Duterte emana la legge marziale e la sospensione del comando di Habeas Corpus in tutta Mindanao per 60 giorni con l’inizio degli scontri a Marawi tra militanti del Gruppo Maute e Abu Sayaff contro le forze armate filippine.
Molti ricordano, però, che la guerra separatista a Mindanao iniziò proprio con la legge marziale proclamata dall’allora dittatore Marcos.
Un Prete e vari dedeli presi in ostaggio a Marawi
Un prete e vari fedeli sono stati presi in ostaggio dai militanti del gruppo Maute a Marawi, una cittadina di 200 mila abitanti di Mindanao, mentre in migliaia di cittadini scappano dal disordine che ancora regna, dopo la dichiarazione della legge marziale per l’isola di Mindanao fatta da Duterte.
Lo stesso presidente ha detto che considera eventualmente l’espansione della legge marziale a tutto il paese se si dovesse creare una situazione pericolosa in altre zone del paese per “proteggere le persone”.
Gli scontri sarebbero iniziati quando le forze armate hanno attaccato una casa in una zona in cui si riteneva ci fosse Isnilon Hapilon, un membro di Abu Sayaff che era stato ferito precedentemente in altri scontri nella città di Butig.
Il gruppo di Abu Sayaff attaccato ha chiesto il rinforzo al gruppo Maute che si è riversato a Marawi con un centinaio di suoi militanti.
Ne è risultata attaccata una chiesa cattolica, la prigione della città, due scuole e sono state occupati due ponti che portano alla città.
Ilpresidente della Conferenza Episcopale Filippina Socrates Villegas ha detto che i militanti hanno raggiunto la cattedrale di Marawi, cittadina a maggioranza musulmana, ed hanno preso un prete e una decina di fedeli. “Hanno minacciato di uccidere gli ostaggi se le forze governative che danno loro la caccia non sono richiamati” permettendo loro una via di fuga.
“Il prete non è un combattente. Non portava armi. Non era una minaccia per nessuno. La sua cattura e degli altri viola ogni norma internazionale di un conflitto”
Tra i sequestrati vi è una donna che era stata chiamata al telefono dal marito il quale si è visto rispondere da uno dei sequestratori. Questi chiedevano che per salvare la moglie i militari non dovevano dare loro la caccia.Non si hanno al momento notizie da parte dei militari.
La dichiarazione della legge marziale ha effetto immediato e durerà per 60 giorni salvo rinnovo, come ha ricordato Ernesto Abella, portavoce presidenziale che lo ha comunicato da Mosca dove si trovava insieme a Duterte, al ministro della difesa ed altri ministri.
“E’ possibile sulla base dell’esistenza della ribellione” ha detto Abella, mentre Duterte ha fatto sapere che è disposto a dichiarare la legge marziale in tutto il paese se gli attacchi dovessero seguire ed espandersi. Ha anche promesso che non ci saranno abusi ma il trattamento sarà duro, come ai tempi di Marcos. “A chi ha vissuto la legge marziale, non sarà diversa da quella che il presidente Marocs fece. Sarò duro… Se ci vorrà un anno, se finisce in un mese, allora sarò felice”.
Finalmente Duterte dà seguito alle sue promesse di sempre, dopo aver elogiato tanto gli anni della legge marizle sotto Marcos. “Se dichiaro la legge marziale a Mindanao, risolverò tutti ciò che assale l’isola”.
Ma la legge marziale secondo la costituzione filippina presenta una serie di restrizioni che si spera non siano aggirate dalla supermaggioranza del Congresso.
Ne parla su Al Jazeera Steven Rood di Asia Foundation: “C’è un tempo limite di 60 giorni, i tribunali continuano ad operare, il parlamento è lì, con un tentativo di addolcire gli effetti della legge marziale. D’altro canto la violenza che continua a Mindanao non è dolce e quindi gente dalla forte volontà come il presidente crede che ci voglia qualcosa di forte come la legge marziale”.
Se poi risolverà la situazione non è detto, secondo Rood.
“Sparare per uccidere non sarà la soluzione; c’è bisogno di un tentativo più largo per affrontare le questioni che sono sollevate dalla gente a Mindanao che talvolta alimentano lo scontento”.
La giornalista di Al Jazeera Jamela Alindogan ricorda che Mindanao ha già vissuto la legge marziale e non ne è rimasto un buon ricordo.
“Per chi ha vissuto quegli anni oscuri della legge marziale negli anni 70 questo è come il ricordo di quello che hanno vissuto. Per i giovani che hanno solo sentito di quegli anni, questa intera ribellione iniziò proprio durante la legge marziale e questa ribellione ha mantenuto la regione in condizioni di arretratezza per decenni.
La gente ha camminato per ore per provare a scappare la violenza ed uscire da una città che un tempo era la più pacifica del meridione filippino”
Da un Tweet della stessa Alindogan si apprende che è stato sospeso il Comando di Habeas Corpus con cui le forze di sicurezza sono costrette a portare in tribunale le persone arrestate.
Quindi un primo dubbio sull’assenza di abusi percorre la mente di tanti che hanno vissuto la legge marziale e che hanno visto come sono state uccise tantissime persone in tutto il paese con la scusa della guerra alla droga.
