La scorsa settimana fu catturato un impiegato in pensione di 62 anni con legami presunti al gruppo di pressione delle magliette rosse legate ai due premier estromessi Thaksin e Yingluck Shinawatra. Questo arresto sottolinea la nozione che l’instabilità politica e la disillusione crescono dopo tre anni di sospensione della democrazia e presa di potere da parte dei militari a maggio 2014.
Mentre il primo ministro generale Prayuth insiste che la via alla democrazia del suo regime è ancora lì, ogni esplosione che capita potrebbe dare alla sua giunta un’ampia giustificazione per ritrattare, particolarmente se un prossimo obiettivo avesse un significato reale nel momento in cui la nazione continua ufficialmente a onorare la morte dello scorso ottobre del riverito Re Bhumibol.
Una piccola bomba precedente fu fatta detonare vicino al sito delle preparazione del funerale di Bhumibol vicino al complesso del Palazzo Reale a Bangkok, un fatto straordinario se si considera la rigida sicurezza militare nell’area. La bomba all’ospedale ha preso di mira una stanza che aveva il nome del ministro della difesa generale Prawit Wongsuwan, il quale era entrato nella struttura medica per una medicazione al cuore per poi essere spostato ad una clinica privata prima dell’esplosione, stando ad una fonte che conosce la situazione.
Un elemento del governo afferma che l’obiettivo successivo del presunto sospetto arrestato sarebbe stato l’Ospedale Sirijai, dove il compianto Bhumibol passò gli scorsi anni e dove ora risiede la regina Sirikit. Al di fuori dei palazzi reali, l’Ospedale Sirijai, creato dal padre di Bhumibol, è uno dei più importanti luoghi reali del paese.
I capi delle magliette rosse hanno detto che il sospettato arrestato non appartiene alle loro file ed hanno preso le distanze dall’attentato. Diplomatici ed analisti sostengono che le Magliette Rosse e il partito loro vicino Puea Thai, oppositori entrambi del governo militare, avrebbero ben poco da guadagnare da una serie di attentati nel periodo che va alle prossime elezioni politiche del 2018 di cui sarebbero i possibili vincitori.
Secondo fonti anonime, l’ISOC, unità militare sotto l’autorità del primo ministro, avrebbe condotto dei ripetuti sondaggi confidenziali, sin dal golpe fino agli ultimi mesi, in cui si evince come il Puea Thai vincerebbe ogni votazione libera ed eguale.
Rappresentati fedeli del Puea Thai, da parte loro, in privato, hanno detto che se tornassero al potere alle prossime elezioni politiche, metterebbero in questione il potere militare e rigetterebbero la loro costituzione.
Mentre Prayuth deve tenere delle elezioni secondo la costituzione, ripetutamente rimandate sin dal golpe di maggio, allo stesso tempo prova a capire l’area che tira per poterle rimandare ancora.
In un discorso tenuto, come ogni settimana, alle televisioni il 9 giugno, Prayuth ha chiesto che gli si mandino le risposte a quattro quesiti che pongono dei dubbi sulla desiderabilità di tenere le elezioni.
Ci sono percezioni molto differenti sulla popolarità del regime del dittatore.
I proponenti del referendum dello scorso agosto, in cui una larga maggioranza approvava una nuova costituzione che garantisce un ruolo politico complessivo per i militari in un senato nominato, vedono questo dato come una prova della popolarità di base di Prayuth e della giunta.
I suoi oppositori notano che il voto si tenne con gravi restrizioni sulla libertà di espressione tra i quali vi era il divieto di fare campagna per il no, manomettendo così il risultato a favore dei militari.
Le restrizioni sulla libertà di parola, specie per i media influenti, hanno reso quasi impossibile leggere accuratamente il sentimento popolare.
Il referendum permetteva un premier non eletto che il blocco presumibilmente coeso dei militari nominati nel Senato probabilmente deciderà dopo le prossime elezioni politiche. Fino a poco tempo fa, gli analisti presupponevano che Prayuth fosse il più probabile candidato a diventare primo ministro in un governo di unità “eletto” che i militari terrebbero sotto controllo dall’alto.
