Il presidente Filippino Duterte ha fatto il suo secondo discorso alla nazione, SONA2, tralasciando il discorso scritto per lui e andando a braccio, a ruota libera, ha detto un giornalista filippino.
Era tanto spontaneo, pieno di bestemmie e di attacchi anche personali, che ci sarà bisogno di una traduzione estesa del suo portavoce Abella.
In questo discorso ovviamente sono assenti delle indicazioni chiare su molte attese questioni importanti.
Ha attaccato tra l’altro la sua nemesi Leila De Lima ancora in carcere su accuse pretestuose, vari membri dei media, chi difende i diritti umani, i gruppi della sinistra del Bayan Muna che attendono la realizzazione delle promesse, ha attaccato gli USA chiedendo la restituzione di due campane iconiche filippine, le campane di Balangiga, che gli americani presero durante la guerra coloniale nel 1902.
Di contro ha esaltato quanto la Cina sta facendo per le Filippine, i vari progetti infrastrutturali che saranno posti in essere, dicendo che poi la questione dei conflitti in mare sarà affrontato più in là.
Ha parlato di Marawi e della lotta al terrorismo a Mindanao senza però dire nulla di come affrontare la crisi umanitaria a Marawi dove ci sono 400 mila evacuati, molti dei quali non vogliono la legge marziale e vogliono tornare a casa.
E’ stata citata appena la legge fondamentale della Bangsamoro che dovrebbe comunque essere certificata come urgente, insieme al federalismo.
Ancora più assenti le questioni sociali e le promesse fatte in campagna elettorale: basti pensare che la disoccupazione è salita al 6.6% contro 5.7% dello stesso periodo precedente.
Particolarmente delicati sono stati gli attacchi ai media, quelli che sono stati particolarmente critici della sua presidenza: The Rappler, Inquirer e ABS-CBS.
Li ha minacciati di distruggerli tutti. Ha accusato The Rappler di essere dominato economicamente dagli americani. “Quando sei un giornale, si suppone che tu sia al cento per cento filippino, eppure cominci a distruggere la tua identità, è totalmente di proprietà americana… avete provato a distruggere la vostra identità? Vi porterei in America. Lo sapete? E la costituzione richiede che siate di proprietà filippina. Ma quando si comincia a penetrare la loro identità si scoprirà che è di proprietà americana… E’ una questione di indagini… ”.
Rappler ha già risposto ad attacchi online sulla sua composizione societaria che è perfettamente in linea con quanto scritto nella costituzione filippina, ma allo stesso tempo il giornale online è aperto ad interessi commerciali e giornalistici esteri mediante una serie di accordi che non ne toccano la proprietà.
Un altro colpo è per ABS-CBN che è di proprietà del gruppo Lopez colpevole di proteggere i loro interessi e di essere preconcetti nei suoi confronti. Si deve ricordare di ABS-CBS che ha tenuto per un anno il conto di tutte le persone uccise nella famigerata guerra alla droga.
Un ultimo scontro con ABS-CBN è stato durante la battaglia di Marawi in cui Duterte ha ordinato ai militari a non fare prigionieri, i nemici dello stato, ad ucciderli all’istante.
“Ho detto uccideteli nello scontro se dovete ucciderli, scolpiteli al cuore o alla testa perché saranno detenuti qui a Marawi”
Mentre la proprietà di Inquirer.net ha ceduto la propria quota a Ramong Ang un imprenditore vicino a Duterte, gli altri sono stati anche minacciati di veder bloccata la licenza di operare in varie occasioni. Resta da vedere anche cosa diranno i vari traduttori di Duterte.
Tra gli attacchi personali sono da considerare quelli fatti al senatore Sonny Angara, presidente della commissione del senato che sta valutando la proposta di riforma delle tasse dell’amministrazione Duterte.
Per Duterte questa riforma delle tasse è fondamentale per finanziare i tanti necessari progetti infrastrutturali del paese e le misure per combattere la povertà.
“Chiedo al senato di sostenere completamente la mia riforma delle tasse e di affrettarsi” ha detto Duterte. Ma la questione è molto delicata, come ha ammesso il senatore Sotto della maggioranza, perché questa riforma punta molto sulle entrate delle accise sui carburanti che porterebbero a far salire di molto le tariffe dei trasporti ed i prezzi in generale.
