo militare di Bangkok ha raddoppiato gli sforzi di la strategia di sviluppo economico accelerato del valore di miliardi di euro e di miglioramenti del sistema di giustizia con lo scopo di ridurre la disaffezione Malay musulmana che rafforza un’insorgenza che va avanti da 13 anni al costo di 700 vite umane.
Un esponente Thai, in privato e parlando a titolo personale, ha detto che la politica fondamentale del governo non è cambiata. Ha notato che il linguaggio del comunicato, che ha definito come “molto positivo”, sembrava riflettere “un approccio più sofisticato e diplomatico” che si richiederebbe se i negoziati dovessero mai prendere piede.
Ma l’ultimo comunicato del gruppo che si è sempre vantato di un culto virtuale di segretezza, sembra anche riflettere la rabbia crescente sull’attuale controverso processo di pace, lento come se si fosse congelato.
I colloqui hanno portato insieme un gruppo del negoziato del governo ed un gruppo di fazioni separatiste residenti all’estero conosciuti come MARA Patani, che include rappresentanti del BRN che nono sono chiaramente in controllo dei militanti in campo, costituitasi nel 2014 per tenere specificatamente il dialogo con il governo di Prayuth.
Nel velato commento sul ruolo della Malesia, che condivide la frontiera con l’inquieto meridione thailandese, il comunicato dice che un nuovo processo di pace deve specificatamente “non essere designato da una parte in particolare se non le parti in negoziato”. I termini usati suggeriscono l’irritazione dell’insorgenza sul ruolo di facilitatore della Malesia che il BRN sembra vedere come aver superato il proprio mandato.
Nelle loro risposte scritte alle domande poste da Asia Times, il portavoce Abdulkarim Khalid ha sottolineato che il BRN non gioca alcun ruolo nel gruppo MARA Patani. Gli individui del gruppo che si sono definiti come rappresentanti del BRN agiscono a titolo personale.
“Il BRN non ha mai dato un mandato a qualche persona o agenzia in termini di inviare una delegazione agli attuali colloqui di pace tra MARA Patani e il governo thai” si legge nella mail.
A febbraio MARA Patani ed il gruppo di governo accettarono di andare avanti con la creazione di una tanta dibattuta zona di sicurezza in distretti precisi di cui non si conoscono i nomi.
Comunque non si è mai chiarito come le piccole fazioni politiche che costituiscono MARA Patani, di stanza in Malesia, senza elementi armati in Thailandia, potessero garantire la cessazione della violenza dell’insorgenza senza la cooperazione dei militanti sul terreno che sono quasi completamente affiliati al BRN.
Khalid nei suoi commenti scritti ha suggerito che il processo attuale possa essere nei fatti essere usato da entrambe le parti per scopi politici più che sostanziali. Fa notare che “BRN crede che un processo di pace non debba essere usato come mezzo di baratto da chiunque” aggiungendo che un tale approccio “baratta vite umane, sangue e sofferenza delle persone”.
E’ difficile vedere un impatto immediato o forte del comunicato del BRN sul processo di pace, che è sostenuto dallo sforzo diplomatico da Bangkok e Kuala Lumpur, e che ha guadagnato un certo grado di momento burocratico.
Cionondimeno la dichiarazione di un gruppo che emerge lentamente dalla segretezza e l’ondata di bombe che lo ha preceduto sembrano promettere che i tentativi di MARA Patani e dello stato Thai di spingere per la creazione di zone di sicurezza quasi certamente causeranno più violenza e sofferenza per questa regione martoriata di quanto pensato.
Anthony Davis, AsiaTimes