Le percezioni sul destino politico di Prayuth, comunque, iniziarono a cambiare con la successione reale dello scorso anno e con un cambiamento all’interno delle dinamiche militari percepito da alcuni. Si sarebbe eroso il dominio dell’unità speciale della Guardia della Regina di Prayuth e Prawit e sarebbero cresciute le prospettive del comandante in capo attuale generale Chalermchai Sitthisart, soldato delle Forze Speciali con fedeltà e appoggi imperscrutabili.
Il nuovo Re Rama X ha riaffermato con forza il potere della monarchia e l’influenza sui militari dopo il recente assorbimento dei battaglioni di combattimento del Comando della Prima Regione dell’Esercito dentro l’unità personale di protezione 904 del Re e dopo le udienze frequenti tra Prayuth e Chalermchai.
I diplomatici credono che Re rama X abbia coltivato legami forti con Chalermchai e il comandante della prima regione generale Apirat Kongsompong, soldato dela Guardia del Re presumibile futuro comandante dell’esercito. Per coincidenza Chalermchai è largamente visto come una possibile alternativa a Prayuth come possibile premier.
Il primo febbraio scorso, apparve una notizia poco notata sulla Government Gazette in cui Chalermchai riceveva il potere come segretario generale della giunta di mobilitare truppe, mezzi e munizioni. Dal golpe del 2014, quel potere è stato solo di Prayuth, come capo formale della giunta. Non è chiaro da quell’ordine scritto in modo strano se Prayuth mantenga ancora quel potere.
Alcuni analisti si domandano se un altro attacco con una bomba grossa, se messa vicino ad un simbolo reale di prestigio, non sia sufficiente a Chalermchai e Apirat per fare un controgolpe in nome della stabilità. Notano anche che i grandi generali affiancano spesso Prayuth nelle sue apparizioni pubbliche come ad una recente visita ad una stazione di pompaggio di Bangkok.
Queste tensioni forse si intensificheranno nel periodo che precede il cambio di consegne militari di ottobre, quando si decidono le grandi promozioni. Poiché la fazione della Guardia della Regina di Prayuth e Prawit è sulla difensiva dopo la crescita a sorpresa del gruppo rivale di Chalermchai e Apirat dello scorso anno, saranno fondamentali per la stabilità come avverrà la nomina delle posizioni più alte e chi la deciderà al cambio delle consegne di questo anno.
Di fronte ad una crescente divisione delle forze armate, ad una successione reale da completare dopo il funerale di Bhumibol ad ottobre e la successiva cerimonia ufficiale di incoronazione di Vajiralongkorn, e alle nuove paure sulla salute dell’anziana regina Sirikit, Prayuth ha molte motivazioni per dilazionare le elezioni e riaffermare la sua morsa ferrea al potere.
I membri della famiglia reale, tra cui lo stesso Vajiralongkorn, di recente si riunirono quando la Regina Sirikit fu spostata con urgenza dal Sirijai ad un altro ospedale. Molti anticipano che la giunta Prayuth, guidata da truppe diventate importanti grazie alla fedeltà alla Regina, annuncerà ed imporrà un altro periodo esteso di lutto nazionale che sospenda la politica alla sua morte eventuale.
Nelle sue domande rivolte ai thailandesi Prayuth chiedeva se la gente ritenesse che le nuove elezioni porterebbero avanti politici che promuovono il buon governo, se si dovesse permettere ai politici cattivi di ritornare e chi dovrebbe risolvere, e con quali metodi, un eventuale ritorno del conflitto nelle strade.
E’ cristallino dove vuole arrivare Prayuth, ora radicato con fermezza al potere come guardiano della stabilità, dopo ognuna di queste riflessioni democratiche.
Mentre è di certo cominciato a sfuggire dalle mani di Prayuth il potere quasi assoluto con le nuove sfide che si pongono nei militari e con una monarchia più presente, non è chiaro se il soldato premier sia pronto a cedere il potere, in un prossimo futuro, ad alcuni politici ed attivisti democratici che lui crede abbiano causato tanti problemi che il suo governo militare ha mirato ed affermato di risolvere.
Shawn W. Crispin, Asiatimes.com