“Queste riforme sono disegnate a favore dei poveri, specie se la gente comprende come le entrate saranno gestite. Per i poveri e i vulnerabili che sono al cuore della mia riforma delle tasse il sostegno di voi senatori assicurerà che il beneficio potrà essere sentito immediatamente da loro” ha detto Duterte.
“Cosa volete che faccia che mi inginocchi davanti a voi?” ha detto ironico in filippino il prsidente Duterte scatenando le risate della platea. Ma qualcuno non ha riso né applaudito. Duterte lo ha visto ed attacca il senatore Angara.
“Non volete applaudire? Anche quella persona non lo fa. Angara non vuole applaudire. Attento alle prossime elezioni” ha detto Duterte mentre il senatore Angara ha sorriso.
Angara ha poi detto in un’intervista successiva che davvero era una minaccia.
“Forse la si può considerare una minaccia per la rielezione. Se non l’approviamo forse non saremo nelle buone grazie dell’amministrazione. E’ quello che è” ha detto Angara che poi ha promesso di vedere con il senato ciò che si può fare nonostante le riserve espresse sulla riforma delle tasse.
Duterte stesso ha ricordato come il congresso, dominato dalla sua supermaggioranza, abbia approvato la legge di riforma con un altro voto bulgaro, senza esitazione e discussione.
Col senato ci sarà ancora da discutere su un’altra questione che sta cuore a Duterte, la reintroduzione della pena di morte, già approvata nel congresso con voto bulgaro, ma che deve trovare la sua strada nel senato.
Per il presidente del senato Pimentel, alleato di Duterte, la reintroduzione della pena di morte non è una discussione prioritaria al Senato e sarà discussa secondo le modalità solite, per cui al momento non è sotto la luce dei radar. La cosa che si può fare per Pimentel è che si discuterà della legge come un atto di amicizia verso l’altro ramo del parlamento.
In realtà sembra che non ci sia unanimità tra i senatori proDuterte, mentre cinque senatori dell’opposizione sono decisi a fermarla anche in ragione dei trattati internazionali firmati dalle Filippine. Secondo Drillon la legge è morta in senato.
Tra le tante cose negative bisogna citare almeno la posizione di Duterte sulla possibile estensione legge marziale a livello nazionale e sul confronto che spesso si fa tra lui e Marcos. Anche se non lo ha detto durante SONA2, lo ha detto durante la conferenza stampa successiva.
“Nessuna legge marziale a livello nazionale. Sarei stupido agli occhi dei filippini. Non sono ancora pronto per questo…”
Si ricorderà che durante la discussione parlamentare sulla proroga della legge marziale a Mindanao qualche deputato, che doveva ingraziarsi Duterte e l’amministrazione per conto del governatore di qualche provincia a cui era stato tolto il comando della polizia, aveva chiesto l’estensione a livello nazionale della legge marziale. La cosa era stata esclusa dallo stesso ministero della difesa.
Duterte ha espresso l’ammirazione per il Marcos precedente alla legge marziale, il suo miglior presidente, se non fosse diventato dittatore.
“Lo avete visto per un mese. Avete visto carri armati qui? Uomini in uniforme? Perché dovete paragonarmi a Marcos?.. Non sono Marcos. Forse non sono brillate come lui ma sono più vicino ai miei valori della vita. I valori di Marcos non sono necessariamente i miei solo perché c’è la legge marziale” ha detto Duterte che poi ha aggiunto: “Non fraintendetemi. Valuto la vita umana come valuto la mia. Fate del male a dei bambini nelle cui mani c’è il futuro della repubblica vi darò la caccia fino alla porta dell’inferno”.
Ovviamente la vita di chi è stato ucciso per le strade dalla polizia, nelle baraccopoli, mentre dormiva o mentre lavorava, perché usava shabu, quella non è mai stata agli occhi di Duterte vita umana.
Invece della porta dell’inferno avrebbero voluto vedere la porta di un centro di riabilitazione o di un’offerta di lavoro decente.
(articoli tratti da inquirer.net, philstar.com, Rappler.com)