Va anche ricordata l’esecuzione extragiudiziale sospetta di un membro di Abu Sayaff arrestato a Bohol e poi ucciso con la pretesa che stava scappando.
Marawi che abbiamo in mente
Marawi è conosciuta come la Chilometro Zero di Mindanao, punto di riferimento di tutte le strade dell’isola. Si sviluppa ora come un punto di riferimento a per quello che il presidente Duterte è e come noi rispondiamo a lui e ai problemi nazionali.
Al momento della stampa il paese attende sia il ritorno del presidente dal suo viaggio ridimensionato a Mosca sia il testo della proclamazione della legge marziale sull’intera Mindanao.
Non si discute che Duterte abbia il potere di proclamarla. Ma questo potere comporta dei limiti e degli obblighi da soddisfare: far conoscere la proclamazione; andare al Congresso prima del termine delle 48 ore come scritto nella Costituzione; e ultimare l’obiettivo della sua decisione di usare i poteri straordinari.
Il congresso deve ora applicare il suo dovere costituzionale di esaminare le basi, l’obiettivo e la durata della proclamazione della legge marziale di Duterte. Ma di fatto chiunque può andare alla Corte Suprema per chiedere conto dell’azione di Duterte.
Facile cadere nella trappola di essere in favore misure dure quando si leggono i rapporti delle atrocità fatte dal Gruppo Maute. In modo alquanto sfortunato, questa legge marziale potrebbe portare a termine quello che Maute vuol fare a Marawi se non di più. La legge marziale è stata dichiarata non solo a Marawi ma in tutte le 27 province e 33 città dell’isola.
Anche prima della dichiarazione, Suara Bangsamoro aveva già parlato con forza contro le azioni del Gruppo Maute e delle Forze Armate Filippine. I suoi capi chiedono la fine immediata degli scontri e del pericolo crato per la popolazione civile dell’unica città islamica delle Filippine.
Il punto è che la gente a Manila e nelle aree lontane da Mindanao dovrebbero essere preoccupate ma prudenti allo stesso tempo. E’ facile dare rispetto o sostegno per la legge marziale contro il Gruppo Maute. Ma si è anche facili con l’islamofobia e dire che la legge marziale potrebbe essere la soluzione finale per raggiungere la pace elusiva a Mindanao.
Non aiuta il fatto che l’amministrazione Duterte non ha rilasciato la proclamazione reale della legge marziale, e che i militari non sono stati del tutto onesti con la popolazione. Non aiuta che tanto i favorevoli che contrari a Duterte usino i fatti di Marawi per i loro fini egoistici.
L’Unione Nazionale degli Avvocati del Popolo, NUPL, ha attaccato la proclamazione della legge marziale come “una mazza, una reazione impulsiva” di fronte gli incidenti che afferrano Marawi.
Non si dimentichi: Il MILF e NPA operano anche a Mindanao. Le forze USA sono anche presenti in molte zone sebbene non si possa essere certi perché l’accordo VFA non li obbliga a dire quante siano le truppe, i luoghi e la durata del loro soggiorno. (gli stessi USA che hanno aiutato a formare e a coccolare i vari ISIS, AbuSayaff Talebai). Dovunque militari e gruppi paramilitari sorvegliano le grandi miniere straniere e le grandi piantagioni coinvolte in pratiche illegali e/o di sfruttamento contro lavoratori e Lumad.
Solo il tempo ci dirà come la legge marziale impatterà su queste forze differenti. La proclamazione su tutta Mindanao ha il potenziale di far peggiorare tutti i conflitti differenti nell’isola.
NULP ed altri ci hanno ricordato che è ancora in vigore la dichiarazione di stato di ingovernabilità di Duterte, firmato dopo le bombe a Davao. I poteri straordinari di quell’editto sono sufficienti ai militari per portare avanti gli obiettivi di Duterte contro il Gruppo Maute.
NULP ha chiesto a Duterte di rimangiarsi la legge marziale ed ordinare ai militari di fermare i bombardamenti aerei, o on i mortai e quelle offensive che mettono in pericol oi civili e i non combattenti a Marawi.
Dobbiamo alla gente di Marawi e a noi stessi moltissimo, questa volta: dare la piena solidarietà per le loro sofferenze come membri legittimi della nostra nazione, domandare la protezione dei civili e dei non combattenti; fermare i guerrafondai e promuovere le questioni complesse di Mindanao; resistere a tutte le forme di islamofobia; far rispondere alle autorità degli abusi di potere; e dire no al cattivo uso di questa situazione dura per i loro fini politici.
Noi cittadini giochiamo un ruolo fondamentale nel far sì che la pace sia ripristinata nella speranza che sia in tempo per l’inizio del Ramadan il 27 maggio.
Marawi è la nostra città islamica, patria dei Maranao e dell’Università Statale di Mindanao e punto di riferimento per le strade di Mindanao. Nessuno deve sminuirlo per un giocattolo politico. Né deve essere l’epicentro per nuove guerre su fronti multipli.
Tonio Cruz, Manila Bulletin