Ci saranno conseguenze di lunga durata da questa guerra alla droga. Ogni volta che si incoraggia la gente a farsi giustizia da soli, non si perdono soltanto vite umane, ma è il sistema legale stesso che perde il suo significato ed il suo valore nella nostra società
Agnes Callamard, alto rappresentante dell’ONU, invitata ad un convegno sulla tossicodipendenza dell’Università delle Filippine, a Manila, ha detto che tutti gli esperti globali sulla droga convergono sull’idea che la guerra alla droga non funziona ed è destinata a fallire in ogni stato al mondo.
“Nell’aprile 2016 l’assemblea generale dei governi del mondo riconobbe che la guerra alla droga non funziona, sia che si basi sulla comunità, che a livello nazionale o globale… Inoltre molti dei danni associati alle droghe non sono causati dalle droghe, quanto dagli impatti negativi di politiche della droga mal pensate.” ha detto Agnes Callamard, al forum organizzato da FLAG.
Le politiche contro la droga sono spesso concepite male ed ingigantiscono i problemi connessi come gli omicidi extragiudiziali, le guerre tra bande, il carcere senza processo nei centri di riabilitazione e più in generale la compromissione del governo della legge. Si alimenta un regime di impunità che infetta tutto il sistema della giustizia e che si diffonde in tutta la società. Esso rafforza il governo della violenza piuttosto che quello della legge.
“Questo è quanto ritrovato dalla ricerca fatta in tutto il mondo. Fatemi essere chiara. In nessun paese dove si riportano le conseguenze perverse delle politiche della droga mal concepite, in nessuno di questi paesi la droga è scomparsa. Nei fatti è accaduto il contrario” ha detto la Callamard alla platea del convegno, organizzato da FLAG, gruppo di assistenza legale libero, dalla taskforce contro la pena capitale e dalla UP.
Agnes Callamard ha aggiunto: “Non hanno detto che la pena di morte è una risposta appropriata o efficace al traffico di droga, figuriamoci all’uso della droga; hanno invece parlato di sentenze proporzionate e pene alternative… Hanno invocato un approccio bilanciato, dalle molte sfaccettature, multidisciplinare, ed hanno sottolineato l’importanza della salute, dei diritti e della giustizia”.
L’importanza di questo intervento di Agnes Callamard si comprende se si ricorda che Duterte, in precedenza, si era opposto ad una visita ufficiale, in qualità di Alto Rappresentante per gli Omicidi Extragiudiziali, di Agnes Callamard che chiedeva, invece, un accesso al paese senza restrizioni e guide.
Quello che chiedeva Duterte, disse Agnes Callamard, non era in accordo con il codice di condotta di un alto rappresentante dell’ONU.
Questa visita si è dimostrata un colpo di traverso alla politica della droga del governo Duterte che non ha gradito affatto la presenza della Callamard, giunta perché invitata in qualità di esperta e non perché Alto Rappresentante dell’ONU per gli Omicidi Extragiudiziali.
Il governo Duterte ha detto che protesterà nei confronti dell’ONU per questa visita che non è stata organizzata attraverso i canali ufficiali.
“Sappiamo che la Callamard è attualmente nelle Filippine e siamo delusi che, nel non contattare il nostro governo prima della visita, ha dato un chiaro segnale che non è interessata nell’avere una prospettiva oggettiva sulle questioni che sono il centro delle sue attività” ha detto il portavoce presidenziale Ernesto Abella che ha detto che l’arrivo della Callamard a Manila non avrebbe seguito i protocolli dell’ONU.
Secondo Abella, e l’amministrazione Duterte, “tutte le circostanze sulla attuale visita hanno chiarito che la Callamard non affronta il suo compito in modo professionale ed obiettivo”.
“Non sono qui in una visita ufficiale. Sono qui in risposta ad un invito a partecipare ad una conferenza accademica” ha detto la Callamard. “Hanno tutto il diritto di monitorare quello che faccio qui, assolutamente. Sono qui su invito dell’università e della Taskforce, e parteciperò alla discussione in quella capacità. E’ il solo contributo e lavoro che farò nei prossimi due giorni”.
L’organizzazione che ha invitato Agnes Callamard ha invece sostenuto qualcosa di diverso dal governo Duterte.
Cookie Diokno della FLAG che ha organizzato l’evento ha detto che Agnes Callamard “ha seguito i protocolli richiesti, compreso l’aver informato il governo filippino” e che parlava a titolo personale e non come rappresentante dell’ONU.
“Abbiamo organizzato questo forum. Vogliamo un dialogo significativo. Pensiamo che ci sono alternative a quello che accade lì fuori. Ma a vedere una reazione del genere, sembra che il palazzo non voglia il dialogo”.
Ma quello che ha detto Agnes Callamard è stato anche il tema di altri relatori nella stessa conferenza, i quali hanno detto quasi le stesse cose.
Il presidente della Dangerous Drugs Board, Benjamin Reyes, ha tra l’altro presentato i dati sulla situazione della droga nelle Filippine secondo una propria indagine del 2015.
I consumatori di droga sarebbero 1.8 milioni di persone mentre in altri lavori si cita la cifra di 4 milioni.
Le operazioni contro la droga sono state 53504 durante le quali sono morte 2692, mentre tutte le altre morti sono ancora sotto indagine.
Un altro intervento prezioso è quello di Carl Hart, neuropsicofarmacologista della Columbia University, che ha provato a rispondere alla domanda della relazione del numero dei tossicomani filippini rispetto a quelli degli altri paesi.
“La cosa che più colpisce su questi dati è che i tassi di uso della droga nelle Filippine sono generalmente inferiori a quelle di altre nazioni e le persone che hanno problemi attuali con la droga… La domanda è: perché avete intensificato gli sforzi contro la droga quando avete dei dati presentati oggi che dicono che non sia davvero il più grande problema?”
Mentre il presidente della Dangerous Drugs Board, Reyes, ha provato a dare qualche giustificazione del tipo “Duterte ce l’ho ha detto”, provando però anche a rivedere il piano complessivo di lotta alla droga per non ripetere gli stessi errori, John Collins della London School of Economics, ha affermato che “la guerra alla droga delle Filippine ha tutta l’aria di una crisi appena inventata”.
“Quello a cui bisogna guardare è: qual’era la necessità della guerra alla droga? C’è la percezione che questa sia un punto di crisi, e che devono esserci azioni forti. Ma stando ai dati le Filippine sono al di sotto della media in termini di tassi di consumo di droga”.
Perché allora questa guerra alla droga che è costata la vita a tantissimi poveri delle baraccopoli filippine?
Vale la pena di ricordare un’altra frase di Agnes Callamard:
“Ci saranno conseguenze di lunga durata da questa guerra alla droga. Ogni volta che si incoraggia la gente a farsi giustizia da soli, non si perdono soltanto vite umane, ma è il sistema legale stesso che perde il suo significato ed il suo valore nella nostra società”
Fonti varie: globalnation.inquirer.net, Interaksiion Interaksion